Azione e Italia Viva sempre più strette tra destra e sinistra: il bipolarismo ha vinto?
Gribaudo chiede a Renzi di lasciare il centrodestra a Genova e lui china il capo. Boselli: “Sia coerente a Cuneo”. E dall’altra parte c’è chi mugugna con i costianiSe Renzi vuole dire la sua nel “campo largo”, lasci la giunta di centrodestra a Genova: lo aveva chiesto Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, in un’intervista concessa domenica all’Huffington Post, nella quale la deputata borgarina ha negato l’esistenza di un “caso Renzi”, ma ha anche domandato all’ex leader del suo partito di dimostrarsi coerente con la scelta di collocarsi nel centrosinistra.
Dal segretario di Italia Viva è arrivata a stretto giro una replica, sempre tramite intervista, a La Stampa: “Se per creare l’alternativa al governo Meloni serve uscire dalla maggioranza di Genova, parliamone. Ma è davvero questo il punto o è un alibi per rompere?”. Insomma il “pegno d’amore” al Partito Democratico per le regionali in Ligura potrebbe arrivare, a patto però che la linea la dia Schlein e non l’odiato Conte e il suo Movimento 5 Stelle. I quali, dal canto loro, dicono sì alla candidatura unitaria di Andrea Orlando ma ribadiscono un fermo no a Renzi. Come gesto di buona volontà, Italia Viva si dice disposta anche ad ammainare le insegne: “Siamo pronti ad essere presenti in una lista riformista senza simboli di partito. E a sostenere la candidatura di Andrea Orlando, con cui ho posizioni diverse ma che ho comunque nominato ministro”.
Un ritorno a Canossa, più che “a casa”, quello dell’ex Tony Blair di Rignano sull’Arno. Motivato da una presa di coscienza: “Diciamolo: il bipolarismo ha vinto. Il nostro tentativo di superarlo non ha funzionato”. Tutti d’accordo? Manco per niente, tant’è che l’assessore genovese ai Lavori pubblici Mauro Avvenente, piazzato da Italia Viva nella giunta di Marco Bucci, pare non avere intenzione di dimettersi. L’ammissione di sconfitta del progetto terzopolista va in direzione opposta rispetto a quella tratteggiata da Luigi Marattin, sempre più separato in casa in attesa dell’assemblea nazionale del 28 settembre che potrebbe sancire lo strappo. Ma anche tra i calendiani di Azione le acque sono agitatissime. Qui a chiudere la porta in faccia al “campo largo” ci aveva già pensato l’ex vicesegretario Enrico Costa: “È la proiezione della piazza forcaiola di Conte, Schlein, Bonelli e Fratoianni, unita dalla scorciatoia giudiziaria. Sarebbe sorprendente che una forza garantista si ponesse anche solo il dubbio se stare dentro o fuori. O si prestasse a qualche escamotage”.
Il deputato di Mondovì, che pure ha escluso l’imminente rientro in Forza Italia (“lasciamo perdere i retroscena” aveva detto al Corriere della Sera, pur spendendo parole di miele per Tajani), continua a guardare a destra mentre il suo leader vira a sinistra: in Liguria i dirigenti di Azione vogliono l’intesa col centrosinistra e infatti hanno sottoscritto la candidatura Orlando, ma Carlo Calenda ha fatto sapere di dover riunire il direttivo prima di dare il via libera. Dovrebbe trattarsi, comunque, di una mera formalità.
Da Cuneo, intanto, c’è chi richiama Gribaudo alla coerenza. Il ragionamento di Giancarlo Boselli, leader degli Indipendenti, è il seguente: “Chi vuole stare nell’alleanza progressista non può stare nei governi locali con il centro destra. La parlamentare borgarina dovrebbe però far sapere, diciamo per coerenza o per chiarezza, che il suo partito a Cuneo con la sindaca Manassero ha in maggioranza un gruppo consiliare di 7 persone (su 21, quindi condizionanti) che alle ultime elezioni ha aderito ed è entrato a far parte organicamente del centrodestra”. La critica è nota, altrettanto lo è l’obiezione che hanno sempre opposto i dem: Centro per Cuneo, a cui allude Boselli, era e resta una lista civica, sebbene i suoi consiglieri (meno uno) abbiano fatto professione di fede per Azione, quindi per Marco Gallo e per il centrodestra di Cirio.
Spiegazioni che a sinistra - per ora - reggono, ma verso cui a destra ci si mostra sempre più insofferenti. Poche settimane fa era stato William Casoni, coordinatore di Fratelli d’Italia, a far sentire la sua voce contro la presentazione di una lista centrista sponsorizzata da Luca Robaldo per le elezioni provinciali: “No al trasformismo e ad un certo ‘amichettismo’” aveva tuonato l’esponente della fiamma. La crisi pare rientrata e la lista del presidente ci sarà, giustificata anche in base ad equazioni elettorali: centrodestra e costiani, in quest’ottica, dovrebbero marciare divisi per colpire uniti. Di certo c’è che, malgrado l’exploit della lista Cirio alle regionali, la politica centrista dei due forni inizia a mostrare un certo logoramento, anche in quella Granda che sembrava poter fare da levatrice per esperienze analoghe. Il rischio, alla lunga, è quello di apparire più “cinici” che “civici”, non solo davanti agli avversari.
Andrea Cascioli
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