Una poesia per una bambina ucraina costretta a difendersi per amor di Patria
È opera del 24enne cuneese Carlo Serafini, che dedica versi introspettivi anche al concetto di 'barriera'Proseguiamo la pubblicazione bisettimanale delle poesie di Carlo Serafini, 24enne di Madonna dell’Olmo. Alla nostra redazione si è presentato così: “La mia passione è la scrittura e scrivo da luglio 2015. Ho anche pubblicato il romanzo fantasy dal titolo "Oltre il limite" nel luglio 2017. Sono stato diverse volte in finale a livello poetico con poesie pubblicate sulle raccolte poetiche. Ho ottenuto due premi speciali in due concorsi inerenti alle poesie. Un secondo posto in un concorso con la casa editrice Primalpe di racconti”. Questa settimana dedica una poesia alla guerra in Ucraina e un'altra, più introspettiva, al concetto di 'barriera'.
Introduzione: Un evento di guerra dove i bagni di sangue ricoprono l’Ucraina c’è una bambina, coi sogni di tutti i bambini, costretta a difendersi, per amor di Patria.
NON HO SCELTO IO
Non ho scelto io il fucile.
Polvere che spara nel vuoto.
Perché la guerra non parla,
uccide.
Non scende alla diplomazia
e non trova spazio per l'amore.
Che in teoria,
l'amore fa molto più rumore
di un fucile.
Non ho scelto io la guerra.
Due mani e cartucce
che vedranno in faccia il nemico.
Probabilmente,
uno sparo per nulla.
Perché la guerra non ha ragione.
La guerra non ha sentimento.
C'è forse amore nella guerra?
No.
Mio padre me lo ha consegnato.
Io, una caramella
per gustarmi la dolcezza
dell'infanzia.
Aggrappata ad un ramo d'ulivo
e che scappa...da un mondo
di macerie e fango.
Il fango dell'odio.
No...non piove.
O forse sì.
Ma se piove, sono pallottole.
Il fuoco della distruzione.
Il fango degli sconfitti
che piange la loro indifferenza.
Come voltarsi ad una bambina.
Gli uomini spargono sangue
e morte.
Se ne fregano.
Se ammazzano un volto,
lo superano
e ne uccidono un altro.
La legge della guerra.
Ma chi la vuole, 'sta guerra!
Io ho il fucile e sparo.
Non sarà la prima,
ma forse la seconda pallottola
colpirà qualcuno.
Ma lo farò per difesa.
E mi sazio con la caramella.
È dolce...e torno piccola.
Una piccola che guarda
una terra avvolta dalle fiamme
e dal terrore.
Terrore nei miei fratelli.
Ma che ho fatto di male, io?
Bambina e già col fucile.
Mi vedete col sorriso?
Forse non mi rendo nemmeno conto
del pericolo.
E conto le ore.
Inganno il tempo.
Ma qui sembra non esserci tempo.
Regna la confusione.
È come se fosse sempre inverno
e la nebbia di ottobre
coprisse
le anime.
Delirio.
Ma io questo fucile lo tengo.
Mio padre vuole mostrare
a cosa sono arrivati.
Caramella.
Fucile.
Il sorriso.
E la finestra.
Senza vetro.
Come tutte le case.
Che non è una novità.
Ma chi resta infranto da questa guerra
siamo noi innocenti.
Io aspetto qui.
Il fucile che spara.
Il fucile che fa rumore.
Ma non come l'amore.
Perché questa guerra non lo insegna.
La guerra è polvere nel vuoto.
Spara vittime.
L'amore, no.
E io, per amore di patria,
sono costretta ad usare il fucile.
Ma non ho scelto io.
Introduzione: A volte percepiamo di essere intrappolati nella paura e questo genera dolore, ma non dobbiamo dimenticare che esisterà sempre un altro mondo al di là della “barriera”, che tuttavia proprio per i nostri timori ci può apparire molto più difficile da abbattere rispetto a quella che invece è realmente.
BARRIERA
C'è una barriera di cristallo
che si staglia come roccia
dove piange il mio tempo
e dove si fermano i miei sogni.
C'è un punto di astrazione...
però
che unisce le mie paure
alle mie speranze:
un filo invisibile
che collega i due mondi,
come se fossero mani di un cielo
che si toccano timidamente,
riflesse nel suo infinito,
là tra la notte e l'alba.
Tra l'oggi e il domani.
Tra i deserti di un'anima che non c'è
e i boschi canterini di un cuore in giubilo.
Tra assenza e...esistenza.
Tra morire e vivere.
Esiste...questo sottile ponte di vetro
che un giorno s'infrangerá
lasciando il brontolio dell'inverno
nel suo cupo dolore di bianca solitudine.
E sarà... primavera,
un dono di fiori recisi dal passato
e innaffiati nell'amore della vita.
Una vita che aspetta...
Che resta nel suo splendore
di alberi di pace accarezzati
dal vento di Levante
per sorgere
in una terra promessa.
Ma questa barriera
è una fragile donna indifesa:
vulnerabile agli occhi del presente
e lontana dalle orecchie del futuro.
Un albero di qui, nel suo presente,
piange una foglia d'autunno
e lì si perdono
tutte le stagioni
d'un tempo migliore.
Redazione
CUNEO Poesie - Carlo Serafini