Tra i dj emergenti sulla scena di New York c'è anche una ragazza cuneese
La storia di Camilla Lubatti, ventottenne originaria di Cuneo: dagli studi in lingue ed economia alla carriera nel mondo della musica sulla costa est degli StatesStudi in lingue, poi in economia, prima di capire che la strada da intraprendere era un’altra. L’addio all’Italia, la pandemia come punto di svolta, la musica come passione da trasformare in lavoro. Oggi Camilla Lubatti, ventottenne di Cuneo, è una delle dj emergenti della scena musicale di New York e della costa est degli Stati Uniti. Lei si definisce “italiana, ma cosmopolita di natura”: dopo aver lasciato Cuneo all’età di 19 anni ha vissuto a Torino, Lisbona e Boston, prima di stabilirsi a New York, più precisamente a Brooklyn, dove risiede attualmente. La sua passione per la musica l’ha ereditata dal padre, Bruno, rinomato chitarrista presente sulla scena progressive rock italiana degli anni ’70 e ’80.
Camilla si è esibita in vari club e città in tutto il mondo: le già citate Torino, Lisbona, Boston e New York, ma anche Londra, Miami, Washington DC, Genova e altro ancora. Oltre alle sue esibizioni, ha condiviso la sua passione per la musica registrando podcast e Dj set per diversi collettivi in tutto il mondo, spaziando tra Perù, Canada, Libano, oltre agli Stati Uniti e all’Italia. Nel 2021 ha lanciato con successo Encrypted, la sua prima serie di eventi a New York, guadagnando rapidamente riconoscimento sulla scena della “Grande Mela". Questa iniziativa è stata un passo fondamentale nel suo percorso musicale, aprendo la strada per il prossimo lancio della sua etichetta discografica.
Il percorso che l’ha portata dov’è oggi, però, è stato tortuoso: l’idea di dedicarsi anima e corpo alla musica inizialmente non c’era, ma è nata gradualmente con il passare degli anni. “Durante la mia triennale a Torino - spiega lei - ho studiato lingue, immergendomi nel mondo del portoghese, inglese e francese. Nel mio ultimo anno di studi ho affrontato un momento di profonda riflessione poiché non avevo ancora chiara la direzione da intraprendere. L'unico desiderio che avevo era quello di vivere esperienze al di là dei confini italiani. Durante questo ultimo anno di triennale, inoltre, mio padre è venuto a mancare a causa di un arresto cardiaco: un evento che ha profondamente segnato la mia vita. Questa tragedia ha avuto un impatto significativo sui miei viaggi futuri e sulla mia totalmente inaspettata carriera musicale. Un anno a Lisbona mi ha permesso di fare un po’ più di chiarezza sul mio futuro, spingendomi a inviare domande per Master in Economia in diverse città europee. Sono stata accettata alla Hult Business School di Londra con una borsa di studio, che mi ha poi successivamente portato negli Stati Uniti, a Boston, poco prima dell'inizio della pandemia”.
Negli States, nei primi mesi della pandemia, una sorta di svolta: “Durante il lockdown, appena laureata, ho lavorato come stagista in un'agenzia di marketing ed eventi digitali durante il giorno, mentre di sera e nei weekend ho intrapreso la mia avventura come dj. Alcuni amici possedevano l'attrezzatura, ci riunivamo sempre, eravamo sempre gli stessi dieci quando non c'era nient'altro da fare e non si poteva uscire. Avevo già esperienza nell'uso dei piatti e una collezione musicale piuttosto ampia. Ma è stato proprio in quel periodo, a Boston, che ho iniziato a suonare ininterrottamente. È lì che ho cominciato a esplorare profondamente il mondo della musica, a creare e condividere suoni, a capire l’arte del djing. Tutto questo mi ha permesso di migliorare la mia tecnica ed estendere la mia libreria musicale in modo esponenziale, e in tempi piuttosto brevi rispetto alla media”.
Poi, con la ripartenza post Covid e la riapertura dei locali, il trasferimento a New York, già programmato precedentemente: “Ho costruito una grande rete di conoscenze. Sempre più persone mi hanno sentito suonare e le chiamate per le mie esibizioni non sono mai cessate, accumulando più di cento date in soli due anni. In questo periodo ho avvertito un profondo cambiamento dentro di me: la mia carriera da dj mi ha donato una gratificazione e una rapidissima crescita che non avevo mai sperimentato prima. Nonostante abbia svolto due lavori d'ufficio a New York in tre anni, ho capito che la felicità non risiede in quelle posizioni. Mi sentivo spesso sottostimata, fuori luogo, come se non fossi abbastanza. Oggi, guardando indietro, vedo chiaramente come la musica abbia aperto porte totalmente inaspettate nella mia vita. È stato un viaggio emozionante e imprevisto”.
Ora, come detto, l’obiettivo è trasformare la passione in una vera professione a tempo pieno: “Non so cosa riserverà il futuro, e sono consapevole che non sarà un percorso semplice, ma voglio concedermi questa opportunità per almeno un anno. Se alla fine dovessi tornare a un lavoro d'ufficio, non ci sarebbero problemi. Tuttavia, almeno non invecchierò con il rimpianto di non aver dato una possibilità a questo percorso. Spero che la mia storia possa essere d'esempio per chi si sente smarrito o ha bisogno di un cambiamento nella propria vita. Che possa dimostrare che anche nelle situazioni più inaspettate e complesse c'è spazio per la crescita, la passione e il perseguire i propri sogni”.
Andrea Dalmasso
CUNEO camilla lubatti