Una fortezza sepolta nel bosco: a Borgo San Dalmazzo i resti del castello che ospitò Federico Barbarossa
Edificata nel dodicesimo secolo sulla collina di Monserrato, la struttura fu più volte distrutta e ricostruita. Le idee per il recupero e la valorizzazione ci sono, ma mancano i fondiOggi è uno dei punti panoramici più rinomati della provincia, “luogo del cuore” per generazioni di borgarini, ma quasi mille anni fa la collina di Monserrato, a Borgo San Dalmazzo, posta allo snodo tra le valli Vermenagna, Gesso e Stura, ospitava una fortezza militare edificata per avere il controllo sulla pianura e sul territorio circostante. A quei tempi Borgo si chiamava Sanctus Dalmatius, in onore del Santo evangelizzatore vissuto nella seconda metà del III secolo che svolse la sua azione missionaria in età pre-costantiniana e fu venerato come Santo a seguito del martirio avvenuto, secondo la tradizione, il 5 dicembre 254. Si dice che in questa fortezza Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, incontrò il conte di Barcellona Raimondo Berengario, che morì proprio a Borgo San Dalmazzo nel 1162.
Sorta all'incirca nel 1153, la fortezza fu più volte rasa al suolo e ricostruita nel corso dei secoli: una delle distruzioni più importanti avvenne nel sedicesimo secolo, con l'assedio dei cuneesi all'abitato di Borgo San Dalmazzo, durante il quale i castellani borgarini si rinchiusero nel ricetto collegato alla fortezza, l'attuale Torre Civica posta di fronte al municipio. Il castello fu demolito definitivamente dalle truppe napoleoniche all'inizio dell'Ottocento, dopo che i Marchesi di Borgo, alla fine del secolo precedente, lo vendettero alla famiglia Grandis.
Oggi di quella fortezza posta sull'altura a metà tra il parco Grandis e il Santuario di Monserrato rimane poco: i resti di una torre di guardia alta circa 6 metri, mura e basamenti di altri edifici, presumibilmente stalle e scuderie, il tutto ormai inghiottito dalla vegetazione. La natura si è ripresa i suoi spazi e oggi i ruderi , “sepolti” dal bosco, risultano quasi del tutto inavvicinabili. “Si tratta di pochi resti, - spiega lo storico Walter Cesana – ma è una testimonianza importante di un periodo storico in cui Borgo San Dalmazzo era un passaggio strategico: il castello rappresentava un presidio fondamentale per avere il controllo su questo snodo, passaggio obbligato di merci, persone ed eserciti che transitavano da e verso la Francia”.
Durante le elezioni comunali del 2017 vinte dall'attuale sindaco Gian Paolo Beretta, si era più volte parlato del recupero dell'area: in particolare la lista “Borgo 3.0”, oggi sui banchi dell'opposizione, aveva inserito nel suo programma la valorizzazione delle vestigia, che non risultano sottoposte ad alcun vincolo archeologico. Ad oggi il tutto è però rimasto una semplice idea: ciò che rimane della fortezza, come detto, riposa seppellito dal bosco sul crinale della collina di Monserrato.
Spiega l'assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio Mauro Fantino: “I resti si trovano su un terreno privato. Circa vent'anni fa l'amministrazione, sbagliando, la classificò come area di urbanizzazione. Ora abbiamo proceduto ad una variazione al piano regolatore: l'area non sarà più edificabile, alla proprietà concederemo un'altra zona sulla quale costruire sulla parte pianeggiante del paese, dopodiché il crinale dove sorgono i resti sarà ceduto al Comune”. Le idee per valorizzare il sito non mancano: “Ci piacerebbe realizzare un percorso archeologico, proseguendo nel solco tracciato con la riqualificazione del Parco Grandis, ma ad oggi l'area è ancora di proprietà privata. In secondo luogo le difficoltà di bilancio ci costringono al momento a guardare ad altre priorità. Per quanto riguarda i beni architettonici, stiamo lavorando alla riqualificazione della chiesa di Sant'Anna, oltre che al rifacimento del tetto del Santuario di Monserrato, a cui il Comune contribuisce con 30 mila euro”. Le ristrettezze economiche, insomma, rappresentano ad oggi il principale ostacolo verso il recupero e la valorizzazione di quel che rimane della fortezza. Lo conferma anche Roberta Robbione, vice sindaco di Borgo San Dalmazzo e assessore al Bilancio: “Le idee per il recupero di quell'area ci sono, ma ad oggi non sono state inserite a bilancio somme destinate a quei progetti”.
Per il recupero e la valorizzazione di ciò che rimane di una parte importante della storia di Borgo San Dalmazzo, insomma, servirà attendere ancora: per il momento i resti di quella fortezza che “dominava” la pianura cuneese resteranno sepolti nel bosco, sul crinale della collina di Monserrato.
Andrea Dalmasso
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