Quella volta che Franco Califano restò fuori dal carcere di Cuneo (e s’adirò moltissimo)
Il ‘Prevért di Trastevere’ doveva fare da testimone al matrimonio del boss della malavita milanese Francis Turatello, ma…Franco Califano è stato uno degli artisti più sottovalutati della scena musicale italiana. Nonostante abbia pubblicato in carriera 32 album e scritto, tra poesie e brani, oltre mille opere, di cui molti successi italiani e internazionali, ‘Il Califfo’ non ha ottenuto in vita i riconoscimenti che avrebbe meritato. Ora che non c’è più – è scomparso il 30 marzo 2013 – il suo nome sembra sparito dalla circolazione, se non per qualche citazione ‘zozza’.
Oltre che un grande compositore Califano è stato un personaggio a tutto tondo. Esponente della ‘Dolce Vita’ romana e ‘tombeur de femmes’, il suo stile di vita controcorrente e fuori dagli schemi è stato per lui croce e delizia. A 19 anni si sposò con Rita Di Tommaso, “Per fa’ na festa” dirà in seguito. Il suo matrimonio durò poche settimane tra corna e voglia di libertà.
Nel ‘67 contrasse la meningite e fu obbligato a trascorrere un anno intero all’ospedale Mater Dei di Roma. La malattia lo spinse sull’orlo della bancarotta e lo costrinse a prostituirsi. “Andavo solo con donne bellissime” racconterà in seguito. Il primo album nel 1972: “N’bastardo venuto dal sud”, ma sulle pagine dei giornali dell’epoca ci andò più per il suo stile di vita sregolato che per le sue canzoni.
Finì in carcere due volte. La prima volta nel 1972 per possesso di sostanze stupefacenti. Assolto con formula piena. Il ‘Califfo’ ritornò dietro le sbarre nel 1983 con una nuova accusa di droga e porto abusivo d’armi, insieme al conduttore televisivo Enzo Tortora. Ancora una volta Califano fu assolto perché "Il fatto non sussiste”, ma quando si cita un caso di malagiustizia il suo nome non esce mai. “Ho pagato per la mia faccia da colpevole” dirà in seguito.
Nel frattempo, era il 1973, scrisse per Mia Martini un capolavoro della musica italiana come Minuetto, ma anche ‘Un’estate fa’, versione italiana di ‘Une belle histoire’, successo di Michel Fugain. Nei primi anni ottanta si reinventò come produttore discografico: sotto la sua etichetta veri e propri pezzi da novanta come i Ricchi e Poveri e Donatella Rettore. “Siete ricchi di idee e poveri di soldi” disse alla band di Angela Brambati e Marina Occhiena. E se la bionda ossigenata se ne andrà qualche anno dopo, gli altri tre membri del gruppo stanno vivendo una seconda giovinezza nei paesi dell’Est Europa. Il Califfo era uno che ci vedeva lungo.
Fu imitato da Max Tortora, Gianfranco Butinar e Andrea Perroni, ma è ancora oggi un cult l’imitazione di Fiorello nel suo show su Rai Uno ‘Stasera Pago Io’ (2001). “Me so’ svegliato alle quattro e ho svuotato il frigorifero”, un tormentone che ricorderanno in molti. Anche la serie televisiva ‘Romanzo Criminale’ fece un omaggio al ‘Maestro’: un attore interpretava l’artista intento a cantare alla festa di matrimonio di 'Scrocchiazzeppi'. Potremmo continuare all’infinito con aneddoti e curiosità riguardo alla vita di Califano e delle sue conquiste amorose: da Dominique Boschero a Patrizia De Blanck, passando per Eva Grimaldi e della già menzionata Marina Occhiena. Non basterebbe un libro.
Un aneddoto che vogliamo raccontarvi c’è ed è l’aggancio che ci ha permesso di parlare sulle pagine di Cuneodice di un artista che corre il rischio di essere precocemente dimenticato.
Era il 25 ottobre 1977 quando Franco Califano giunse a Cuneo. Non per un intimo concerto, ma per il matrimonio di un amico a cui doveva fare da testimone. Lo aveva conosciuto durante la sua prima permanenza dietro le sbarre. Non si trattava di un borseggiatore né di un ladro di merendine, ma di un boss della mala milanese all’epoca molto noto alle cronache: Francis Turatello detto ‘Faccia d’Angelo’.
Una ‘corrente’ lo voleva figlio del boss mafioso italoamericano Frank ‘Tre dita’ Coppola. Ufficialmente ‘di padre ignoto’ Turatello, partito da banali furti d’auto, assunse un ruolo di spicco nella criminalità meneghina fino a diventare capo di una banda dedita allo sfruttamento della prostituzione e alla gestione di bische clandestine. Coinvolto in rapine e sequestri di persona, era famoso per la rivalità con Renato Vallanzasca.
Il matrimonio del boss con la commessa milanese Maria Marzulli si doveva celebrare tra le mura del carcere di massima sicurezza di Cerialdo. In via Roncata arrivarono parenti e amici, tra cui l’allora campione del mondo di pugilato Carmelo Bossi e lo stesso Califano, ma un colpo di scena rovinò la festa. Un telegramma giunto in mattinata dal Ministero di Grazia e Giustizia bloccò l’ingresso a chi non era parente stretto dei due sposi. Il Califfo si arrabbiò moltissimo, ma le sue rimostranze non lo premiarono e l’artista rimase fuori in compagnia di Bossi, un camion zeppo di fiori, amici e giornalisti. A raccontare l’aneddoto è Massimilano Cavallo nel libro ‘Un sindaco e i mille volti di una città’, dedicato all’esperienza da sindaco di Cuneo di Guido Bonino che celebrò il matrimonio civile. Sui giornali dell’epoca una delle poche battute della cerimonia riportate riguarda proprio il primo cittadino. “Posso firmare senza far leggere ai miei avvocati?” chiese sarcastico Turatello. “Faccia come crede. Può anche non firmare se vuole, a questo punto è sposato” rispose secco Bonino. Dopo la cerimonia torta e champagne per tutti i presenti, mentre per festeggiare Califano dovette aspettare la festa sulla strada del ritorno con sposa, amici e parenti alla GranBaita di Savigliano. Oggi il locale è chiuso definitivamente dopo un tentativo di riapertura nel 2016.
Un’amicizia solida quella tra Califano e Turatello. Nello stesso anno in cui ‘Faccia d’Angelo’ mise l’anello al dito uscì l’album più famoso del Prevért di Trastevere: ‘Tutto il Resto è Noia’ contenente l’omonimo singolo. La copertina del 33 giri ritraeva Califano in compagnia di un bambino dai lunghi capelli biondi. Si trattava di Eros Turatello, figlio del ‘boss’ Francis e della top model Lia Zenari, con la quale aveva avuto una relazione. L’ex fotomodella fu poi uccisa a colpi di pistola in un agguato per le strade di Milano nel 1978.
L’album fu fortunato, si posizionò al primo posto delle classifiche e ci restò per ben 7 settimane, vendette oltre un milione di copie. In seguito la rivista Rolling Stone Italia lo inserì tra i 100 dischi italiani più belli di sempre. Grazie all’omonimo singolo prese addirittura una laurea honoris causa in filosofia alla Constantinian University di New York.
Califano raccontò un episodio su Eros: “Mi feci promettere solennemente che non avrebbe ripercorso la vita del padre”. Fortunatamente lo ascoltò: oggi è sposato e fa l’agente di viaggio.
Turatello senior non fece una bella fine. Fu ucciso a Nuoro, a 37 anni, nel carcere di massima sicurezza di ‘Badu ‘e Carros’ in un delitto tra i più truculenti della storia criminale italiana: fu accoltellato e sventrato. Del commando di assassini faceva parte anche Pasquale Barra 'O’animale', uno degli esponenti di spicco della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Le cronache dell’epoca raccontano che spaccò a calci il torace di Turatello e ne mangiò il cuore.
Califano non rinnegherà mai l’amicizia con il boss, tant’è che nel 2008 lo citerà suo libro autobiografico ‘Senza manette’, scritto con Pierluigi Diaco. Ma questa, come direbbe un noto ‘avvocato’, è un’altra storia.
Samuele Mattio
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