Esercizio terapeutico e tumore al seno: il movimento come alleato nel percorso di cura e riabilitazione
Il percorso di cura non si esaurisce con l’intervento chirurgico, la chemioterapia o la radioterapia: la fase post-operatoria è fondamentale per il recupero fisico e psicologico della pazienteIl carcinoma mammario è il tumore più frequentemente diagnosticato tra le donne, ma grazie ai progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie, oggi la sopravvivenza a lungo termine è in continuo aumento. Tuttavia, il percorso di cura non si esaurisce con l’intervento chirurgico, la chemioterapia o la radioterapia: la fase post-operatoria, spesso trascurata, è fondamentale per il pieno recupero fisico e psicologico della paziente. Tra gli strumenti più efficaci in questa fase, l’esercizio terapeutico si sta affermando come un pilastro imprescindibile della riabilitazione.
Cosa si intende per esercizio terapeutico?
L’esercizio terapeutico è un’attività fisica strutturata, personalizzata e supervisionata da professionisti (come fisioterapisti o chinesiologi clinici), con l’obiettivo di migliorare la funzione motoria, ridurre il dolore, aumentare la forza muscolare, la flessibilità e l’equilibrio, e prevenire le complicanze post-operatorie. Nel caso delle donne operate al seno, questi esercizi sono pensati per contrastare gli effetti collaterali dell’intervento chirurgico e dei trattamenti oncologici, promuovendo il recupero della mobilità del braccio e della spalla, prevenendo la rigidità articolare e gestendo problematiche come il linfedema.
Le problematiche comuni dopo l’intervento chirurgico
L’asportazione parziale o totale della mammella (quadrantectomia o mastectomia), a cui può associarsi la dissezione dei linfonodi ascellari o la radioterapia, può determinare diversi effetti collaterali:
• Rigidità e limitazione dei movimenti della spalla e del braccio dal lato operato.
• Dolore persistente nella zona toracica, ascellare e del braccio.
• Perdita di forza muscolare.
• Linfedema, ovvero un gonfiore causato dall’accumulo di liquidi linfatici, che può insorgere settimane o anche mesi dopo l’intervento.
• Alterazioni posturali e squilibri muscolari.
• Disturbi del sonno, dell’umore e dell’autostima, legati sia al dolore sia ai cambiamenti fisici.
Questi problemi possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita, limitando la capacità di svolgere le normali attività quotidiane, il lavoro e le relazioni sociali. Da qui l’importanza di un intervento riabilitativo precoce e mirato.
I benefici dell’esercizio terapeutico dopo l’intervento
L’esercizio terapeutico non è un semplice complemento della terapia: numerosi studi scientifici dimostrano che, se praticato in modo regolare e controllato, può apportare numerosi benefici.
1. Recupero della mobilità articolare
Dopo l’intervento al seno, molte donne evitano di muovere il braccio per paura del dolore o del linfedema. Questa “auto-protezione” può però portare a una progressiva rigidità. Gli esercizi terapeutici guidati favoriscono il recupero dell’articolarità della spalla e del gomito, prevenendo la cosiddetta “spalla congelata”.
2. Prevenzione e trattamento del linfedema
Il linfedema è una complicanza temuta, ma l’attività fisica controllata si è rivelata uno degli strumenti più efficaci per prevenirlo e, nei casi più lievi, per gestirlo. Gli esercizi aiutano a stimolare la circolazione linfatica e a ridurre l’accumulo di liquidi.
3. Riduzione del dolore e della rigidità
L’attivazione muscolare, combinata a tecniche di respirazione e rilassamento, riduce la tensione muscolare e migliora l’ossigenazione dei tessuti, contribuendo ad alleviare il dolore cronico e la sensazione di tensione nella zona operata.
4. Miglioramento della forza e della resistenza
Interventi prolungati, chemioterapia e inattività fisica possono ridurre significativamente la forza muscolare. Un programma di esercizi progressivi permette di recuperare tono e resistenza, facilitando il ritorno alle normali attività.
5. Benefici psicologici e qualità della vita
Fare esercizio ha un impatto diretto sull’umore, grazie alla produzione di endorfine. Aiuta a contrastare ansia e depressione, migliora l’immagine corporea e rafforza il senso di controllo e autonomia della paziente.
Quando iniziare?
L’esercizio terapeutico può iniziare già pochi giorni dopo l’intervento, compatibilmente con il tipo di chirurgia e le condizioni della paziente. Inizialmente, si comincia con movimenti molto leggeri, volti a prevenire le aderenze e a mantenere la mobilità della spalla. Gradualmente, con il passare delle settimane, si introducono esercizi più complessi, sempre sotto controllo professionale.
È importante sottolineare che ogni programma riabilitativo deve essere personalizzato, in base al tipo di intervento, alle condizioni cliniche e ai bisogni specifici della persona.
Quali esercizi sono indicati?
Gli esercizi terapeutici si articolano in diverse fasi:
• Mobilizzazione dolce della spalla e del braccio, anche in posizione sdraiata per ridurre la gravità.
• Allungamenti (stretching) dei muscoli del torace, del collo e del braccio.
• Esercizi respiratori, per migliorare la ventilazione e ridurre la rigidità toracica.
• Attivazione muscolare leggera, con esercizi isometrici o con piccoli pesi o elastici.
• Esercizi di postura, per prevenire squilibri e compensazioni.
• Camminata e attività aerobica leggera, fondamentali per la salute cardiovascolare e il benessere generale.
Tutte queste attività devono essere eseguite in modo progressivo e sicuro, evitando sforzi eccessivi, soprattutto nei primi mesi dopo l’intervento.
Chi può aiutarmi?
La figura di riferimento per l’esercizio terapeutico è il Fisioterapista specializzato in riabilitazione oncologica oppure il Chinesiologo clinico, che lavorano spesso in sinergia con il medico di riferimento. In molte città italiane, esistono centri riabilitativi, ambulatori ospedalieri e associazioni che offrono programmi di esercizio terapeutico specifici per donne operate al seno. È importante informarsi e affidarsi a professionisti qualificati.
L’attività fisica come prevenzione
Oltre alla riabilitazione, l’esercizio fisico regolare ha un ruolo chiave anche nella prevenzione delle recidive e nel miglioramento della sopravvivenza a lungo termine. Studi internazionali hanno dimostrato che le donne che praticano attività fisica moderata per almeno 150 minuti a settimana hanno un rischio significativamente ridotto di recidiva e mortalità.
Camminare, andare in bicicletta, nuotare, praticare yoga o ginnastica dolce: ogni forma di movimento, se svolta con costanza e in sicurezza, contribuisce alla salute fisica e mentale.
Superare la paura del movimento
Molte donne temono che il movimento possa “far male” o peggiorare la situazione. Al contrario, rimanere immobili o inattive rappresenta un rischio concreto per la salute e il recupero. Naturalmente, ogni paziente ha tempi e risposte diverse, e per questo è fondamentale un percorso guidato, che rispetti i limiti ma incoraggi progressi.
Conclusione: muoversi è curarsi
L’esercizio terapeutico non è solo una parte accessoria del percorso oncologico, ma un intervento essenziale per tornare a vivere pienamente dopo un tumore al seno. Non si tratta solo di recuperare movimenti, ma di ritrovare forza, energia e fiducia in sé stesse. Con l’aiuto di professionisti preparati, il movimento diventa uno strumento di cura, un gesto quotidiano di attenzione verso il proprio corpo e la propria salute. Muoversi, dopo un tumore al seno, è un atto di coraggio, ma anche di amore per la vita.
Redazione

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