Quando al castello del Roccolo di Busca venivano in vacanza i primi ministri inglesi
Esistono forti legami tra la dimora di villeggiatura dei marchesi d’Azeglio e il Regno Unito. Una storia che potrebbe aprire nuove prospettive di promozione turisticaIn queste ultime settimane il nostro pensiero è andato più volte al Regno Unito e al commovente saluto alla regina Elisabetta II. Il mondo dorato della famiglia reale sembra molto distante da noi, ma ci sono stati momenti della storia in cui c’è stato un filo diretto tra il nostro territorio e i Windsor. In tempi recenti ci sono state le numerose visite della principessa Margaret e del principe Carlo (adesso re) nelle Langhe, ma poco più di un secolo fa erano i primi ministri inglesi a trascorrere qualche giorno di vacanza in una delle dimore nobiliari più conosciute e apprezzate nel bel mondo delle corti europee: il Castello del Roccolo, a Busca. Non sono in molti a saperlo, forse nemmeno i buschesi conoscono queste pagine “glamour” della loro storia. Il marchese Emanuele Tapparelli d’Azeglio, dopo una giovinezza condotta in modo scapestrato, laureatosi in Legge nel 1838, intraprese una carriera diplomatica che lo portò a viaggiare attraverso l’Europa e la Russia.
Inviato nel 1848 a Londra in qualità di Consigliere di Ambasciata, grazie alla sua carica e al suo nome, si trovò a contatto con le famiglie più altolocate godendo il favore di prestigiose amicizie, fra le quali quelle della stessa regina Vittoria, del primo ministro lord Palmerston, invitato successivamente al Roccolo con la sua famiglia nelle estati 1861 e 1862, e del suo successore lord Gladstone. Il castello e il parco del Roccolo, costruiti da Roberto d’Azeglio a partire dal 1831, erano espressione del “revival medievale” che nell’Ottocento godeva di largo favore. Da qualche anno (1824) Ernest Melano proponeva il gotico “flamboyant” di Altacomba secondo le ben note volontà celebrative della dinastia da parte del casato sabaudo e Pelagio Palagi restaurava Pollenzo (1832) e costruiva la Margheria di Racconigi (1834).
Nel particolare clima culturale di inizio Ottocento il castello medievale era vissuto come una delle massime raffigurazioni del “pittoresco” e la sua fortuna ne usciva rinsaldata anche per gli intrinseci richiami ad un passato di nobiltà gloriosa che si cercava in vari modi di rievocare, specialmente da parte dell’aristocrazia gravitante intorno alla corte sabauda. Roberto d’Azeglio non fu immune da queste sollecitazioni ed il suo Roccolo si inserisce fra gli episodi più significativi del gusto “romantico” nell’ambito della provincia cuneese mettendo a frutto, peraltro, anche valenze derivate dalle esperienze inglesi che certamente aveva potuto conoscere durante il suo soggiorno nell’Isola a seguito dei moti del 1821. I due torrioni merlati che vengono ad inquadrare la facciata dell’edificio principale sono un sintomatico richiamo al torrione rotondo della settecentesca Strawsberry Hill di Horace Walpole prototipo dell’impiego del neogotico nelle residenze di campagna inglesi.
Dal 2001 il Castello e il Parco del Roccolo sono aperti al pubblico e sono stati oggetto di interventi di recupero e di valorizzazione, realizzati dall’associazione culturale Marcovaldo con il sostegno dell’Unione Europea e della Regione Piemonte: nel 2003 è stato inaugurato il restauro delle Serre monumentali, nel 2007 sono state restaurate le cascate, mentre nel 2011 è stato ultimato il restauro dell’ala est del castello e nel 2013 è stato completato il restauro della sala da pranzo del castello. Dal 2015 la gestione del complesso monumentale è affidata all’associazione “Castello del Roccolo”, che ne assicura l’apertura al pubblico. Un bene così importante meriterebbe una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni, sia per la prosecuzione dei restauri, sia per una più efficace attività di promozione turistica, che potrebbe puntare, ad esempio, sui contatti con il mondo dell’aristocrazia inglese, che tanto fascino continua ad esercitare.
Pubblicato in origine sul numero del 22 settembre del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola
d.b.
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