Nostalgia degli anni '90? Tutto sembrava più facile, soprattutto in agricoltura
Un tempo in cui l’unica complessità sembrava risiedere in quell’insieme di pratiche aziendali che venivano tramandate verbalmente di generazione in generazioneFino ai lontani anni 90, l’unica complessità sembrava risiedere in quell’insieme di pratiche aziendali che venivano tramandate verbalmente, sempre in versione migliorata, di generazione in generazione. La semplicità invece era data dalla velocità con la quale si poteva iniziare una qualsiasi azione legata all’attività agricola. La semplicità stava nel “buon senso” e nelle “strette di mano”.
L’unico vincolo per avere un pozzo era l’effettiva disponibilità di acqua nel sottosuolo. I capi di bestiame si acquistavano senza dover pensare a troppi “alberi genealogici”, e tutti registravano “in testa” le operazioni colturali effettuate nelle settimane appena trascorse. Oggi viviamo in un mondo agricolo molto diverso da quello di 40 anni fa. Più preciso, più tecnologico e meccanizzato, indubbiamente più controllato. Ma tra le innumerevoli novità rispetto al passato, una tra tutte ha cambiato il nostro modo di vivere l’agricoltura contemporanea: la burocrazia. Appartengo a quella generazione che, nel nostro ambiente, ha visto nascere parole difficili e spaventose: quaderni di campagna, certificazioni, tracciabilità, abilitazioni, patentini e chi più ne ha più ne metta.
Ma è davvero necessaria tutta questa burocrazia? Il cuneese ne ha bisogno? È improbabile ottenere una risposta che metta tutti d’accordo. Dobbiamo uscire dalla comunità cuneese per ragionare più ad ampio spettro, e così facciamo. Come ormai tutti sappiamo, dall’Europa vengono chiesti, tanto per carni, quanto per frutta e verdura, così come per cereali ecc, degli standard qualitativi minimi dei nostri prodotti. Questo sistema garantisce il minimo, senza premiare chi supera quella soglia. Alcuni territori, nel tempo, si sono dimostrati superiori ad altri in termini di “qualità base”. È così che Grande Distribuzione Organizzata, cooperative, magazzini e organizzazioni di produttori hanno ritenuto opportuno dimostrare che il proprio lavoro fosse qualitativamente superiore ad altri competitor. Questo contraddistingue, oggi, il nostro territorio. Spicchiamo per una produzione in termini qualitativi nettamente superiore ad altre realtà. Ed è per questo che nella provincia di Cuneo abbiamo un vero interesse a dimostrare come lavoriamo.
L’esigenza di dimostrare gli standard qualitativi elevati non nasce per penalizzare produttori ed allevatori, al contrario, nasce per premiare chi, durante tutta la filiera, dimostra di aver lavorato “meglio”. Dietro a questo pregio c’è però un difetto. Spesso per gli agricoltori cuneesi, già abituati ad altissimi standard qualitativi, si tratta solo di “carte e documenti”. Tutto lo sforzo viene effettivamente ripagato? Senza dubbio sì, anche se a volte non si vede! Senza certificazioni (seppur noiose!) a garanzia del nostro operato, non ci si aprirebbero le porte di determinati mercati (e supermercati) che ad oggi risultano essere tra i più remunerativi al Mondo. È vero, la valorizzazione economica sembra sempre troppo poca rispetto alle ore lavoro. Per fortuna oggi c’è un’ampia gamma di professionisti del settore che, in modo esperto e veloce, segue questa burocrazia dalla A alla Z, sollevando l’agricoltore da tante ore di ufficio. È innegabile: non torneremo più in quei lontani anni ’90 dove tutto sembrava fattibile ed in velocità. I tempi sono cambiati e noi di certo non possiamo restare fermi a guardare malgrado i vantaggi a volte sembrino un po’ troppo nascosti. Malgrado le precedenti considerazioni sull’utilità intrinseca della “carta”, una domanda ci rimane:
questa burocrazia, comprovata la sua indiscussa utilità, che non sia SOLO un po’ eccessiva?
Giulia Pistani, Alphagrow - Via Torino, 43/45 Saluzzo (CN) - [email protected]
CUNEO