Guardare con gli occhi di un osteopata: il razionale dietro al trattamento
Appuntamento con la rubrica "Vivi Meglio", oggi curata dallo staff di ViaLibera Cuneo“Buongiorno, sono qui per un dolore cervicale”.
“D’accordo. Mi dica, ha avuto distorsioni alle caviglie? Soffre di asma o allergie? Come funziona la sua digestione? Ha fatto impianti ai denti? Sta attraversando un periodo particolarmente stressante?”.
Se sei mai stato visitato e trattato da un osteopata, questo dialogo tra il paziente immaginario M. e il suo terapista non ti sembrerà così irrealistico, anche se apparentemente sconclusionato: oggi proviamo ad accompagnarti in un viaggio all’interno del ragionamento osteopatico, e, attraverso di esso, negli obiettivi e nelle modalità di azione del trattamento. Durante l’anamnesi, infatti, le informazioni riferite dal paziente dovrebbero accendere all’interno della mente dell’osteopata una serie di strade, di campanelli d’allarme e di punti di domanda che, indagati uno dopo l’altro, permettono di costruire un razionale. Con questo termine si intende il ragionamento clinico che porta il terapista a classificare alcuni eventi tra le cause e alcuni tra gli effetti della disfunzione somatica, srotolando via via la matassa per discernere la catena disfunzionale più probabile, e quindi il miglior piano terapeutico. Per chiarire questo concetto con un esempio pratico, tornando a M., non è detto che la causa del suo dolore cervicale risieda nel suo collo: l’osteopata dovrà scavare nei traumi, negli altri dolori presenti o passati, nelle patologie attuali e pregresse per ipotizzare quale sia la giusta chiave da usare per liberare la via interrotta e ristabilire la fisiologia.
Il ragionamento osteopatico procede quindi sulla base di collegamenti anatomici, funzionali e ormonali tra le diverse strutture coinvolte, come in una complessa ragnatela di connessioni e influenze reciproche tra i vari apparati e le varie funzioni del corpo umano. Districarsi in questa ragnatela può sembrare molto arduo, ma alcuni strumenti vengono in aiuto dell’osteopata: tra i principali, troviamo i Cinque Modelli Osteopatici, contributo alla salute umana riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2006. Una volta inquadrato il sintomo all’interno di un preciso modello disfunzionale, questo diviene una sorta di lente attraverso la quale si può interpretare in modo logico la modalità di adattamento di quel corpo al dolore, ovvero la modalità preferita di compenso. Torniamo quindi al nostro M., al suo dolore cervicale e alle domande apparentemente sconnesse del suo osteopata: alla luce dei Cinque Modelli, possiamo comprendere che queste sono di fatto un’indagine (in una semplificazione qui portata all’estremo) degli aspetti biomeccanico, respiratorio-circolatorio, metabolico-energetico, neurologico e biopsicosociale del paziente.
Nel dettaglio, i Cinque Modelli sono così definiti:
- Modello biomeccanico: prevede l’inquadramento biomeccanico di tutto l’apparato muscolo-scheletrico, di fondamentale importanza per interpretare l’assetto posturale (la capacità del sistema di muoversi e stare in uno spazio sottoposto alla forza di gravità) e la mobilità articolare.
- Modello respiratorio-circolatorio: prevede di valutare la capacità del corpo di conservare la stabilità dell’ambiente extra e intracellulare, ossia di individuare eventuali ostacoli al corretto apporto di ossigeno e nutrienti e all'eliminazione degli scarti.
- Modello metabolico-energetico: si basa sul presupposto che il corpo cerca di mantenere un equilibrio tra produzione, distribuzione e dispendio dell’energia. Il terapista ha il compito di indagare la presenza di uno o più stimoli stressogeni (nutrizionali, psicologici, immunologici...) che possono alterare questo equilibrio.
- Modello neurologico: suggerisce di guardare ai problemi del paziente in termini di aberrazione o deterioramento delle funzioni neurali, di considerare l’influenza della facilitazione spinale, della funzione propriocettiva, del sistema nervoso autonomo e dell’attività nocicettiva.
- Modello biopsicosociale: poiché la modalità comportamentale è specchio della funzione mentale, emotiva e spirituale, la valutazione dello stato di salute del paziente deve necessariamente prendere in considerazione il suo benessere generale.
Naturalmente i Cinque Modelli non sono compartimenti stagni e fissi nel tempo: essi sono tutti reciprocamente e intimamente connessi, tanto che lo squilibrio di uno solo di essi può portare nel tempo alla disarmonizzazione degli altri. Inoltre la risposta scelta dal corpo per traumi simili in momenti differenti della vita può essere profondamente diversa. La valutazione osteopatica tiene conto dell’indagine anamnestica in quest’ottica, unendo poi un’attenta osservazione del paziente e l’esecuzione di test palpatori che possono ulteriormente indirizzare l’azione terapeutica.
Come si organizzerà quindi il trattamento del nostro M. e della sua cervicalgia?
Il trattamento osteopatico, soprattutto nella comunicazione dei media, tende ad essere relegato quasi esclusivamente all’ambito muscolo-scheletrico, semplicemente perché spesso è da quel sistema che partono i sintomi. Come abbiamo visto invece, nella valutazione osteopatica e nell’esperienza clinica, c’è uno sguardo più globale a guidare il ripristino della funzione: indicare la causa dietro la manifestazione di un sintomo è un principio che accomuna la medicina osteopatica anche alla posturologia e a discipline antiche quali la medicina Ayurvedica e la Medicina Tradizionale Cinese. Srotolare la matassa per portare verso la vera essenza del problema è sicuramente il compito del terapista, ma deve accompagnarsi a una profonda presa di coscienza da parte del paziente: attraverso il trattamento e la modifica dello stile di vita (alimentazione, movimento, abitudini nocive) ognuno può intraprendere un vero percorso di Salute, imparando a stare bene.
La manipolazione osteopatica, allo stesso modo, non mira a guarire, ma a ripristinare la comunicazione interrotta dalla disfunzione somatica: saranno i tessuti stessi, gli organi e gli apparati a riequilibrarsi e riorganizzarsi, tornando alla fisiologia. Per dirlo con le parole del padre dell’Osteopatia: “I metodi di trattamento dell’osteopatia mirano a [...] aiutare la ripresa dell’organismo da disallineamenti, disordini e disorganizzazioni. Facciamo questo senza usare o introdurre alcun intervento estraneo, artificiale o medicinale. Siamo in grado di fare questo grazie alle nostre conoscenze e alla scoperta delle leggi organiche; attraverso un’attenta ed esatta ricerca scientifica nella struttura e nella funzione anatomica, fisiologica e psicologica dell’essere umano.” (A.T. Still).
L’articolo è stato redatto da Marianna Rebuffo e Valeria Milanesio, professioniste di Vialibera. Il denominatore comune dello staff di Vialibera è la formazione universitaria seguita da percorsi di specializzazione nei differenti settori. Il continuo e costante aggiornamento crea una rete di figure complete e all’avanguardia per la presa in carico della persona in modo totale. Per approfondimenti potete rivolgervi allo staff di Vialibera ai seguenti contatti: sui social: vialibera_cuneo - indirizzo Via Virginio Allione 2, Cuneo - email [email protected] - tel. 393 9876450.
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Redazione
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