Enrico Costa riabbraccia Forza Italia: cosa succederĂ nella politica cuneese?
Secondo âIl Foglioâ lâex ministro è pronto a dare lâaddio ad Azione: âMai nel campo largoâ. Per la Granda significa un terremoto, dalla Provincia al capoluogoNon câè due senza tre, ovvero il terzo ritorno di Enrico Costa fra i ranghi di Forza Italia, dove aveva mosso i primi passi come consigliere regionale ormai quasi un quarto di secolo fa. Dopo varie peregrinazioni tra microsigle della diaspora azzurra, dallâeffimero Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano a Noi con lâItalia, il rampollo di Raffaele era rientrato alla casa madre per un paio dâanni, fino al 2020. Poi la folgorazione per Carlo Calenda e lâingresso in Azione. Ma anche questa sarebbe storia passata.
Secondo le indiscrezioni de Il Foglio, lâex ministro per gli affari regionali dei governi Renzi e Gentiloni sarebbe pronto a (ri)passare nel partito che fu di Silvio Berlusconi, ora guidato da quellâAntonio Tajani che proprio di papĂ Raffaele fu assistente parlamentare, ai tempi del Pli. âNon commento i retroscena ormai quotidianiâ dice il deputato di MondovĂŹ, interpellato dallâAdnkronos: âIl mio pensiero lo conoscono tutti, ma proprio tutti. Lâho sempre espresso senza filtri e in modo netto, sia nelle sedi di partito, sia allâesternoâ. Una risposta che non è una risposta, e che di sicuro non vale come smentita.
Solo tre giorni fa Costa aveva commentato cosĂŹ quello che sta succedendo nel suo (ex?) partito: âAzione è nata in contrasto al governo Conte bis, che aveva la stessa composizione dellâattuale campo largo. Eravamo âterziâ rispetto agli schieramenti. Ora, se in tre regioni su tre al voto finiamo nel campo largo diventa difficile definirci âterziââ. Ragionamento che preluderebbe, sempre secondo Il Foglio, a una rentreĂŠ il cui annuncio è âatteso nelle prossime oreâ.
A trepidare è soprattutto la Granda, tenuto conto di quanto il cognome Costa continui a pesare allâombra del Belvedere e della Bisalta. Per molti è lui, perfino piĂš dellâamico Alberto Cirio, il vero kingmaker della politica cuneese: capace di piazzare un suo uomo al vertice della Provincia e un altro nella giunta regionale, dopo aver portato a un clamoroso 23% la lista Piemonte moderato e liberale. A Cuneo si vota a fine mese per il rinnovo del Consiglio provinciale e anche lĂŹ i costiani diranno la loro, con tre seggi (su dodici) considerati sicuri e un altro che potrebbe aggiungersi, a spese del centrodestra unito.
Poi câè la questione del capoluogo, complicatissima. Centro per Cuneo ha sette consiglieri di maggioranza su ventuno, sei dei quali hanno sostenuto Azione (e il centrodestra) alle regionali. Ora câè la concreta eventualitĂ di ritrovarsi con una maggioranza di centrosinistra in cui un terzo dei consiglieri faranno riferimento a un leader di Forza Italia: hai voglia a invocare il civismo come paravento per simili connubi, piĂš arditi della âconvergenze paralleleâ di democristiana memoria. A far da collante per adesso câè lâampia rappresentanza centrista in giunta (quattro assessori, tutti apparentemente contenti di restare lĂŹ) e forse il timore di spaccature interne: se qualcuno forzasse troppo la mano, lâarea moderata del centrosinistra - pronta alla saldatura tra Cuneo Civica, lâex Crescere Insieme, e Cuneo Solidale - potrebbe approfittarne. Ma è plausibile che unâalleanza estesa dal Pd tendenza Schlein fino ai berlusconiani postumi si rinnovi nel 2027? Anche su questo si accettano scommesse.
Andrea Cascioli

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