Elezioni provinciali, comunque vada sarà un successo
L’unico confronto tra i candidati alla presidenza dell'ente di area vasta, il sindaco di Mondovì Robaldo e quello di Lagnasco Dalmazzo, è stato caratterizzato da un grande fair playUna campagna elettorale all’insegna del fair play. Non c’è altro modo di definire la corsa alla presidenza della Provincia di Cuneo, che vede contrapposte le candidature del sindaco di Mondovì Luca Robaldo, sostenuto dal “Patto civico per la Granda”, e del suo omologo di Lagnasco Roberto Dalmazzo con “Granda nel cuore, Dalmazzo Presidente”. Il primo (e unico, se si escludono le testate locali n.d.r) confronto pubblico tra i due, che si è svolto giovedì scorso nella sala Michele Ferrero di Confindustria Cuneo, è stato caratterizzato da una rara correttezza. Un ambiente sereno, sottolineato anche dalla moderatrice dell’incontro, la direttrice dell’associazione di categoria degli industriali Giuliana Cirio, che a un certo punto ha osservato: “Siamo abituati ai talk show televisivi dove litigano di continuo, qui c’è tutt’altro clima”. Ascoltando ciò che hanno detto i due, è difficile darle torto. “Tra noi non c’è rivalità, ci conosciamo da tre anni - ha affermato Roberto Dalmazzo, rivolgendosi al ‘competitor’ -. Veniamo da realtà diverse, ma ci vogliamo un bene dell’anima e abbiamo collaborato benissimo insieme. Chiunque sia il presidente, per la Provincia andrà bene”. A qualcuno verrà in mente il titolo di un album di Piotta o una frase di Piero Chiambretti: “Comunque vada, sarà un successo”. Le parole al miele “dell’amico Roberto” sono state confermate dal candidato del “Patto Civico”: “Ringrazio Dalmazzo per le belle frasi che ha speso e che ricambio. Non vogliamo essere ruffiani, ma è così: abbiamo collaborato in maniera proficua”.
In rigoroso ordine alfabetico ha parlato per primo Roberto Dalmazzo, che ha puntato sullo spirito di appartenenza ai “piccoli comuni”: “Sono uno dei 201 sindaci della Granda di un paese con meno di tremila abitanti. Ho accettato la candidatura perché ho sentito tanti colleghi che mi hanno dato la carica: è stata la prima motivazione”. Dal canto suo Robaldo ha ripercorso la sua esperienza professionale nelle istituzioni, prima assistente parlamentare con Enrico Costa a Roma e poi come capo della segreteria del presidente della Regione Alberto Cirio a Torino, ricordando però la sua sensibilità nei confronti degli enti più piccoli: “Mio padre è stato sindaco di un paese di 200 abitanti”.
Il dibattito si è poi spostato sul depauperamento che ha subito l’ente di area vasta nell’ultimo decennio. “Dal 2014 la Provincia è stata distrutta con la legge Delrio” ha detto senza mezzi termini Dalmazzo: “Da bambino ricordo la presidenza di Giovanni Quaglia, era un esempio: gli assessori provinciali erano vicini ai piccoli comuni, ogni territorio riceveva la propria quota ‘di sostegno’ in modo equilibrato e le strade erano manutenute con criterio”. Il sindaco di Lagnasco ha fatto riferimento alle linee programmatiche del centrodestra - favorito nei programmi per il governo nazionale: “La Provincia tornerà ad essere eletta dai cittadini, il compito che avremo (o lui, o Robaldo n.d.r.), sarà quello di prepararla ad essere performante”. Sulla stessa frequenza Robaldo: “La più grande disgrazia della riforma Delrio è che comunicativamente è passata come una soppressione delle province, mentre sono state tolte risorse e personale, tuttavia le competenze sono rimaste pressoché le stesse”. Il sindaco di Mondovì ha puntato la lente sul crollo del numero dei dipendenti: “Serve un intervento molto importante sul personale: nel 2000 nella sede distaccata di Mondovì lavoravano 70 persone, oggi ce ne sono 20. È necessario - ha proseguito - attivare tutte le possibilità che sono state nuovamente concesse dallo Stato”. Qualcosa è stato fatto: “Siamo passati da una sostituzione ogni 4 pensionamenti a uno ogni uno nel post Covid, ma il personale va inserito laddove serve”.
Sul possibile ritorno a elezioni di primo grado, Robaldo ha detto: “Quaglia definiva l’ente come ‘Mamma Provincia’, ma con le riforme che ci sono state è difficile tornare a quel modello. In ogni caso deve essere un interlocutore serio, al di là delle strette competenze, per i diversi mondi produttivi”. La doppia citazione dell’ex presidente Giovanni Quaglia, a capo degli uffici di corso Nizza dal 1998 al 2003, ha ispirato una battuta alla padrona di casa Giuliana Cirio sull’attuale numero uno della Fondazione CRT: “Come mondo imprenditoriale quando vogliamo citare un esempio di grandezza indichiamo la Ferrero - ha osservato -. Qui i candidati citano tutti il presidente Quaglia, significa che è arrivato là dove stanno gli intoccabili”.
Poi gli appelli finali. Dalmazzo ha ricordato la sua appartenenza, pur rivendicando il suo background: “Sono orgoglioso del sostegno di Alberto Cirio e del centrodestra, ma la mia candidatura è civica a tutti gli effetti, nei piccoli comuni non esiste colore politico”. Robaldo ha lanciato un messaggio il più ecumenico possibile: “L’aspetto civico è importante proprio perché è un’elezione di secondo grado - ha detto -. Non rinnego la mia esperienza partitica, ma cerco la trasversalità per fare in modo che nessuno si rinchiuda nei paraventi dei partiti”.
L'articolo completo sul giornale cartaceo di Cuneodice.it in edicola da giovedì 22 settembre.
Samuele Mattio
CUNEO luca robaldo - Roberto Dalmazzo