Su Rai Storia il film che racconta il “ritorno a casa” di un sommergibilista di Castiglione Falletto
Martedì 11 si trasmette per l’ultima volta “Tornando a casa”, la storia dell’affondamento del “Macallè” e del recupero, 78 anni dopo, della salma di Carlo AcefaloVerrà trasmesso su Rai Storia martedì 11 aprile, alle ore 22,15, il docufilm “Tornando a casa” del regista italo-argentino Ricardo Preve. Si racconta la storia dell’affondamento del sommergibile “Macallè” nel Mar Rosso, avvenuto nel 1940, e il recupero della salma dell’unica vittima del disastro, il marinaio sottocapo silurista Carlo Acefalo.
Originario di Castiglione Falletto, Acefalo era nato a Monastero Vasco nel 1916. A settantotto anni di distanza i suoi resti hanno fatto ritorno in Italia dopo che Ricardo Preve e la sua troupe, recatisi in Sudan per ricostruire le vicende del “Macallè”, ne avevano individuato i resti nel 2014. Da allora il regista aveva deciso di impegnarsi per permettere alle spoglie del marinaio cuneese di fare ritorno in patria.
All’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, il sommergibile lasciò il porto eritreo di Massaua al comando del tenente di vascello Alfredo Morone per svolgere la sua prima azione di guerra contro i britannici, al largo delle coste sudanesi di Port Sudan. L’unità navale andò presto incontro a vari problemi. In particolare, dopo un paio di giorni di navigazione si verificarono perdite di cloruro di metile dall’impianto di condizionamento dell’aria. I sintomi di alcuni militari vennero ricondotti a cibo avariato, ma entro il giorno 14 erano intossicati ormai tutti gli ufficiali e quasi tutto l’equipaggio, e si verificarono anche casi di impazzimento e delirio.
Finito fuori rotta, all’alba del giorno successivo il “Macallè” si incagliò sugli scogli dell’isola Bar Mousa Kebir. Gli intossicati e gli uomini non indispensabili furono sbarcati sul vicino isolotto, insieme alle provviste e ad altro, mentre il comandante Morone ed alcuni altri fra i più sani cercarono di disincagliare il sommergibile. Non risultò possibile, e a quel punto furono distrutti i documenti segreti ed avviate le manovre di autoaffondamento per evitare la cattura dell'unità, ormai vicina a territori nemici. Morone si dimenticò però, con ogni probabilità per via dell’intontimento prodotto dall’intossicazione, di inviare alla base un segnale di soccorso (per altre fonti l’ordine sarebbe invece stato dato prima dell'affondamento, ma il locale radio sarebbe stato trovato allagato). L’equipaggio del sommergibile si venne così a trovare isolato su di un’isola deserta, con scarse scorte di viveri e senza che la base avesse idea non solo di dove si trovasse, ma nemmeno che il “Macallè” fosse affondato.
Grazie all’iniziativa di tre uomini, il guardiamarina Elio Sandroni, il sergente nocchiere Reginaldo Torchia ed il marinaio Paolo Costagliola, saliti a bordo di una piccola imbarcazione a vela munita di due remi, il 20 giugno fu possibile allertare il comando di Massaua dopo che i superstiti avevano raggiunto il faro italiano di Taclai, in Eritrea. Per questa azione Sandroni ricevette in seguito la medaglia d’argento. Il 22 giugno gli altri militari vennero recuperati dal sommergibile “Guglielmotti”. Acefalo, intossicato, era purtroppo già morto di stenti il 17 ed era stato sepolto sull’isolotto dai commilitoni. Dal 2018 la sua salma riposa finalmente nel cimitero di Castiglione Falletto, accanto a quella della mamma Francesca.
Quella di martedì prossimo sarà l’ultima opportunità di vedere “Tornando a casa” sugli schermi della televisione pubblica, essendo in scadenza il contratto con la Rai.
Andrea Cascioli
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