Addio al “grande centro” fossanese: Dogliani va a destra, con qualche rimpianto
Il leader cittadino di Azione rinuncia alla candidatura a sindaco e pungola i compagni di strada: “La vita politica richiede coraggio, ma forse ci manca”Il terzo polo nella città degli Acaja non ci sarà. “Ho deciso che non mi candiderò a sindaco di Fossano” scrive Gianfranco Dogliani, in una sorta di lettera aperta ad amici e sostenitori, nella quale annuncia anche l’appoggio ad “alcune persone giovani, competenti, determinate, che hanno intenzione di scendere in campo in una lista nella coalizione di centro-destra che rappresenta l’area moderata e liberale”.
L’assicuratore 64enne, ieri colonna di Forza Italia in città (fu cofondatore del circolo e poi consigliere comunale e provinciale con gli azzurri), oggi coordinatore di Azione, smentisce così le ipotesi di una candidatura alternativa sia al centrodestra di Tallone che allo sfidante Balocco. “Il senso di valutare una candidatura è stato man mano offuscato da questo contesto politico estremamente polarizzato” ammette, con qualche rimpianto non troppo nascosto.
Non più tardi di un anno fa si parlava di un Patto Civico che avrebbe dovuto sparigliare le carte. Ad animarlo l’ex assessore all’urbanistica del centrodestra David Paesante e altri “terzisti” di vecchio e nuovo conio, tra cui Dogliani. Fin dal nome il “laboratorio d’idee” centrista occhieggiava alla vicina - e vincente - esperienza monregalese. Poi i contraenti del patto hanno diviso le loro strade: da un lato c’è chi è andato - con una nuova lista, denominata Polo Civico - insieme all’ex sindaco di centrosinistra Francesco Balocco. Dall’altra chi - Dogliani e i suoi sodali di Immagina Fossano, appunto - ha continuato a coltivare l’ambizione di una convergenza al centro con chi ci voleva stare.
Tutto finito, ammette oggi l’ex forzista: “Io avevo dato la mia disponibilità a coordinare un gruppo di persone che avrebbe potuto rappresentare un’area civica di centro ma il rischio era, nel contesto politico attuale tornato bipolare, di vanificare gli sforzi e l’impegno senza arrivare ad un risultato obiettivamente efficace”. A leggere in filigrana, par di capire che le ragioni del naufragio non siano tutte fossanesi. Pesa come un macigno l’“opa non ostile”, come si direbbe in linguaggio finanziario, lanciata da Cirio su Azione, col benestare del suo leader locale Enrico Costa. Un riallineamento a cui si è adeguato - senza fatica - lo stesso capofila del Patto Civico monregalese Luca Robaldo, e che peraltro pone seri interrogativi sull’avvenire del “civismo” anche all’ombra del Belvedere. Ad Alba qualcosa si muove, ma è arduo dire se ci sia spazio per un’aggregazione centrista in grado di impensierire gli avversari.
“La vita politica richiede coraggio ma forse questo coraggio ancora ci manca” sintetizza Dogliani, che aggiunge con un po’ di perfidia: “Perché la sensazione, nel tempo, si è assestata sul fatto che, sebbene le forze politiche nascano, muoiano o cambino pelle alla velocità della luce (così come alcune persone, tra l’altro), il mondo continui imperterrito a vedere le cose solo da due posizioni: a destra e a sinistra (il che francamente fa sorridere visto che una bella fetta di trasformisti, buoni per tutte le stagioni, veleggia da una parte all’altra in base all’opportunità, ma tant’è…)”.
Viene da pensare al siparietto dell’altra sera tra Robaldo e Dalmazzo, gli ex sfidanti in Provincia, ora insieme a sostegno della lista Cirio presidente-Piemonte Moderato Liberale: “Siamo stati alternativi, ma non avversari” ha detto Dalmazzo, rammaricandosi del fatto che “i giornalisti non capiscono queste cose”. Forse, visti i dati dell’affluenza in tutte le ultime tornate, più che ai giornalisti sarebbe il caso di spiegarle meglio agli elettori.
Andrea Cascioli
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