Il neo segretario provinciale del Pd: 'Alle Politiche qui meno forti che altrove, ma per noi è motivo di stimolo'
Intervista esclusiva all'eclettico Flavio Manavella (è anche vice presidente della Provincia): 'Le divisioni sono sempre state il male della sinistra'
Flavio Manavella è consigliere comunale di Bagnolo Piemonte e vice presidente della Provincia di Cuneo. Il politico, che svolge la professione di avvocato in uno studio saluzzese, è stato eletto nei giorni scorsi segretario provinciale del Partito Democratico. Un personaggio eclettico, indubbiamente molto impegnato, ed è proprio tra i suoi mille appuntamenti che Manavella ha trovato il tempo di rispondere ad una breve intervista che gli abbiamo proposto. Un'intervista prettamente 'politica', nella quale il neo segretario del Pd traccia la linea da seguire in provincia di Cuneo in vista delle prossime elezioni.
Buongiorno avvocato Manavella. Lei è di recente stato eletto segretario provinciale del Partito Democratico, una sfida sicuramente stimolante, ma la attende un momento delicato: tra pochi mesi ci saranno le elezioni Politiche e, considerando ciò che è accaduto nelle recenti consultazioni in Sicilia si è visto che il Pd non gode di buona salute. Certamente i dati siciliani non sono in alcuna maniera trasponibili in provincia di Cuneo, ma la tendenza è evidente. Come si prepara il Partito Democratico provinciale alle prossime elezioni? C'è già qualche nome su chi correrà per il Parlamento?
Ci prepariamo con la convinzione che, pur con tutti i nostri limiti, rappresentiamo un punto di riferimento per chi si riconosce nei valori di una moderna sinistra riformista. Il Partito Democratico in provincia di Cuneo è una forza strutturata sul territorio, vanta ben 27 circoli che raccolgono oltre un migliaio di iscritti. Dopo di che sappiamo benissimo che storicamente sul piano del voto politico siamo qui meno forti che altrove, ma questo per noi è motivo di stimolo. Per i nomi dei candidati è tutto ancora prematuro, non si sa ancora neppure quando si preciso si voterà.
Attualmente il Pd, oltre al Centrodestra e al Movimento Cinque Stelle, sembra debba guardarsi anche dalla sua 'sinistra'. Lei ritiene che il partito Democratico dovrebbe allargare la propria coalizione a sinistra, oppure dovrebbe guardare al centro? Come ha valutato, a livello nazionale, l'ingresso di Verdini e dei suoi nella maggioranza parlamentare che sostiene Gentiloni?
Io sono convinto che occorra fare a livello nazionale ogni sforzo per giungere ad un accordo con le forze a sinistra del PD, partendo da MDP. Le divisioni sono sempre state il male della sinistra, la ricerca dell’unità è per noi fondamentale. Capisco che l’alleanza con Verdini possa essere stata strategica in parlamento per portare a casa dei risultati ma la sinistra riformista non può presentarsi a queste elezioni in ordine sparso, sarebbe un segnale brutto per il nostro mondo che è stufo di contrapposizioni personali tra leader.
Nella sua elezione a segretario provinciale (è stato eletto all'unanimità n.d.r.) ha dimostrato di incontrare il favore delle diverse anime del Partito Democratico della Granda. Abbiamo già parlato delle Politiche, ma quali sono le altre sfide che attendono il PD in provincia di Cuneo? Come intende affrontarle?
Sul mio nome c’è stato un incontro tra le diverse anime del partito, il che, oltre a farmi piacere, è stato l’elemento che mi ha convinto ad accettare la candidatura a segretario provinciale. Attorno al artito Democratico qui in provincia di Cuneo c’è una comunità di uomini e donne di spessore umano e politico, che molto ha dato in passato e molto può dare in futuro al nostro territorio. Le sfide che siamo chiamati ad affrontare riguardano temi importanti quali ad esempio l’utilizzo della risorsa acqua, la promozione turistica e le scelte strategiche in materia di politica ambientale. La funzione del partito sarà quella di confrontarsi con gli amministratori locali della nostra area per arrivare a posizioni condivise che tengano conto tanto di quello che è l’orientamento politico generale nostro sui diversi temi quanto delle esigenze e delle peculiarità dei singoli territori.
Lei è anche vicepresidente della Provincia. Un ente che avrebbe dovuto sparire se la riforma costituzionale avesse passato il test del referendum abrogativo, ma così non è stato. Oggi all'ente rimangono molte competenze, ma sono stati tagliati i fondi. Qual è la sua opinione sul tema? Evidentemente è stata posta in essere una riforma 'incompiuta', come vivete lo stato delle cose in Consiglio provinciale?
Io personalmente non sono contrario alla logica che ha ispirato la legge Del Rio, vale a dire quella di trasformare le province in enti di secondo grado guidate da una rappresentanza di amministratori locali, con competenze importanti ma limitate nel numero. E’ stato questo un modo per snellire il sistema ed limitare sovrapposizioni di competenze tra enti. Ciò non toglie che la riforma Del Rio richieda adesso alcuni interventi migliorativi per rimediare ad alcune sue pecche, specie nella parte in cui disciplina tempi e modi di elezione del consiglio provinciale.
Il problema è stato un altro, il taglio enorme delle risorse destinate al sistema delle province italiane, che ha di fatto messo in ginocchio questi enti impedendo loro di svolgere le funzioni fondamentali ad essi demandate (manutenzione rete stradale ed edifici scolastici). Qui in provincia di Cuneo siamo riusciti, nonostante tutto, a fare ripartire l’ente ed a riprendere con l’attività di manutenzione di strade e scuole, ma rappresentiamo nel panorama nazionale un’eccezione dovuta anche al fatto che responsabilmente alcune forze politiche hanno deciso di lavorare in modo unitario evitando contrapposizioni partitiche che, nella situazione di difficoltà estrema in cui versa l’ente, sarebbero state dannose. Ciò non toglie, però, che le risorse che siamo riusciti ad investire siano insufficienti rispetto alle reali esigenze del territorio, non si può pensare di modernizzare il paese se non si riescono a mantenere in ordine strade e scuole. A livello nazionale mi pare che oggi ci sia maggiore sensibilità sul tema, il che mi fa ben sperare.
Buongiorno avvocato Manavella. Lei è di recente stato eletto segretario provinciale del Partito Democratico, una sfida sicuramente stimolante, ma la attende un momento delicato: tra pochi mesi ci saranno le elezioni Politiche e, considerando ciò che è accaduto nelle recenti consultazioni in Sicilia si è visto che il Pd non gode di buona salute. Certamente i dati siciliani non sono in alcuna maniera trasponibili in provincia di Cuneo, ma la tendenza è evidente. Come si prepara il Partito Democratico provinciale alle prossime elezioni? C'è già qualche nome su chi correrà per il Parlamento?
Ci prepariamo con la convinzione che, pur con tutti i nostri limiti, rappresentiamo un punto di riferimento per chi si riconosce nei valori di una moderna sinistra riformista. Il Partito Democratico in provincia di Cuneo è una forza strutturata sul territorio, vanta ben 27 circoli che raccolgono oltre un migliaio di iscritti. Dopo di che sappiamo benissimo che storicamente sul piano del voto politico siamo qui meno forti che altrove, ma questo per noi è motivo di stimolo. Per i nomi dei candidati è tutto ancora prematuro, non si sa ancora neppure quando si preciso si voterà.
Attualmente il Pd, oltre al Centrodestra e al Movimento Cinque Stelle, sembra debba guardarsi anche dalla sua 'sinistra'. Lei ritiene che il partito Democratico dovrebbe allargare la propria coalizione a sinistra, oppure dovrebbe guardare al centro? Come ha valutato, a livello nazionale, l'ingresso di Verdini e dei suoi nella maggioranza parlamentare che sostiene Gentiloni?
Io sono convinto che occorra fare a livello nazionale ogni sforzo per giungere ad un accordo con le forze a sinistra del PD, partendo da MDP. Le divisioni sono sempre state il male della sinistra, la ricerca dell’unità è per noi fondamentale. Capisco che l’alleanza con Verdini possa essere stata strategica in parlamento per portare a casa dei risultati ma la sinistra riformista non può presentarsi a queste elezioni in ordine sparso, sarebbe un segnale brutto per il nostro mondo che è stufo di contrapposizioni personali tra leader.
Nella sua elezione a segretario provinciale (è stato eletto all'unanimità n.d.r.) ha dimostrato di incontrare il favore delle diverse anime del Partito Democratico della Granda. Abbiamo già parlato delle Politiche, ma quali sono le altre sfide che attendono il PD in provincia di Cuneo? Come intende affrontarle?
Sul mio nome c’è stato un incontro tra le diverse anime del partito, il che, oltre a farmi piacere, è stato l’elemento che mi ha convinto ad accettare la candidatura a segretario provinciale. Attorno al artito Democratico qui in provincia di Cuneo c’è una comunità di uomini e donne di spessore umano e politico, che molto ha dato in passato e molto può dare in futuro al nostro territorio. Le sfide che siamo chiamati ad affrontare riguardano temi importanti quali ad esempio l’utilizzo della risorsa acqua, la promozione turistica e le scelte strategiche in materia di politica ambientale. La funzione del partito sarà quella di confrontarsi con gli amministratori locali della nostra area per arrivare a posizioni condivise che tengano conto tanto di quello che è l’orientamento politico generale nostro sui diversi temi quanto delle esigenze e delle peculiarità dei singoli territori.
Lei è anche vicepresidente della Provincia. Un ente che avrebbe dovuto sparire se la riforma costituzionale avesse passato il test del referendum abrogativo, ma così non è stato. Oggi all'ente rimangono molte competenze, ma sono stati tagliati i fondi. Qual è la sua opinione sul tema? Evidentemente è stata posta in essere una riforma 'incompiuta', come vivete lo stato delle cose in Consiglio provinciale?
Io personalmente non sono contrario alla logica che ha ispirato la legge Del Rio, vale a dire quella di trasformare le province in enti di secondo grado guidate da una rappresentanza di amministratori locali, con competenze importanti ma limitate nel numero. E’ stato questo un modo per snellire il sistema ed limitare sovrapposizioni di competenze tra enti. Ciò non toglie che la riforma Del Rio richieda adesso alcuni interventi migliorativi per rimediare ad alcune sue pecche, specie nella parte in cui disciplina tempi e modi di elezione del consiglio provinciale.
Il problema è stato un altro, il taglio enorme delle risorse destinate al sistema delle province italiane, che ha di fatto messo in ginocchio questi enti impedendo loro di svolgere le funzioni fondamentali ad essi demandate (manutenzione rete stradale ed edifici scolastici). Qui in provincia di Cuneo siamo riusciti, nonostante tutto, a fare ripartire l’ente ed a riprendere con l’attività di manutenzione di strade e scuole, ma rappresentiamo nel panorama nazionale un’eccezione dovuta anche al fatto che responsabilmente alcune forze politiche hanno deciso di lavorare in modo unitario evitando contrapposizioni partitiche che, nella situazione di difficoltà estrema in cui versa l’ente, sarebbero state dannose. Ciò non toglie, però, che le risorse che siamo riusciti ad investire siano insufficienti rispetto alle reali esigenze del territorio, non si può pensare di modernizzare il paese se non si riescono a mantenere in ordine strade e scuole. A livello nazionale mi pare che oggi ci sia maggiore sensibilità sul tema, il che mi fa ben sperare.
Samuele Mattio
CUNEO cuneo - Flavio Manavella - Partito Democratico - Provincia - Intervista - provinciale - segretario - vicepresidente