Pegah Moshir Pour al Ponte del Dialogo: “Quando ci sarà vera parità anche gli uomini vivranno meglio”
L’attivista iraniana, firma di Repubblica, ha presentato al Teatro Iris di Dronero il suo primo libro “La Notte sopra Teheran”Un romanzo per tenere alta l’attenzione sulla condizione delle donne iraniane, perchè oggi “sui media non è più di moda, non se ne parla più". Pegah Moshir Pour, attivista nata in Iran, firma di Repubblica, è stata ospite del festival “Ponte del Dialogo” di Dronero nella serata di ieri, domenica 23 marzo. Al Teatro Iris ha presentato il suo primo libro, “La Notte sopra Teheran”, in cui racconta la sua storia: la partenza dall’Iran, la separazione dolorosa dalla cugina Setareh, l’arrivo in Italia dove, paradossalmente, ha iniziato a conoscere meglio l’Iran.
“Il romanzo ti permette di raccontare più storie senza mettere in pericolo le persone. Setareh nel libro incarna mia cugina, ma in realtà sono tre donne che hanno avuto e hanno una forte presenza nel mio vissuto, dal punto di vista personale e femminile. Condividerle con più persone possibile è una forma di omaggio”, ha spiegato l’attivista, intervistata da Erika Bottero, del Comitato Ponte del Dialogo.
Partita dall’Iran nel 1999 insieme alla famiglia, inizialmente Pegah Moshir Pour non condivise la scelta dei genitori: “Fu un periodo complesso. Non conoscevo niente, neanche l’aria, neanche il sapore dell’acqua. Era un continuo rigettare tutto ciò che mi veniva presentato. A scuola non avevo mai avuto compagni maschi, li guardavo quasi con disprezzo. Mi dava fastidio sapere di non poter fermare questi cambiamenti. Solo apprendendo delle proteste degli studenti nell’estate del 1999 e della sanguinosa repressione capii che la Teheran che avevo conosciuto forse non era la vera Teheran. Anche così imparai ad accogliere meglio ciò che vivevo in Italia”.
Uno dei ricordi più significativi contenuti nel libro è quello relativo alla gita scolastica a Londra nel 2006, cui fu costretta a rinunciare in quanto priva della cittadinanza italiana e della carta d’identità valida per l’espatrio: “Ricordo lo stupore dei miei compagni. Ero italiana, lo ero per tutti, tranne che per lo Stato. Questo è l’esempio di quando le leggi non rispecchiano la società”, ha detto la scrittrice, aggiungendo l’invito al voto al referendum cittadinanza il prossimo 8 e 9 giugno.
Tema che sta molto a cuore a Pegah Moshir Pour è quello dei diritti digitali. “Non tutti abbiamo le stesse accessibilità, non tutti abbiamo le stesse possibilità. Informarsi, conoscere ciò che succede nel mondo, anche questi sono diritti. Senza i social network non avremmo mai saputo cosa stava succedendo nel settembre 2022 nelle strade di tutto l’Iran. E anche se noi pensiamo di essere liberi bisogna tenere alta l’attenzione, tra social che ci mostrano ciò che vuole l’algoritmo e sistemi che fanno sì che siamo noi le merci. Da questo punto di vista serve un’alfabetizzazione che in Italia non c’è. Anche chi ha dimestichezza con internet e social network, spesso non ne conosce davvero i lati oscuri”.
Pegah Moshir Pour è considerata una delle più importanti voci nella battaglia per l’emancipazione delle donne iraniane, quella dello slogan diventato celebre, “Donna, Vita, Libertà”, che ha avuto come simbolo Mahsa Amini, attivista catturata dalla polizia morale iraniana per un velo messo in modo scomposto e poi trovata senza vita: “In Italia le cose venivano raccontate in modo distorto. Si è banalizzato ciò che succedeva dicendo semplicemente ‘Le donne iraniane non vogliono più indossare il velo’. Sentivo che dovevo fare la cosa giusta, a costo di vedere stracciato il mio passaporto iraniano. La realtà è che si era arrivati a un punto di rottura, anche prima del Covid c’erano state rivolte taciute col sangue: l’obiettivo era rovesciare la Repubblica Islamica”.
Diritti delle donne, emancipazione femminile, parità di genere, temi che non riguardano solamente l’Iran: “Mentre scrivevo questo libro pensavo di parlare di Iran, non credevo che a distanza di pochi anni mi sarei ritrovata a parlare quasi più di Italia. Qui ogni due giorni leggiamo di una donna uccisa dall’uomo che diceva di amarla, spesso in casa, nel ‘posto sicuro’. È un problema a livello globale. Serve un’alleanza tra donne e uomini per ottenere la libertà per entrambi. La strada da fare è tanta sul modo in cui ci approcciamo, anche nelle cose all’apparenza innocenti, come i regali per i bambini: le macchinine per i maschi, la cucina per le femmine. La battaglia non deve essere solo delle femministe. Nel momento in cui ci sarà vera parità anche gli uomini vivranno molto meglio".
In chiusura le domande dal pubblico, con una riflessione sulla situazione politica e sociale italiana: "In Italia, e non solo, vedo la tendenza a credere all'uomo forte, agli slogan: questo mi fa paura, perchè è ciò che vedevo in Iran. Penso però che stiamo arrivando a toccare il fondo e che non ripeteremo certi errori. Se guardo al futuro vedo un'Italia che continuerà ad essere aperta e multiculturale”.
Andrea Dalmasso

Dronero