Borgata Chiesa a Pontechianale, un pezzo di mondo scomparso per sempre
Sommersa nel 1942 da un lago artificiale, riemerge durante i periodi di secca, come ultimo testimone di un tempo passatoTanti conoscono il Lago di Resia, quel lago al confine tra Austria e Alto Adige, dal quale fuoriesce il noto campanile del Trecento, un ultimo testimone dell’antico paese, sommerso in seguito alla formazione del bacino artificiale, nel 1950. Ma pochi sanno che nel Cuneese riemerge una storia analoga: quella di Borgata Chiesa di Pontechianale, sommersa nel 1942. Quando le piogge scarseggiano (e ultimamente non è fatto raro) i muri delle antiche case riemergono, testimoni di un passato sott’acqua che, tra cambiamenti vecchi e nuovi, ogni tanto fanno parlare di sé.
Nel 1942 l’Europa era in guerra, ma la borgata fino ad allora non era stata toccata. Dagli anni Trenta il regime aveva iniziato la costruzione del Vallo Alpino del Littorio, un sistema di fortificazioni formato da opere di difesa, voluto da Mussolini e costruito durante il ventennio fascista prima del secondo conflitto mondiale per proteggere il confine italiano dai paesi limitrofi. In Valle Varaita se ne osservano ancora alcuni esemplari, inglobati dagli immensi spazi della montagna. Nelle alte valli le operazioni militari sconvolsero però la vita dei margari, costretti allo sfollamento proprio nel periodo estivo. “La guerra contro la Francia, ma che senso, i fratelli di qua e di là, li fanno combattere uno contro l'altro. Qui a Vinadio era ‘zona di operazioni’, siamo dovuti scappare a Bergemoletto, con le bestie, tutto di corsa, il 9 giugno. Poi è avvenuto un po' di tutto, la guerra è la guerra, venta piela”, scrisse Nuto Revelli. Ma la guerra per la Borgata chiesa era il male minore. Proprio in pieno conflitto, quando forse i figli di quelle popolose famiglie erano in Russia, arrivò l’ordine di sgomberare le abitazioni.
La costruzione della diga però era già iniziata nel 1936, posizionata nella strettoia naturale “posta tra la rocca della Borgata Castello e i contrafforti del Monte Cavallo”. Era il più grande sbarramento del suo tempo. Costruito in calcestruzzo, è alto 75 metri e lungo 247: “La sabbia e il pietrisco vennero estratti da apposite cave, individuate nei pressi del cantiere, in borgata Castello”. La quarzite fu invece ricavata in località Fontanile, nella zona di Bellino. Una valle che fu letteralmente spremuta per annegarne una sua parte. Scomparvero la chiesa parrocchiale di san Pietro in vincoli del 1400, quella di santa Caterina del 1933, il cimitero e le case. Un paese come altri, niente di più niente di meno, ma comunque speciale. In quegli angoli, come spiegano i tanti cartelli didattici intorno al Lago, “si erano accampate le truppe di don Filippo di Borbone nel 1734”, passarono genti, culture, tradizioni, ora nell’acqua, come un’Atlantide delle Alpi destinata a essere dimenticata per sempre. E ora nelle passeggiate attorno al lago, nel blu dell’acqua che si confonde con quello del cielo, soffia leggero il vento della storia, che ci invita a guardare al futuro, quando il lago è vuoto e l’acqua scarseggia. Un vento che ci invita a rispettare i luoghi, le persone e le loro storie, per stare meglio domani e dare un avvenire diverso alle generazioni dopo di noi.
Federico Mellano
PONTECHIANALE Pontechianale