Elezioni provinciali, a Fratelli d’Italia serve il “soccorso azzurro” per chiudere la lista
Nessun “peso massimo” tra i nomi indicati, con fatica, dalla fiamma. Alla fine Forza Italia leva le castagne dal fuoco agli alleati, offrendo metà delle candidatureForza Italia fa la parte del leone, Fratelli d’Italia arranca e la Lega sta a guardare. Non parliamo certo di risultati elettorali, anche se, da quel punto di vista, i motivi di riflessione non mancherebbero. A cominciare dal sorpasso subito dai “fratelli” cuneesi nelle ultime regionali, ad opera dei moderati di Cirio.
Stavolta le dolenti note vengono dal fronte delle elezioni provinciali, dove con molta fatica il centrodestra ha chiuso la sua lista unitaria denominata Ripartiamo dalla Granda. In teoria a tirare la volata avrebbero dovuto essere i meloniani, forti della supremazia numerica sugli alleati. Nella sostanza, metà delle candidature (dodici in tutto) sono arrivate dai forzisti, che fra l’altro sono gli unici a schierare i sindaci.
Nell’elenco azzurro figurano i nomi di Massimo Antoniotti (consigliere comunale di Borgomale ma anche consigliere provinciale uscente ed ex presidente reggente, nel breve interregno tra Borgna e Robaldo), Roberto Baldi (sindaco di Bagnolo Piemonte), Cristina Galfrè (assessore di Centallo), Michela Gosmar (consigliera comunale di Salmour), Simone Manzone (sindaco di Guarene), Valeria Marrone (consigliera comunale di Valdieri). Fratelli d’Italia mette in campo Soave Giacosa (consigliera comunale di Castelnuovo di Ceva), Rocco Pulitanò (consigliere comunale di Mondovì) e Denis Scotti (consigliere comunale di Vignolo). Con la Lega correranno Simone Gallo (ex sindaco di Feisoglio, oggi consigliere comunale in minoranza), Simona Giaccardi (presidente del Consiglio comunale di Fossano) e Katia Manassero (consigliera comunale di Borgo San Dalmazzo).
Gli unici già “rodati” in Consiglio provinciale sono Antoniotti e Giaccardi. Per il resto, sul piano geografico, risalta soprattutto lo scarso presidio nelle sette sorelle: a parte Pulitanò e la già menzionata Giaccardi, nessun aspirante consigliere viene dalle città sopra i 15mila abitanti. Scelta singolare, se si considera che il voto per le provinciali è ponderato: un singolo amministratore di Cuneo vale 252 voti, pari alla somma di diciotto consiglieri, assessori e sindaci dei paesi più piccoli, inseriti nella quinta fascia (i comuni fino a tremila abitanti).
Al netto del voto di appartenenza e delle sorprese nell’urna, sempre possibili, si può dire che quella del centrodestra non sia una corazzata - non ce ne vogliano i diretti interessati. Mancano soprattutto gli apporti che Fratelli d’Italia, sulla carta, avrebbe potuto offrire, tenuto conto che dopo l’ultima tornata amministrativa il partito della fiamma ha rappresentanti eletti in tutte le sette sorelle. Da Cuneo ad Alba nessuno - tranne il fedelissimo proconsole monregalese di Bongioanni - se l’è sentita di mettersi in gioco. Altrettanto vale per l’ormai discreta pattuglia di sindaci - tesserati o simpatizzanti - su cui FdI può contare: Valerio Oderda a Racconigi, Alberto Deninotti a Marene, Fabio Mottinelli a Ceva, Corrado Marchisio a Cervere, Roberto Mellano a Envie, Guido Giordana a Valdieri, per restare ai più noti e dato per scontato il rifiuto dell’unico uscente, Marco Bailo di Magliano Alpi, a cimentarsi con un secondo mandato in Provincia.
La disciplina di partito, ancora ben viva nei ranghi del Pd (lo testimonia la presenza in lista di un “tridente d’attacco” pesante, Gatto-Sannazzaro-Sibille, con rincalzi di tutto rispetto), altrove pare latitare. Un tema con cui la destra dovrà fare i conti, considerando che la concorrenza, oltre che dal centrosinistra, viene anche dal Patto civico per la Granda di Robaldo. Qui sono in campo tre uscenti e probabili rientranti (Pietro Danna, Silvano Dovetta e Vincenzo Pellegrino) insieme a varie new entry da tenere d’occhio, tra cui la rieletta sindaca di Caraglio Paola Falco. Di sola Meloni non si vive, soprattutto in provincia.
Andrea Cascioli
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