Maria Carla Chiapello: 'Sbagliato innalzare ancora l'età pensionabile'
La consigliera regionale contraria alla Riforma Fornero. Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell'esponente cuneese dei Moderati
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della consigliera regionale dei Moderati, Maria Carla Chiapello.
Lavorare stanca, a tutte le età. E logora corpo e mente, soprattutto dopo tanti anni trascorsi alla catena di montaggio, costruendo ponti e autostrade, coltivando la terra, verniciando automobili o pareti e facendo il turno di notte all’occorrenza. E spesso soltanto per un pugno di euro. Per questo ritengo che sia sbagliato innalzare ancora l’età pensionabile, portandola a 67 anni nel 2019, come prevede la riforma Fornero: cinque mesi in più, fissati in base al meccanismo (non di certo premiante) di adeguamento alla speranza di vita, che, secondo l’Istat, si è allungata di 150 giorni rispetto al 2013, di cinque mesi appunto. Cinque mesi di ulteriore logorio per chi deve restare, sottratti ai più giovani che si affacciano con difficoltà sul mondo del lavoro.
Certo, la longevità è una delle conquiste più grandi degli ultimi decenni, a cui però non sempre corrisponde una buona qualità della vita e ancora una volta a dirlo è l’Istat, nell’ultimo rapporto sulla salute in Italia e nell’Ue. Anziani malati che non sono autonomi, che soffrono di malattie croniche gravi, che vivono peggio dei loro coetanei europei: la situazione raccontata è inquietante. E c’è da crederci perché le pensioni, perlopiù basse, non bastano per coprire tutte le spese, per fare controlli medici e per curarsi.
Cinque mesi in più non aiutano ovviamente a migliorare il quadro. E comunque non basta escludere undici categorie dallo scatto in avanti previsto per il 2019. Nessuno ha pensato, ad esempio, ai panettieri che lavorano quando gli altri dormono? Oppure ai catramisti e alle capacità ridotte, di chi tra loro è meno giovane, di tollerare le temperature infernali degli ultimi tempi? Semmai sarebbe più opportuno individuare “al contrario” quali attività sono meno gravose (poche, magari alcune in ambito creativo) e per questo in grado di sopportare meglio l’innalzamento a quota 67. Non solo. Ci sono anche lavori non considerati tali (e dunque non conteggiati nel Pil) mentre lo sono a tutti gli effetti: i lavori svolti da casalinghe e volontari innanzitutto. Ebbene, in questo momento la priorità è quella di restituire a tante attività lavorative la dignità che meritano.
Lavorare stanca, a tutte le età. E logora corpo e mente, soprattutto dopo tanti anni trascorsi alla catena di montaggio, costruendo ponti e autostrade, coltivando la terra, verniciando automobili o pareti e facendo il turno di notte all’occorrenza. E spesso soltanto per un pugno di euro. Per questo ritengo che sia sbagliato innalzare ancora l’età pensionabile, portandola a 67 anni nel 2019, come prevede la riforma Fornero: cinque mesi in più, fissati in base al meccanismo (non di certo premiante) di adeguamento alla speranza di vita, che, secondo l’Istat, si è allungata di 150 giorni rispetto al 2013, di cinque mesi appunto. Cinque mesi di ulteriore logorio per chi deve restare, sottratti ai più giovani che si affacciano con difficoltà sul mondo del lavoro.
Certo, la longevità è una delle conquiste più grandi degli ultimi decenni, a cui però non sempre corrisponde una buona qualità della vita e ancora una volta a dirlo è l’Istat, nell’ultimo rapporto sulla salute in Italia e nell’Ue. Anziani malati che non sono autonomi, che soffrono di malattie croniche gravi, che vivono peggio dei loro coetanei europei: la situazione raccontata è inquietante. E c’è da crederci perché le pensioni, perlopiù basse, non bastano per coprire tutte le spese, per fare controlli medici e per curarsi.
Cinque mesi in più non aiutano ovviamente a migliorare il quadro. E comunque non basta escludere undici categorie dallo scatto in avanti previsto per il 2019. Nessuno ha pensato, ad esempio, ai panettieri che lavorano quando gli altri dormono? Oppure ai catramisti e alle capacità ridotte, di chi tra loro è meno giovane, di tollerare le temperature infernali degli ultimi tempi? Semmai sarebbe più opportuno individuare “al contrario” quali attività sono meno gravose (poche, magari alcune in ambito creativo) e per questo in grado di sopportare meglio l’innalzamento a quota 67. Non solo. Ci sono anche lavori non considerati tali (e dunque non conteggiati nel Pil) mentre lo sono a tutti gli effetti: i lavori svolti da casalinghe e volontari innanzitutto. Ebbene, in questo momento la priorità è quella di restituire a tante attività lavorative la dignità che meritano.
c.s.
CUNEO Maria Carla Chiapello - Moderati - Riforma Fornero - Pensioni - contraria