È nata l'Associazione Culturale Stendhal
Tre artiste le fondatrici di questa nuova realtà saviglianese: una fotografa, una pittrice e una danzatrice accomunate dalla ricerca dell’emozione e della contaminazioneA Savigliano è nata l’Associazione Culturale Stendhal. A fondarla Cristina Pedratscher, Vesna Bursich e Anastasia Pirogova. Tre artiste attive sul territorio provenienti da formazioni e linguaggi artistici differenti, rispettivamente fotografia, pittura e danza, ma accomunate nei loro percorsi dall’idea di un’arte che sia emozione (e non poteva che essere così visto il nome scelto per l’associazione, che richiama subito alla mente la famosa sindrome) e contaminazione con altri linguaggi. Un’associazione che nasce con lo scopo di portare alla luce gli artisti presenti sul territorio, metterli in contatto tra loro creando connessioni e contaminazioni e far conoscere le loro opere.
Nel nome dell’associazione c’è un riferimento alla sindrome di Stendhal, quelle sensazioni di sublimazione e sconvolgimento provate dallo scrittore all’interno della Basilica di Santa Croce, a Firenze, durante il suo Grand Tour. A me viene in mente anche il bellissimo epitaffio, in italiano, voluto dallo stesso Stendhal per la sua tomba al cimitero di Montmartre: “Arrigo Beyle / in arte Stendhal/ Milanese / Scrisse / Amò / Visse /”.
“Esattamente , l’idea di chiamare la nostra Associazione Stendhal è proprio legata a quello che hai detto e al concetto del suo epitaffio. Per noi tre l’arte è passione, è vita, è l’amore per il bello e per la conoscenza. L’arte ha sconvolto in primis le nostre vite, le emozioni ci hanno portate, ognuna nel proprio percorso, a ricercare dentro di sé un linguaggio per ren- dere quel sentire concreto e provare a trasmetterlo alle persone. Il nostro obiettivo è stato sempre quello di portare alla luce ciò che è nascosto dentro, se fatto con sincerità e passione questo sentire arriva e può sconvolgere , a volte, ma può dare anche l’opportunità a chi guarda di riflettere, di appassionarsi e di evadere da un vivere quotidiano, che non è sempre facile. Quindi, come l’arte ha aiutato noi, potrebbe aiutare anche tutti gli altri”.
“Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere” queste le parole di Stendhal per descrivere la sensazione di estasi e smarrimento provata. Una sindrome che qualcuno prova di fronte alla grandezza e bellezza di cer- te opere d’arte. Nel piccolo, ricercate un’arte che emozioni e destabilizzi l’anima? Quanto è importante, oggi, riscoprire l’emozione?
“Rispondiamo sì all’unisono! Noi stesse ricerchiamo nella nostra arte il lato emoziona- le, indaghiamo dentro di noi i sentimenti e proviamo a darle una forma, quindi il nostro intento è proprio quello di ricercare gli artisti che fanno della loro ricerca un percorso legato proprio ad uno sviluppo delle emozioni, di qualsiasi tipologia. Più che destabilizzare, ricerchiamo un’arte che possa smuovere gli animi, sia a livello estetico che a livello emotivo, perché ogni cosa che si guarda può portare a galla qualcosa che è assopito dentro di noi, ma che spesso non si vuole sentire o vedere. Mettersi di fronte a questa sensazione può portare a riflettere e ad affrontare dei cambiamenti nella nostra vita. Dobbiamo accogliere tutte le emozioni, perché solo in questo modo possiamo conoscerci a fondo. Infatti al giorno d’oggi viviamo in un’epoca dove l’omologazione è presente ovunque: nel modo di vestire, di mangiare, di essere. L’arte aiuta a conoscere ciò che è diverso, aiuta ad esplorare se stessi, aiuta a tirare fuori quello che si è. Quindi siamo dell’idea che non è solo importante riscoprire l’emozione, ma assolutamente necessario. E sarà un punto primario della nostra associazione”.
Stendhal passò una notte a Cuneo durante il suo viaggio in Italia, nel 1818. Alludendo al provincialismo e all’ottusità dei suoi abitanti, la definì la “Beozia del Piemonte”. Lo sapevate?
“È stata assolutamente una sorpresa, non lo sapevamo e ti ringraziamo per questa curiosità. È un aspetto che si lega al nostro vivere in provincia. Tutte noi ci siamo scontrate con un certo modo di vedere e ad ognuna, in passato, è venuta l’idea di trasferirsi all’estero (Anastasia invece ha deciso di trasferirsi qui dalla Russia), dove le possibilità e l’apertura mentale sono maggiori, ma abbiamo deciso di restare e di provare a sensibilizzare le persone del posto, sia proponendo i tanti artisti validi presenti sul territorio che creando eventi che possano proporre maggiore conoscenza e consapevolezza”.
Scopo dell’associazione è portare alla luce gli artisti presenti sul territorio e metterli in connessione tra loro. L’associazione stessa nasce dalla contaminazione dei vostri tre percorsi artistici: fotografia, danza e pittura. Dal vostro punto di vista di artiste, qual è lo stato dell’arte in provincia? Perché l’idea di un’associazione come la vostra?
“Abbiamo già anticipato qualcosa nella risposta precedente, aggiungiamo che in provincia può succedere che l’arte venga considerata come un elemento accessorio , non utile a fini pratici. C’è molta confusione e spesso l’arte viene legata all’artigianato o all’attività hobbistica. Per fortuna le cose stanno cambiando e da qualche tempo abbiamo visto che ci sono state valide mostre con artisti di levatura, ma c’è ancora molto lavoro da fare, oltre a portare artisti famosi, bisognerebbe valorizzare gli artisti locali che hanno una ricerca interessante, ma che sono ancora poco conosciuti. Proprio il nostro mettersi insieme è dovuto alla necessità di confrontarsi e di unire le forze, perché insieme si diventa un sostegno uno per gli altri, soprattutto per i tanti artisti, di qualunque disciplina, e poter dar loro visibilità e possibilità di esprimersi. Provenendo da tre realtà artistiche differenti aspiriamo alla contaminazione delle arti, che abitualmente vengono proposte singolarmente. Portare l’arte in provincia aumenta il prestigio dei luoghi e di conseguenza aumenta il valore del posto, sia a livello economico che a livello emotivo, esperienziale, culturale”.
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Francesca Barbero

Stendhal