La Lega piemontese rielegge Molinari e incorona Cirio: “È il candidato naturale”
Nessun rivale per il segretario uscente e capogruppo dei deputati del Carroccio. In soffitta le divisioni vecchie e nuove, almeno per il momentoTutto come previsto nel congresso della Lega piemontese. Riccardo Molinari si riprende il partito senza incontrare rivali, malgrado qualche fibrillazione che nei mesi scorsi si era trasmessa in terra subalpina, soprattutto a nord, dalla vicina Lombardia.
I successi messi a segno dalla corrente antisalviniana Comitato Nord in alcune assise “pesanti”, con la benedizione di Umberto Bossi, avevano fatto temere per la tenuta del suo proconsole piemontese e perfino per il destino del Capitano alla guida del Carroccio. Proprio dalla volontà di guadagnare tempo - e “pacificare” i territori più ribelli - era scaturita la decisione di piazzare all’inizio della tornata di congressi provinciali il feudo molinariano di Alessandria e la placida Cuneo. La strategia ha pagato, tant’è che il capogruppo dei deputati leghisti si è trovato unico candidato nel congresso di Chivasso.
Da qui sia lui che Salvini hanno chiamato il governatore Alberto Cirio a un nuovo mandato, in vista delle regionali 2024: “Per la Lega, - ha messo in chiaro Molinari - Cirio è il candidato naturale per proseguire il lavoro, lo diciamo da mesi, e siamo molto felici che qualche settimana fa abbia sciolto le riserve. La squadra che vince e lavora non si deve cambiare”. A proposito della lista civica a sostegno del candidato, eventualità che ha provocato qualche mal di pancia nella sua maggioranza, il leader dei leghisti piemontesi precisa: “Ha tutto il diritto di farla ed è giusto farla perché i nostri governatori in Lombardia, in Veneto, in Friuli le hanno fatte. Deve essere una lista che allarga il perimetro del centrodestra, quindi siamo d’accordo su una lista civica di Cirio che vada a raccogliere esperienze esterne al centrodestra. Saremmo invece più critici - ha concluso - se fosse un contenitore nel quale si spostano esponenti politici che già hanno un partito di riferimento”. Un altolà ai fuoriusciti o a chi pensa di svignarsela in questi mesi, dal momento che lo stratosferico 37,1% che fruttò alla Lega la bellezza di 17 consiglieri eletti (più altri sei, su dodici, nel listino del presidente) è al di là di qualsiasi sogno di rivalsa, viste le attuali percentuali.
Tra i primi a congratularsi con il rieletto segretario c’è il senatore e leader provinciale di Cuneo Giorgio Maria Bergesio: “Una riconferma meritatissima: Molinari svolge da tempo un eccellente lavoro sul territorio e sono sicuro che continuerà a farlo con la stessa dedizione, unità, serietà e passione”. Parole di miele da un dirigente con cui i rapporti non sono mai stati idilliaci. All’ultimo congresso, quello celebrato nell’ormai lontano 2016 a Collegno, Bergesio sosteneva insieme alla cordata dei calderoliani cuneesi la candidatura “autoctona” di Gianna Gancia. Lady Calderoli perse di stretto margine contro il pupillo di Salvini, con appena 82 voti di differenza. Altri tempi, certamente. Nel frattempo l’astro salviniano ha attraversato il suo intero ciclo dallo splendore al collasso, ma almeno per ora nessuna alternativa brilla nel firmamento leghista. Di sicuro c’è solo che le prossime regionali somiglieranno per gli adepti di Alberto da Giussano al gioco delle sedie e non pochi sono destinati a salutare palazzo Lascaris: estote parati, come recita il motto evangelico.
Andrea Cascioli
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