Caporalato, l’allarme di Rifondazione Comunista: “Chi controlla i fondi europei?”
“Troppe cooperative nascono e muoiono in brevissimo tempo, con pochi soci lavoratori e diritti non assicurati” avvertono i vertici regionali del partito“La cronaca di questi giorni - dichiarano Alberto Deambrogio, segretario piemontese del PRC-SE e Lorenza Ameglio, segretaria della federazione cuneese del PRC-SE - accende un riflettore su come si lavora in agricoltura anche nel nostro Piemonte. Non ci volevano però le indagini aperte nel Cuneese e nell’Astigiano per svelare una condizione ahinoi risaputa da molto tempo. Basterebbe buttare un occhio su una tendenza di lungo periodo: quella della costituzione di cooperative che un tempo erano la normalità solo per il settore vitivinicolo ed ora stanno diventando fenomeno assai diffuso. La peculiarità di queste costituzioni sta nel fatto che esse nascono e muoiono in un brevissimo lasso di tempo. Tale caratteristica induce a pensare a come esse siano strutturate al loro interno, con pochissimi soci lavoratori effettivi e diritti non assicurati”.
“Accanto alla denuncia della cronica mancanza di personale per gli ispettorati che non riescono a effettuare controlli, oggi, qui in Piemonte, nasce spontaneo un interrogativo politico indirizzato alla giunta e all’assessore competente” continuano gli esponenti di Rifondazione Comunista: “Siccome il Complemento di Sviluppo Rurale (C.S.R.) prevede che chi attinge ai fondi comunitari debba rispettare la condizionalità sociale, ci domandiamo chi, quando e con quali modalità, sta effettuando i doverosi controlli su quel principio. Su questa corrispondenza tra denaro e diritti da garantire, sbandierata quando si sanciscono a parole le cose e molto meno effettiva nel reale, cosa ha da dire chi governa il Piemonte?”.
“Come abbiamo ricordato nella recente campagna elettorale con Piemonte Popolare - concludono Deambrogio e Ameglio - noi vogliamo un nuovo modello agricolo che contrasti l’applicazione dei processi industriali nella produzione agro-alimentare, che già tanti danni ha prodotto all’agricoltura e all’ambiente, per garantire una migliore qualità alimentare. Vogliamo l’accesso alla terra, bene comune, per una nuova generazione di agricoltori, attraverso il finanziamento di strumenti legislativi regionali già esistenti (dalla banca della terra alle associazioni fondiarie), affinché possano guadagnarsi da vivere utilizzando metodi di produzione rispettosi dell’ambiente e della dignità di chi lavora”.
c.s.
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