Bernard Dematteis campione europeo di corsa in montagna
A Skopje oro per Bernard, bronzo per il gemello Martin: il trionfo azzurro è a tinte cuneesiIl cielo è azzurro sopra Skopje. In terra di Macedonia, una giornata calda e afosa fa da sfondo ad un’inedita tripletta italiana nella prova assoluta maschile: mai tre atleti di una stessa nazione sui primi tre gradini del podio. Protagonisti dell’impresa Bernard Dematteis, che, in testa alla gara sin dal primo metro, conquista il terzo titolo europeo della carriera dopo il biennio 2013-2014 e dopo l’argento di Arco di Trento nel 2016; Cesare Maestri, trentino medaglia d’argento, e Martin Dematteis, campione continentale 2016 e oggi splendida medaglia di bronzo con una rimonta nel tratto finale in cui recupera ben due posizioni. Alle medaglie individuali si somma, naturalmente, la medaglia d’oro a squadre, completata dall’ottavo posto di Francesco Puppi. I gemelli cuneesi tornano quindi sul tetto d’Europa dopo aver saltato l’edizione dello scorso anno che aveva visto il successo di un altro azzurro, Xavier Chevrier oggi assente per infortunio: un percorso quello di oggi up and down di 5,9km con 589 metri di dislivello sulle pendici del monte Vodno nella capitale macedone che li vede guidare la squadra azzurra al trionfo.
Prova assoluta maschile che era l’ultima nel programma gare di una giornata iniziata con l’azzurro della prova femminile under 20, dominata dalla trentina Angela Mattevi, e che ha visto protagoniste le cuneesi Alessia Scaini e Anna Arnaudo, rispettivamente quarta e undicesima al traguardo. Le portacolori dell’Atl. Saluzzo si comportano ottimamente, addirittura Scaini per lunga parte della gara culla il sogno della medaglia di bronzo individuale; per entrambe alla fine arriva la medaglia d’oro a squadre, un traguardo storico grazie anche al settimo posto di Gaia Colli.
BERNARD DEMATTEIS: “UN ORO PER TUTTI” - “Non ci credo ancora!”, esclama raggiante il 32enne di Rore di Sampeyre, portacolori della Corrintime. “Ci siamo allenati bene, con testa e costanza. Siamo arrivati qui tutti in grande condizione, ma poi bisogna dimostrarlo in gara e sono davvero felice di essere riuscito a gestirla al meglio. Questo risultato lo abbiamo voluto con tutte le nostre forze. All’inizio del secondo e ultimo giro, mi sono detto che ci dovevo provare e ho spinto con tutto quello che avevo dentro di me. In un tratto pianeggiante ho visto che Cesare Maestri non era tanto distante, una ventina di secondi più dietro, e ho capito che bisognava correre fino alla fine se non volevo perdere. Poi verso l’arrivo ho preso la bandiera in mano, è stata un’emozione incredibile tagliare il traguardo. Ho aspettato Cesare e ci siamo dati il “cinque”. Però non sapevo che Martin stava lottando per il terzo posto e quando da lontano ho visto che è spuntato lui, la felicità è diventata ancora più grande, se possibile. Ci siamo ritrovati in tre davanti a tutti, un momento indescrivibile”. “È il frutto del lavoro di chi ha creduto in noi, come nel recente raduno federale, per far crescere il movimento. Tripletta di squadra e anche il tris di ori per me. Potevano essere quattro, è vero, ma due anni fa ad Arco ho voluto arrivare insieme a mio fratello Martin con lui davanti, per me doveva essere così e quello vale come un oro. Oggi è un bel sogno che si avvera e non è stato facile, non c’era niente di scontato. Ma se si lavora tutti insieme, allora i sogni si possono avverare. Noi ne abbiamo uno ancora più grande, l’ingresso nel programma olimpico. La dedica è per due persone: la mia fidanzata Samantha Galassi, che era qui in gara e mi è sempre vicina anche nei momenti in cui non è facile esserlo, e per Xavier Chevrier che l’anno scorso aveva vinto il titolo e oggi non ha potuto difenderlo perché infortunato. Abbiamo corso con lui nel cuore, ci è mancato tanto, ma sappiamo che tornerà nella nostra grande famiglia del mountain running”.
MARTIN DEMATTEIS: “ANCORA PIU’ BELLO” - “Salire sul podio in questo modo è ancora più bello, insieme agli altri azzurri - le parole del gemello Martin Dematteis, piemontese della Valle Varaita - e poi ero quarto fino a poche centinaia di metri dall’arrivo. Non me l’aspettavo di giocarmela fino alla fine, dopo essere stato a lungo tra la quinta e la sesta posizione. Ma nell’ultima discesa mi hanno detto che il turco Ferhat Bozkurt era sempre più vicino e sembrava stanco. Allora mi sono scatenato, come se avessi visto la preda da catturare, e ho cambiato marcia per un finale “a bomba”. Forse è per questo - scherza - che mi chiamano il “keniano bianco”. Sono stati gli ultimi 300 metri più belli della mia vita. Mi dispiace per l’avversario, mi rendo conto di come si sia sentito dopo il sorpasso. Ma per me è stata una goduria, nello sport è così. Sono contento per mio fratello Bernard, per Cesare che ha fatto una gara pazzesca, e per Puppi, molto bravo anche lui. E perché nelle edizioni degli Europei che ho disputato negli anni pari, con percorso di salita e discesa, sono sempre andato sul podio individuale, per quattro volte. Mi piace credere di essere una garanzia in questo senso. Il pensiero va ovviamente al nostro compagno di squadra per eccellenza Xavier Chevrier, assente anche se preselezionato come campione in carica, e alla mia ragazza Giulia, che non era qui oggi ma mi dà sempre una forza bestiale. Siamo un bel gruppo e lottiamo anche perché questo movimento possa diventare a cinque cerchi, non tanto per noi stessi ma per il futuro. Magari chissà, i nostri figli potranno essere un giorno alle Olimpiadi”.
Interviste concesse da Fidal.
Interviste concesse da Fidal.
a.d.
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