Terremoto nel Pd cuneese, Pittari lascia il partito: “La fiducia è venuta meno”
Il medico ed ex presidente del Consiglio comunale, il più votato tra i dem, passa al gruppo misto dopo il mancato ingresso in giunta: durissimo il suo “j’accuse”Se il buongiorno si vede dal mattino, per la neosindaco Manassero si annuncia tempesta. Si sapeva che le nomine avevano scontentato qualcuno, ma un nome in particolare è circolato tra i corridoi di palazzo civico: quello di Antonino Pittari, medico di 68 anni con studio a Borgo Gesso e sull’altipiano, già presidente del Consiglio comunale per metà della scorsa legislatura in “staffetta” con Alessandro Spedale.
La grana è esplosa in seguito all’annuncio della sua uscita dal gruppo consiliare del Partito Democratico di cui ha fatto parte per due mandati a partire dal 2013 (l’anno precedente era stato eletto con l’Italia dei Valori). La decisione è stata resa nota oggi con una lunga lettera, che riportiamo per intero di seguito:
Quando i fatti non sono conseguenti alle promesse in trasparenza, è la fiducia che irrimediabilmente viene meno.
Le ultime due settimane, dopo il voto amministrativo di Cuneo, hanno stupito molti osservatori e lasciato tanti con la convinzione che sia venuto meno, fin da subito, quel patto di fiducia e di comune sentire che avrebbe dovuto caratterizzare i cinque anni dell’amministrazione del sindaco Patrizia Manassero.
Così purtroppo non è stato: una serie di fatti, la cui gravità è evidente, hanno fin dal giorno seguente il ballottaggio caratterizzato il percorso che ha portato, fra enormi difficoltà e lancinanti contrasti, alla formazione della giunta. Innanzi tutto i «patti segreti», accordi che sarebbero stati stretti, in modo carbonaro, da persone estranee alla civica amministrazione cuneese, personaggi che non hanno partecipato direttamente alla contesa, ma che, da una posizione esterna, hanno egualmente tirato le fila.
L’accordo «segreto» stretto dal segretario provinciale del PD e dal coordinatore della lista civica Centro per Cuneo (persone che non erano candidate al consiglio comunale) non è mai stato smentito. Se fosse stato conosciuto nei tempi giusti si sarebbe saputo che la stessa tornata elettorale per l’espressione, attraverso le preferenze, del nome dei consiglieri comunali era un pro forma che, in ogni caso, non avrebbe potuto e dovuto dare fastidio “ai naviganti”.
Politichetta sotto la Bisalta, qualcuno potrebbe definire: ma viene meno, in questo senso, il valore del voto e il volere degli elettori che hanno espresso le loro scelte attraverso le preferenze, disattese poi dal Partito Democratico di Cuneo al momento dell’individuazione dei propri rappresentanti in giunta. Ritengo che questo sia uno dei motivi che, come mi hanno testimoniato molti miei elettori, allontanano dal voto i cittadini. Che sia stata una scelta “carbonara”, estranea al volere degli elettori lo dimostrano i fatti: gli assessori sono stati scelti dal PD non dopo un confronto in un’assemblea cittadina e la riunione del gruppo consigliare, ma nelle «segrete stanze», alle quali erano ammessi solo pochi intimi con il potere di decidere.
Il ruolo del Sindaco Patrizia Manassero è stato del tutto marginale ed insignificante e questo la dice lunga sulla capacità del primo cittadino di saper gestire «in autonomia» il futuro della città operando le scelte migliori senza essere prigioniera, influenzata dalle indicazioni di persone estranee al gruppo consigliare ed all’assemblea cittadina degli iscritti. Anche sotto il profilo istituzionale è stato fatto strame delle regole e dello spirito della legge che assicura autonomia e separazione dei ruoli tra assessori (esterni al Consiglio) e consiglieri comunali.
L’indicazione, in sede di presentazione della giunta, con tanto di fotografia «nel gruppo», del Presidente del Consiglio comunale non ancora votato dal consiglio, «non va bene», non è rispettosa della legge e soprattutto non assicura ai gruppi che il ruolo di Presidente del Consiglio sarà svolto in autonomia, in modo rispettoso dei consiglieri che esercitano il loro ruolo e non come emanazione diretta delle volontà della giunta che, rispetto al Consiglio, è e resta terza.
Ancora più grave, sotto il profilo del rispetto dello spirito della legge, l’indicazione di una «delega» assegnata al Presidente del Consiglio. Che sia un’insignificante medaglia, senza valore, appuntata sul petto per dare un contentino ad una persona che, essendo arrivata prima nel proprio gruppo, ha dovuto «cedere le armi», è pacificamente nelle cose, ma sotto il profilo della forma è culturalmente, politicamente e istituzionalmente sbagliata e fa del Presidente del Consiglio una persona incompatibile col proprio importante ruolo. Si tratta di gravi scelte operate dal Sindaco Patrizia Manassero in accordo con «pochi intimi», senza trasparenza e senza concertazione con la base e il gruppo consigliare del PD.
Regole che non rispettano, anzi calpestano lo spirito della legge che assicura autonomia e separazione dei ruoli tra assessori (tutti esterni al Consiglio) e consiglieri comunali. Scelte che non rispettano l’esito elettorale, ma la volontà di qualche «puparo» o «pupara» che pensa che la città di Cuneo sia “serva” dei propri voleri e dei propri interessi politici. Come già altri dissero, ripeto la frase «Io non ci sto» e lo affermo in modo trasparente e, credo, rispettoso della volontà di quanti, col loro voto, mi hanno consentito di essere il più votato nel PD e di ricoprire il ruolo di Consigliere Anziano, questo almeno nessuno lo potrà mettere in discussione.
La conseguenza è chiara e limpida ed è obbligata, comunico che lascio il Partito Democratico restituendone la tessera e aderirò al Gruppo Misto di maggioranza. Sperando che questo segnale possa essere colto da chi vuole il bene della città e non intende sottostare ai diktat di qualche politico che crede che tutto si possa fare e che la città sia al suo servizio.
La storia di Cuneo è ben diversa e questa “storia” rivendico con forza!
Redazione
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