Quest'anno i ragazzi e i bambini hanno dovuto contattare le proprie risorse interne
Ma non è forse questa la base dell’apprendimento? Entrare nel problema e trovare le soluzioni?Si sta avvicinando la fine della scuola. Quest’anno e ciò che ha portato con sé, apre ad una riflessione estremamente ampia: la complessità di conciliare un programma didattico nazionale, fondato e creato per essere svolto in condizioni di normalità scolastiche e una realtà tutt’altro che abituale, di isolamento, nella quale si è vissuto per mesi. Se per scuola intendiamo il luogo dell’apprendimento, possiamo dirci con chiarezza che quest’anno i bambini e i ragazzi hanno imparato molto di più e in modo molto differente, perché la scuola è stata, giocoforza, la realtà vissuta. Il mondo e la condizione di contraddizione, di paura, di complessità che mai come ora ha fatto emergere, si è rivelato formativo. I ragazzi e i bambini hanno dovuto inevitabilmente contattare le proprie risorse interne, le proprie energie e creatività per fronteggiare i problemi e i limiti imposti. Ma non è questa la base dell’apprendimento? Entrare nel problema e trovare le soluzioni? Molti ragazzi mi hanno raccontato che durante la quarantena hanno festeggiato i compleanni a distanza, su Skype, altri hanno fatto cene in videochiamata, alcuni hanno imparato a studiare insieme organizzando chiamate di classe; altri mi hanno raccontato di aver scoperto una dimensione piacevole di solitudine, un’occasione di prendere del tempo per sé stessi e per pensare al proprio futuro. Alcuni, invece, mi hanno portato la fatica e la sofferenza di aver dovuto convivere in maniera ravvicinata con sofferenze dell’anima, complesse da gestire da soli. La scuola quest’anno è stata il mondo. Ognuno è stato promosso. Le vacanze, tuttavia, dovrebbero essere occasione non per cancellare ciò che è stato, ma per sedimentarlo, per concedersi il diritto di abbracciare le scoperte piacevoli di sé e altrettanto quelle dolorose e avere il tempo di integrarle nella propria storia personale.
C’è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.
Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così…
Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.
Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno puo’ fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.
Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.
Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso!
Gianni Rodari
Redazione
CUNEO Rubrica - Il punto