Giovani fragili e soli: “L'intera comunità deve farsi responsabile”
Giovedì 10 aprile a Cuneo un incontro sui disagi giovanili. L’appello degli specialisti: “Importante fare rete”In un’epoca in cui gli adolescenti passano più tempo davanti a uno schermo che a guardarsi negli occhi, parlare di disagio giovanile non è più una possibilità: è un’urgenza. “Specchi & Schermi”, l’incontro organizzato dal gruppo “L’Albero dell’Amicizia” e in programma il prossimo giovedì 10 aprile a Cuneo, nasce da questa consapevolezza.
Disturbi alimentari, dipendenze da dispositivi digitali, ansia e isolamento sociale sono solo alcune delle forme che il malessere giovanile può assumere. E la risposta – come sottolineano all’unisono i professionisti coinvolti – non può che essere corale ed integrata: serve una rete. Una rete vera, strutturata, trasversale. Una rete che non lasci soli genitori, professionisti e, soprattutto, i ragazzi.
Disturbi del comportamento alimentare: “un’epidemia”
I dati parlano chiaro. Secondo il dottor Francesco Risso, direttore del Dipartimento di Salute Mentale interaziendale dell'Asl CN1 e dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, “la vera epidemia oggi non è più il Covid, ma i disturbi mentali, in particolare quelli del comportamento alimentare”. Di fatto in Italia i DCA (disturbi del comportamento alimentare) colpiscono oltre 3 milioni di persone, circa il 5% della popolazione, con un’incidenza aumentata del 30-40% rispetto al periodo pre-Covid, in particolare tra i più giovani.
I più colpiti dai DCA sono adolescenti, prevalentemente di genere femminile, con una prevalenza di anoressia, bulimia e binge eating (disturbo alimentazione incontrollata). In oltre il 70% dei casi si rilevano comorbilità psichiatriche come ansia, depressione, ideazione suicidaria, disturbi gravi del sonno e autolesionismo. La manifestazione del malessere si manifesta spesso sotto forma di isolamento, irritabilità, apatia.
È fondamentale cercare di ridurre al massimo le ospedalizzazioni e il rischio di cronicizzazione, che può portare a una mortalità aumentata fino al 10%: sono oltre 4mila i decessi in Italia nel 2024 legati ai DCA.
Il dottor Risso insiste sull’importanza di intervenire precocemente ed in maniera integrata, in questo modo le possibilità di guarigione aumentano dell’80%. La chiave è proprio qui: riconoscere i segnali, sapere a chi rivolgersi, non restare soli.
Social e dispositivi: la dipendenza invisibile
Il dato allarmante dei disturbi alimentari si intreccia con l’esplosione delle dipendenze da dispositivi digitali e social network, sempre più invasivi nella vita quotidiana dei ragazzi e addirittura dei bambini.
I risultati delle ricerche non sono purtroppo confortanti: oltre mezzo milione di ragazzi in Italia sarebbero già intrappolati nella rete dei social, con conseguenze che spaziano da disturbi alimentari ad ansia, depressione, deficit di attenzione e perfino tentativi di suicidio. TikTok, in particolare, viene indicato da numerosi esperti come una delle piattaforme più insidiose, per via della logica algoritmica che isola invece di connettere, spingendo verso contenuti “a specchio” che possono rafforzare pensieri disfunzionali e distorsioni della realtà.
A tutto questo si aggiunge il cyberbullismo, che colpisce sette giovani su dieci e rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la salute mentale, scolastica e relazionale dei ragazzi. È il fenomeno della “depressione da social”, già riconosciuto dalla Royal Society for Public Health britannica.
L’età del primo contatto con i social, intanto, si abbassa pericolosamente: secondo l’Associazione Nazionale delle Dipendenze Tecnologiche, il 33% dei bambini tra i 5 e i 7 anni usa i social e ha già un profilo. Una cifra che dovrebbe far riflettere tutti, a partire da chi costruisce le politiche educative.
Fare rete: da concetto a realtà
Il 9 aprile a Saluzzo prenderà avvio il progetto di pasti assistiti, un servizio che prevede la collaborazione sinergica tra la Struttura complessa Psichiatria area Nord, Centro di Salute Mentale di Saluzzo e la Struttura complessa Endocrinologia e Nutrizione Clinica Territoriale dell’Asl CN1.
Il programma di pasti assistiti è già operativo da tempo a Cuneo presso il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare in corso Francia 10. “A Cuneo il servizio dei pasti assistiti è rivolto anche agli adolescenti, grazie al lavoro congiunto tra Centro DCA, Neuropsichiatria infantile, Psicologia e Struttura di Nutrizione Clinica dell'Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle” sottolinea Risso.
Fare rete non è solo una questione sanitaria: sono necessari spazi non medicalizzati, più vicini ai ragazzi. Lo dimostra lo sportello del “Cantiere Adolescenti” presso il Rondò dei Talenti, un’iniziativa che nel 2024 ha già raccolto oltre 700 contatti, confermando il bisogno diffuso di ascolto, presenza e orientamento.
Questo servizio è il frutto di una vera sinergia tra diversi enti: Dipartimenti di Salute Mentale, Psicologia, Neuropsichiatria Infantile, Consultori, SerD, Promozione della Salute e Consorzio Socio Assistenziale.
Un modello virtuoso, non solo per ciò che offre, ma per come lo offre: quando riscontrano una problematica, gli specialisti non si limitano ad indirizzare i ragazzi al percorso adatto, ma li accompagnano passo per passo.
Il ruolo della società adulta
Accanto agli interventi clinici e professionali, esiste un altro fronte imprescindibile: quello sociale ed educativo. La dottoressa Brunella Giordanengo, psicologa e psicoterapeuta responsabile della struttura semplice Dipendenze Comportamentali SerD dell'Asl CN1, è chiara: “Il disagio giovanile non è nuovo, ma oggi si innesta in un contesto di precarietà diffusa: i ragazzi di oggi vivono in un mondo in cui le possibilità sembrano infinite, ma in realtà mancano strumenti, riconoscimento e, soprattutto, garanzie. Uno studio dell'Università di Milano indica che fino a 15 anni fa i giovani raggiungevano un'autonomia di vita e quindi una maturità sociale a 30 anni, adesso si è arrivati a 40 anni”.
Giordanengo denuncia poi un problema causato dalla società in cui viviamo: l’assenza di tempo e di presenza da parte degli adulti, troppo assorbiti da ritmi di lavoro insostenibili, dalla precarietà economica, da responsabilità schiaccianti.
Spesso i genitori virano sul controllo, come se controllare, sapere ogni cosa che fanno i propri figli, potesse essere qualcosa che li accompagna nella crescita.
Accompagnarli nella crescita significa, invece, coltivare spazi di condivisione, di confronto del pensiero, di esperienze dal vivo, di sostegno reale che passa solo attraverso una presenza costante.
La responsabilità è della società, quindi la rete non può che essere comunitaria: “Dobbiamo iniziare a pensare che tutti gli adulti siano responsabili di tutti i ragazzi che incontrano. Dobbiamo intervenire tutti, come se fossimo proprio noi, come comunità, a dover sopperire alle difficoltà che alcune figure in questo momento hanno, in special modo le figure genitoriali”.
L'intervento della dottoressa all’incontro del 10 aprile sarà dedicato all’educazione degli adulti: perché comprendere i meccanismi pericolosi che si annidano nell’uso dello smartphone e dei social è il primo passo per poterli contrastare.
Il valore dell’esperienza
Anche il mondo dell’associazionismo si muove in questa direzione. L’associazione A-Fidati, presieduta da Maura Acconci, è nata proprio dall’esperienza di chi, genitore, ha attraversato in solitudine la battaglia contro i disturbi alimentari: “Quanto avrei voluto trovare qualcuno con cui confrontarmi o i consigli di qualcuno che ci fosse già passato. Fare rete è fondamentale in queste situazioni, perché spezza l’isolamento, dà forza, dà strumenti”.
Oggi A-Fidati è un punto di riferimento per molte famiglie, offrendo ascolto, attività di sensibilizzazione, supporto e orientamento. “Rispetto al passato, oggi è più facile andare dallo psicologo, non è più un tabù come un tempo – prosegue Acconci – ma è così solo perché abbiamo iniziato a parlarne. Ora dobbiamo fare lo stesso con tutti i disagi psichici dei ragazzi”. Anche lei, come gli specialisti, sottolinea l'importanza di una rete integrata: "Molti genitori, trovandosi di fronte ai DCA per la prima volta, credono sia sufficiente l'intervento di uno psicologo, invece questo tipo di disturbo necessita di un team di professionisti diversi: lo psicoterapeuta, il dietologo, il dietista, lo psichiatra... E un sostegno reale non è rivolto solo ai ragazzi, ma deve essere pensato anche per i familiari stessi".
Una chiamata alla corresponsabilità
L’evento del 10 aprile sarà un momento di ascolto e formazione, ma soprattutto una chiamata alla corresponsabilità. Perché la rete non può essere lasciata ai soli specialisti, ai soli genitori o insegnanti: deve diventare una cultura, un linguaggio, un gesto quotidiano. Un adolescente che attraversa un disagio psichico deve poter contare su una comunità che lo accompagna, che lo riconosce, che non lo lascia solo.
E allora forse, come suggerisce il titolo stesso dell’incontro, Specchi & Schermi, occorre imparare a guardarsi negli occhi e non solo negli schermi. A essere specchi l’uno per l’altro, a riflettere il bisogno di cura, vicinanza, ascolto. A essere schermi che proteggono, non che isolano.
Perché crescere oggi è difficile, ma non deve essere impossibile. Se a farlo, insieme, è un’intera comunità.
Monica Fissore

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