Regionali, alle 14 inizia lo spoglio. Negli exit poll Cirio vince ma non stravince
Da assegnare cinque consiglieri nella Granda, più un possibile sesto: Fratelli d’Italia dovrebbe prendere due seggi, lotta “fratricida” tra Forza Italia e lista CirioNessuna sorpresa, secondo gli exit poll, nel risultato delle regionali piemontesi. Lo spoglio partirà alle ore 14, ma il presidente uscente Alberto Cirio, vice segretario nazionale di Forza Italia, è dato in larghissimo vantaggio sulla candidata del centrosinistra Gianna Pentenero: la forbice è tra il 50% e il 54%, per la sfidante 34%-38%. Seguono Sarah Disabato (M5s) al 7-9%, Francesca Frediani di Piemonte Popolare tra 1,5%-3,5%.
Nel 2019 Alberto Cirio vinse con un 49,9% contro il 35,8% di Sergio Chiamparino, candidato del centrosinistra. Si punta a migliorare quel risultato, ma la bassa affluenza alle urne potrebbe penalizzare il governatore langhetto. In regione ha votato il 55,30% degli aventi diritto, in calo rispetto al 63,34% di cinque anni fa. Cuneo ha il dato migliore tra le province (58,87%, in discesa dal 65,94%), a un’incollatura da Biella (58,14%) che nel 2019 fu la più assidua alle urne, col 65,96%. Il dato peggiore resta quello del Verbano-Cusio-Ossola, al 52,76%, ma il calo più consistente è a Torino, dove l’affluenza scende dell’8,6% e si ferma al 54,27%.
La provincia di Cuneo manderà a palazzo Lascaris almeno cinque consiglieri. Un sesto potrebbe aggiungersi con i resti, ma dipenderà dal risultato complessivo. A parte c’è l’elezione di quei candidati che sono indicati nel listino del candidato presidente eletto. Nel 2019, ormai un’era geologica fa, la Lega fece nella Granda la parte del leone, aggiudicandosi il 41,3% dei consensi (il centrodestra aveva il 60,49% sommando i voti di lista, due punti e mezzo sopra il risultato personale di Cirio) e due seggi, quelli di Luigi Genesio Icardi con 4.596 preferenze e di Paolo Demarchi con 3.845 (si aggiunse più avanti Matteo Gagliasso, forte di 2.420 consensi, grazie all’“effetto domino” generato da Verbania con l’ingresso di Alberto Preioni). A Forza Italia andò il 9,14% e un consigliere (Franco Graglia, 3.579 voti personali), a Fratelli d’Italia il 5,62% e il ticket per Torino per Paolo Bongioanni, con 2.260 preferenze. Nel Partito Democratico l’allora sindaco uscente di Alba Maurizio Marello aveva fatto il “pieno” (5.813 voti), mentre tra i pentastellati un altro albese, Ivano Martinetti, aveva vinto la conta interna con Mauro Willem Campo grazie a 544 voti.
Impossibile fare paragoni con l’oggi. Fratelli d’Italia, che all’epoca aveva ottenuto il suo seggio grazie ai fatidici resti, ora è accreditata di almeno due posti sicuri: uno è già “prenotato” da Bongioanni, nel frattempo divenuto capogruppo, che punta a sfondare il muro delle cinquemila preferenze - sarebbe un viatico sicuro per l’assessorato. La competizione alle sue spalle è aperta: Federica Barbero Invernizzi presenta come biglietto da visita le 3.548 preferenze che ha totalizzato alle europee. L’ex assessore provinciale braidese Roberto Russo ne aveva avute 1.194 nel 2019, ma da allora molto potrebbe essere cambiato. Più staccati dovrebbero essere il peveragnese Enzo Tassone e l’“outsider” della valle Po Elisa Tarasco.
Nella Lega si ipotizza, come cinque anni fa, un testa a testa tra il saluzzese Demarchi e l’ex sindaco di Santo Stefano Belbo e assessore alla Sanità uscente Icardi. In Forza Italia Graglia punta alla riconferma senza troppe insidie interne, ma il seggio è considerato contendibile dalla “quarta gamba” del centrodestra, ovvero la lista Piemonte Moderato e Liberale promossa da Cirio. Qui il trascinatore indiscusso è il sindaco uscente di Busca, Marco Gallo, forte del sostegno di Azione e quindi di tutto il mondo “costiano” in provincia. La possibilità che la lista - dove sgomitano possibili outsider di successo - faccia lo sgambetto proprio ai forzisti è concreta. Allargando lo sguardo, nel Partito Democratico si prospetta una sfida avvincente tra il leader provinciale e sindaco uscente di Saluzzo Mauro Calderoni e il consigliere in carica Marello: Calderoni ha dalla sua i maggiorenti del partito, Marello conta però su un serbatoio di voti nelle Langhe molto poco contendibile, a questo giro, dagli altri candidati. Nel Movimento 5 Stelle Ivano Martinetti punta al bis: il 5,26% dei pentastellati alle europee, quasi tre punti sotto il dato regionale del 2019, non è il miglior viatico. Ma chi vivrà vedrà.
Andrea Cascioli
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