Strappo in Provincia, il centrosinistra sbatte la porta: “Robaldo volta le spalle a chi lo ha sostenuto”
Fallita la mediazione per il varo della coalizione allargata. Da La Nostra Provincia accuse di cerchiobottismo, il Polo Civico: “Non restate sull’Aventino”Non sono bastate tre ore e più di Consiglio provinciale, con tanto di sospensione per le consultazioni tra le parti, a scongiurare lo strappo che era nell’aria da mesi.
Alla fine i consiglieri di La Nostra Provincia, espressione del Pd e del centrosinistra civico cuneese, hanno ritirato la loro mozione, lasciando campo libero a quella del Patto Civico approvato a maggioranza, con i voti del centrodestra e degli stessi pattisti. È il segno di una frattura divenuta ormai inevitabile, sebbene fino all’ultimo i “pontieri” dell’una e dell’altra parte avessero cercato di scongiurarla: l’obiettivo, fallito, era rinnovare la formula della coalizione allargata.
La realtà è ormai evidente, tuonano i consiglieri del centrosinistra: “Il presidente Luca Robaldo ha fatto la sua scelta politica, voltando le spalle a chi lo ha sostenuto per allearsi con le forze di centrodestra. La sua decisione di piegarsi agli equilibri di centrodestra, tradendo l’impegno preso con il centrosinistra che lo ha portato alla guida della Provincia, certifica il ribaltamento degli equilibri con cui è stato eletto e rappresenta un vero e proprio strappo politico. L’assetto su cui si era basata l’amministrazione provinciale negli ultimi anni, fondato su un’ampia convergenza, viene sacrificato in nome di un nuovo schema di potere, mortificando la coerenza e il rispetto degli accordi”.
Robaldo core ingrato, dicono soprattutto i dem, ricordando che erano stati i loro voti a far eleggere l’ex capo di gabinetto del governatore Alberto Cirio contro Roberto Dalmazzo, candidato del centrodestra “ufficiale”. Un paradosso sanato, a tre anni di distanza, dal rientro a casa del sindaco di Mondovì, che si definisce “liberale moderato di centrodestra” pur amministrando la sua città a capo di una coalizione civica alternativa ad entrambi i poli. Anche di questo, evidentemente, si dovrà riparlare.
“Continueremo a lavorare nell’interesse dell’ente e del territorio, ma non possiamo più riconoscerci in un presidente che ha rinnegato il percorso per cui era stato eletto” avverte La Nostra Provincia, contestando anche il metodo con cui la saldatura tra centrodestra e Patto Civico ha preso forma: “È emerso anche ieri che abbiamo un concetto di collaborazione diverso e incompatibile: abbiamo dato la disponibilità a elaborare linee programmatiche comuni, come richiesto da Robaldo, ma dopo qualche minuto abbiamo appreso dai giornali del documento elaborato in solitudine da Polo Civico. Insomma ci hanno chiesto collaborazione, ma intendevano che dovevamo solo aderire ed adeguarci ai loro programmi. Ma poi si è mai vista un’istituzione che proceda in modo cerchiobottista con più linee programmatiche inconciliabili tra loro?”.
Tirati per la giacca, i pattisti guardano il bicchiere mezzo pieno: cioè il fatto che il loro documento abbia ricevuto astensioni dai quattro consiglieri di centrosinistra (il quinto astenuto è il presidente) e non voti contrari. “Confidiamo sia la base affinché, nel prosieguo della legislatura, anche chi oggi si è astenuto possa rivedere la propria posizione” dicono i centristi, porgendo un ramoscello d’ulivo agli ex sodali alla loro sinistra: “Abbiamo affermato che avremmo votato, in segno di condivisione, anche il documento dei colleghi perché in tutto simile al nostro ma non ci è stata data questa possibilità. Spiace abbiano prevalso logiche di appartenenza partitica, quasi a voler dimostrare una sorta di ‘vendetta’ nei confronti del presidente Robaldo pur dopo due anni di azione di governo comune e positiva, e ciò a danno dell’ente Provincia”.
“Il centrosinistra non resti sull’Aventino” è l’appello lanciato, in particolare, a un Pd che si appresta al cambio al vertice: all’agguerrito Mauro Calderoni succederà Davide Sannazzaro, uomo di punta del partito in Consiglio provinciale.
Andrea Cascioli

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