Una generazione al Capolinea. Il locale leggendario che scosse l’immobilismo della provincia
Per undici anni ha fatto risuonare Entracque e la valle Gesso con 524 concerti. Almamegretta, Subsonica e Delta V tra gli ospitiPer la generazione che ha vissuto la stagione della scena musicale indipendente degli anni '90 “essere al capolinea” aveva un significato ben diverso da quello di trovarsi al termine di qualcosa. Un'espressione che evoca un locale in un seminterrato e una sala con un palco, con alcune gabbie in ferro e con le pareti e i pilastri interamente ricoperti da murales, i primi in uno stile che ricordava Andrea Pazienza, che cambiavano negli anni con l’evoluzione del luogo. Una capienza di circa 400 persone, ma si poteva arrivare anche a 500, e pochi posti a sedere perché si facevano prevalentemente concerti. Questo, e molto di più, è stato il Capolinea di Entracque.
Oggi è un deposito ma per undici anni, con i suoi 524 concerti, molti gratuiti, ha fatto risuonare la valle Gesso, una delle poche valli che “finisce lì e non arriva in Francia”. Nel nome, oltre al riferimento alla sua posizione, anche il richiamo a un noto jazz club milanese. “Il Capolinea nasceva dall’esigenza di compensare la carenza di musica dal vivo in provincia, in particolare nel periodo invernale, e di portare quello che non c’era. Per vedere un concerto la mia generazione era abituata a percorrere km in direzione Torino. Poi arrivò Le Macabre, a Bra, che era l'unico posto in cui ascoltare gruppi della scena underground” racconta il suo creatore, Alberto Rapisarda, che lo aprì nel 1989. In quegli anni la provincia non offriva molto ai giovani alternativi che ricercavano una scena musicale di un certo tipo, non conformandosi alle mode delle discoteche e poco inclini a passare le serate nei pub.
Il locale diventò, fin dalla sua nascita, un punto di riferimento di Piemonte e Liguria. L'insegna “acetocsid Capolinea” avvertiva che si stava per entrare in “un posto che era l'esatto contrario di una discoteca, a partire dal nome e dall'assenza di una selezione all'ingresso, dove si faceva tantissima musica dal vivo, seguita da dj set sempre inerenti ai concerti, che spaziavano dal rock al reggae, dal metal a tutti quei generi che non potevi trovare in una discoteca”. Almamegretta, Fratelli di Soledad, Mau Mau, 99 Posse, Africa Unite, Diaframma, Subsonica, Delta V sono solo alcuni dei nomi ospitati dal locale. Molti dei gruppi che si esibirono erano agli inizi. Anche i Marlene Kuntz fecero diversi concerti al “Capo”, citato da Cristiano Godano nel libro “Nuotando nell'aria”. A partire da una performance degli inizi in cui salirono sul palco con alcune “suppellettili”, tra cui un termosifone suonato come percussione al posto della batteria, con una teatralità tipica dei Marlene pre Catartica. All'epoca il frontman della band era Alex Astegiano, artista poliedrico, oggi noto fotografo, che qui realizzò anche i primi murales. Oltre ai concerti della scena indipendente italiana suonarono anche molti gruppi stranieri e parecchie band locali.
Le serate continuavano con i dj set dove si alternavano i resident e gli ospiti, provenienti soprattutto dal Torinese. Dj resident storico Michele Dimiccoli, diventato poi una figura chiave all'interno di altre realtà della scena musicale passata e attuale, come il Nuvolari e la Birrovia, e anche lui autore, come Marco Romano e Diego Viada, di alcuni murales. Il Capolinea è stato un luogo d'avanguardia anche dal punto di vista tecnologico in quanto fu il primo locale della provincia ad avere una cabina internet, e a noleggiarla, già nel 1989. L’arrivo del 2000, e del millenium bug, non segnò la fine del mondo ma solo quella del “Capo”.
Alcune difficoltà e le normative sempre più rigide nei confronti di quei locali nati, strutturalmente, negli anni '70 nei seminterrati dei condomini, ne decretarono la chiusura. “È stata la fine di un’epoca” e di un locale leggendario, la fine di una saetta che, per 11 anni, è riuscita a dare una scossa all'immobilismo della provincia cuneese.
Francesca Barbero
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