Europee, Crosetto jr va a Strasburgo. Gancia doppiata da Vannacci a Cuneo
Sorridono Meloni e Schlein, ma più di metà degli elettori restano a casa. Male M5S e Lega, Avs esulta per l’effetto Salis, per Stati Uniti d’Europa e Azione è debacleA notte fonda e spoglio in corso c’è già qualche certezza per quanto riguarda le elezioni europee. Una, inequivocabile, riguarda il dato dell’affluenza: è al 49,69%. Un tracollo rispetto al 2019 (dove si si attestò al 56,09%), ma anche in confronto alle politiche del 2022, dove i votanti furono il 63,91%. Più di metà degli elettori sono rimasti a casa e questo, in un’elezione nazionale, non era mai accaduto prima.
Chi può esultare per l’esito del voto è Fratelli d’Italia, attestato alle soglie del 29% e cioè quasi tre punti sopra il 26% delle politiche. Il confronto con il 6,4% delle europee 2019 è addirittura eclatante. Giorgia Meloni si rafforza in un’elezione, quella per il parlamento di Strasburgo, che per tradizione penalizza i partiti di governo: vuoi perché arriva a metà mandato, vuoi perché non ci sono appelli al voto utile che tengano quando a pesarsi non sono le coalizioni. Eppure il risultato della fiamma si rafforza anche a dispetto del tracollo che i partiti di governo affrontano negli altri grandi Paesi dell’Ue, Francia e Germania.
Ma anche il Partito Democratico mostra una tenuta superiore a quella che i sondaggi gli accreditavano. I dem di Elly Schlein arrivano al 24%, cinque punti sopra le politiche, due in più delle europee 2019. A quindici punti di distanza c’è il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che, scendendo sotto al 10%, realizza il suo peggior risultato di sempre in una consultazione nazionale, pur rimanendo terzo partito. Intorno al 9% sono sia Forza Italia che la Lega, con gli azzurri più accreditati per la quarta piazza nel momento in cui scriviamo: opposti i sentimenti con cui gli alleati della Meloni accolgono il risultato. Per Tajani è una conferma del buono stato di salute del partito, a un anno dalla morte di Silvio Berlusconi. Per Salvini è una debacle, malgrado il lieve recupero sul dato delle politiche, appena attenuata dall’effetto Vannacci.
Un traino potente da uno dei candidati c’è anche a sinistra, dove Ilaria Salis fa il pieno di preferenze in Alleanza Verdi e Sinistra: il partito, sopra al 6,5%, è l’ultimo a centrare con matematica sicurezza il raggiungimento del quorum. Non ce la fanno invece le due liste centriste, Stati Uniti d’Europa e Azione, entrambe sotto il fatidico quattro per cento: l’accoppiata Renzi-Bonino e Calenda marciano divisi per “suicidarsi” uniti, annientando le speranze di elezione reciproche. Tra i partiti che non raggiungono il quorum - fermandosi al 2% - si segnala il risultato di Pace Terra Dignità, cartello elettorale di impronta pacifista capeggiato da Michele Santoro: tra i candidati più votati c’è il cuneese Piergiorgio Odifreddi.
Nella circoscrizione Nord Ovest, quella in cui votano gli elettori cuneesi, un risultato ormai acquisito è l’elezione a Strasburgo di Giovanni Crosetto, nipote del ministro e cofondatore di FdI Guido e attuale capogruppo del partito della Meloni a Torino. Crosetto junior, 33 anni ad agosto, saviglianese di nascita, ha svolto il suo cursus honorum all’ombra della Mole ma è legato, per ovvie affinità, alla provincia di origine, dove infatti è tra i più votati, alle spalle solo della leader Meloni. L’unica altra candidata a passare i mille voti è Federica Barbero Invernizzi, anche lei col vantaggio di giocare “in casa” ma troppo lontana dalla vetta per l’elezione.
Fratelli d’Italia in provincia veleggia sul 35%: un dato che fa sorridere la destra in vista dello spoglio delle regionali di lunedì pomeriggio. È il doppio dei voti del Partito Democratico, attestato al 17,5%, e oltre venti punti sopra la Lega che sta intorno al 14% e a Forza Italia che si attesta all’11,5%. A proposito del Carroccio, c’è da segnalare l’insuccesso della sfida impossibile di lady Calderoli, Gianna Gancia, unica europarlamentare uscente della provincia Granda. In “casa” si vede seconda e doppiata da Roberto Vannacci, ma anche nella circoscrizione il posizionamento è troppo basso per far sperare, a fronte dei risultati della Lega, in una rielezione che appariva in salita fin dall’inizio. Resta aperta, per lei, la porta di palazzo Lascaris, a fronte della più che probabile riconferma di Alberto Cirio in Regione.
Redazione
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