“Las aventuras de Pinòqui”. Il classico di Collodi ora in occitano
L’opera è frutto di un decennale lavoro di ricerca curato dal caragliese Arturo Viano e pubblicato da Chambra d’OcArturo Viano è uno di quei ricercatori che tengono alto il prestigio degli studi filologici e umanistici in Italia. Uno dei pochi rimasti, al suo livello. Laureato in letteratura latina, con trent’anni di insegnamento alle spalle, si è affermato nel corso degli anni anche come raffinato cultore della lingua occitana, di cui ha approfondito lo studio con la tenacia e la cura dei dettagli che hanno sempre caratterizzato il suo impegno di ricercatore e docente. E con il confronto sistematico con studiosi del calibro di Franco Bronzat e Luca Quaglia.
Nato nel 1957 a San Pietro di Monterosso, in valle Grana, si è stabilito nel 1979 a Caraglio. Si è trovato immerso, quindi, nella storica querelle tra “Provenzale” e “Occitano”, ma è stata chiara la sua scelta di campo: nelle sue opere rispetta le indicazioni della Commissione internazionale per la Normalizzazione Linguistica dell’Occitano Alpino. Nel 2009 ha tradotto in occitano alpino tre novelle di Giovanni Verga: “Ros Mariaborra (Rosso Malpelo) - Cavalaria Païsana (Cavalleria Rusticana) - La Ròba (La Roba)”, raccolte in un volume pubblicato da Chambra d’Oc.
“Verga è stato lo scrittore - ci spiega Arturo Viano - che, con il ciclo “I vinti”, ha presentato una realtà tanto affine al cosiddetto mondo dei vinti (Nuto Revelli), a sua volta così eloquentemente rappresentato dalla gente delle valli. Verga, inoltre, ha inventato una lingua che non esisteva in realtà, risultato della fusione della lingua e della sintassi dell’italiano con la sintassi, il lessico, le consuetudini verbali del siciliano, insomma, un’autentica innovazione linguistica, analogamente a ciò che dovrebbe capitare con la creazione di una forma unificata di occitano”. A 13 anni di distanza, dopo un lungo e meticolosissimo lavoro di ricerca, una nuova traduzione, appena pubblicata da Chambra d’OC: “Las aventuras de Pinòqui”, a partire dal testo italiano “Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino” di Carlo Collodi.
“Un lavoro prezioso - afferma Ines Cavalcanti, direttrice editoriale di Chambra d’Oc - che dimostra quanti passi avanti abbia compiuto la lingua occitana a partire dagli anni Settanta, quando nelle Valli era quasi esclusivamente usata come lingua orale. Scelto nuovamente l’alpino orientale, utilizzato ancora secondo quella che è detta “grafia normalizzata”, Arturo ha curato al tempo stesso un ulteriore ampio recupero di voci, espressioni e costruzioni sintattiche, tratte dall’uso delle valli. Attraverso la sua traduzione ha cercato di fornire un valido esempio delle potenzialità dell’occitano alpino, in grado di esprimere non solo la realtà concreta della vita pratica, ma anche quella più astratta ed evanescente dei sentimenti e delle emozioni”.
Il volume è impreziosito dalle vivaci e coloratissime illustrazioni di Marco Bailone, artista di Torre Pellice, noto anche per aver illustrato le etichette della Birra Baladin per Teo Musso, mastro birraio di Piozzo. Lo stile delle tavole inserite nel volume con le avventure di “Pinoqui” si sposa perfettamente con lo spirito del racconto. Devo dire che la lettura di quest’opera, godibilissima anche per chi non conosca così bene l’occitano, permette di apprezzare ancor di più la musicalità e la dolcezza di questa lingua: “La ihi avia un bòt un tòc de bosc. L’era pas un bòsc de valor, mas un simple tòc da enselar...” oppure “La gola era pas encar estaa finia, que comencec d’abòrd a rire e a l’esbefiar...” o ancora “encontrec per la via una volp sòpa da una piòta e un chat bòrni da tuchi dui lhi uelhs...”. Arturo Viano è talmente bravo da persuadere il lettore che Pinocchio sia stato pensato, ideato da Collodi proprio per essere scritto in occitano...
d.b.
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