'Italy no stop': il giro d'Italia in bicicletta dei gemelli cuneesi Carlo e Giuseppe Roffinella
I due ventisettenni hanno attraversato la penisola in dodici tappe, pedalando per oltre 1600 chilometri da Cuneo fino alla Sicilia“Italy no stop 2019”, la nuova e ambiziosa sfida dei fratelli Roffinella, è stata coronata con successo e una punta d'orgoglio il 20 luglio scorso in quella stessa piazza Galimberti che ne aveva visto la partenza, all'alba del 4. Un'avventura destinata a immortalarsi nei ricordi dei nostri giovani avventurieri e nella storia della nostra città. Una pedalata di 1.675 chilometri su 19.738 metri di dislivello in 12 tappe. Da un capo all'altro della Penisola.
Una sfida alla pertanto previdente organizzazione dei nostri ragazzi e alla stessa disciplina psicofisica che si sono imposti per fronteggiare il tour. Perchè gli imprevisti non sono mancati: dalla banalissima foratura delle gomme, allo sciopero regionale del Veneto. Se alcuni brevi tragitti sono stati effettuati in treno o in traghetto (come raggiungere le isole altrimenti?), la maggior parte dei 17 giorni di viaggio sono le loro gambe e le loro bici che li hanno supportati! Sostenuti e incentivati dai messaggi di amici e familiari.
Se chiedendo amicizia a Giuseppe su Facebook è possibile ripercorrere in dettaglio tutta la loro appassionante avventura, i due fratelli ce ne parlano volentieri, con una modestia che li onora. “Percorsi appassionanti sono certamente state le tappe alpine come il Colle delle Finestre o il Passo dello Stelvio con i suoi 48 tornanti. Ci svegliavamo tra le 4 e le 5 del mattino. Sul percorso Venezia-Cesenatico, lungo 205 km, poi, abbiamo avuto il vento contrario: così ci alternavamo, dandoci il cambio, perchè in questo caso è il primo che fa più fatica. Ma anche i 41° affrontati sul percorso tra Roma e Napoli sono stati una bella sfida”.
Con comprensibile eccitazione si soffermano sulla loro visita alla città di Cesenatico e al Museo Pantani. Fino a Roma hanno percorso la dorsale adriatica. Dopo, quella tirrenica. “Arrivare a Roma in bici è sempre un'emozione unica”, ci confidano. Coinvolgenti i loro racconti sulla salita dell'Etna, in Sicilia, sotto un autentico diluvio che li ha visti passare da 37 a soli 13°. “È la passione ci ha consentito di non cedere alla stanchezza e allo sfinimento”. Una fatica ricompensata dal sole, ritrovato sulla cima del cratere. Ma la cosa più appassionante è, a nostro avviso, il percorso in notturna in Sardegna. Un centinaio di chilometri, parzialmente in sterrato e una salita di 25. Il tutto ricompensato dalla nascita della luna e la contemplazione del cielo stellato.
“Ciò che più ci ha sorpreso, nella scoperta delle diversità della nostra penisola, è la solidarietà spontanea della gente”, rilevano Carlo e Giuseppe, arricchiti da amicizie sbocciate a margine di questa magica avventura. Così Carlo, conosciuto sul Monte Grappa o Michelangelo sulla costiera amalfitana, fino al mitico Andrea Antonino che li ha letteralmente scortati per ben 30 km: da Altavilla Milicia a Palermo (col suo fischietto, per reclamare la precedenza nel traffico cittadino!).
“È salendo a S. Anna di Vinadio che ci è nata l'ispirazione di un giro d'Italia in bici – spiega Giuseppe. Ci siamo allenati parecchio. Per un totale di circa 3.000 chilometri. Personalmente ho affrontato la Cuneo-Pisa nel settembre del 2018 e la Pisa-Roma in novembre. Poi, nello scorso mese di aprile, siamo partiti insieme, con Carlo, per la Cuneo-Roma”.
Giuseppe e Carlo, erano effettivamente già saliti agli onori delle cronache locali per la spedizione Cuneo-Roma intrapresa nel mese di aprile. Una sorta di prova generale, dunque, prima di osare quanto albergava già nei loro cuori e nelle loro menti. Il motto di questi concittadini ventisettenni, ci svela Giuseppe, è “Gambe, Testa, Cuore perchè – spiega – dove cedono le gambe, deve reggere la testa e dove anch'essa flette è il cuore, la passione, che prende il sopravvento”. Un programma che è possibile traslare in altri campi della vita, un paradigma valido soprattutto a livello educativo. Perchè Carlo e Giuseppe sono l'immagine di uno Sport che veicola valori, incoraggia ambizioni, genera speranze. Testimoni e staffette di valori antichi, incarnati nella società odierna.
“Ciò che è importante – oltre al necessario allenamento – è una corretta disciplina del corpo e della mente, idratarsi e nutrirsi adeguatamente, sapendo mettersi "all'ascolto" del proprio corpo”.
La passione del ciclismo l'hanno ereditata dal nonno e dal papà – modelli di valori positivi che lo vivevano attraverso i Media quando i nostri eroi si chiamavano Motta, Gimondi, Saronni, Moser o Simoni. I piccoli Carlo e Giuseppe si entusiasmavano davanti ai successi di Marco Pantani e – contrariamente ai loro coetanei appassionati di calcio – uscivano in bicicletta, identificandosi col loro mito e improvvisando percorsi e salite a Cuneo e dintorni.
Alla nostra domanda “Quale sarà la vostra prossima sfida?” Giuseppe precisa che – al momento – lui e Carlo non hanno programmi precisi se non quello di riposarsi e assaporare l'avventura appena conclusa. Tuttavia i loro occhi brillano di una passione che sarà difficile resti confinata a questo periodo della loro vita.
Claudio Rao
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