C'è qualcosa che non torna nel calcio giovanile piemontese
Con i campionati che volgono al termine, tornano d'attualità le polemiche e le critiche verso la discussa (e discutibile) formula adottata in estateLe polemiche avevano preso a divampare fin dall'estate scorsa, poi era venuto il momento di scendere in campo, e tutti si erano così concentrati sul calcio giocato. Ora che l'epilogo della stagione si avvicina, però, tutte le beghe della nuova formula per i campionati giovanili di calcio stanno venendo a galla. E con loro, nuove critiche e nuove polemiche.
Ciò che fin dall'inizio aveva destato perplessità nell'ambiente del pallone giovanile è il principio di fondo su cui si regge la formula, che va in direzione sostanzialmente opposta a ciò che da anni si “predica” sui campetti di tutta la provincia. “Nel calcio giovanile l'importante non è il risultato, prima vengono il divertimento e la crescita dei ragazzi”, si è sempre sostenuto praticamente all'unanimità. Poi, però, con la nuova formula si sono costretti ragazzini di 13-14 anni a giocare per la salvezza: a scendere in campo, quindi, con un solo obiettivo, quello del risultato. Se si vuole cercare di restare in un campionato competitivo si è costretti a vincere, solo a vincere. Il “come si vince”, con questa formula, diventa secondario.
A dire la verità, poi, anche quest'ultima affermazione non è del tutto esatta. Già, perchè i giovani calciatori non scendono davvero in campo per cercare la salvezza, bensì per conquistare la salvezza di altri. Con la nuova formula, infatti, un'ipotetica squadra di Allievi Fascia B (classe 2002), centrando la salvezza in un campionato regionale, non si garantirà la partecipazione allo stesso torneo nella stagione successiva, ma guadagnerà la qualificazione per la formazione Giovanissimi (classe 2003). La stessa squadra di Allievi Fascia B, allo stesso tempo, dovrà sperare in una salvezza degli Allievi (classe 2001), per prendere parte ai regionali dell'anno seguente. Un quadro paradossale, in cui dall'anno prossimo prenderanno parte a campionati regionali squadre che non ne hanno conquistato il diritto sul campo, un quadro in cui – viceversa – potrebbero essere condannate ai tornei provinciali squadre che in questa stagione stanno ben figurando nei regionali. Non servono analisi approfondite per capire quanto questo meccanismo sia stridente.
Un sistema di questo genere, inoltre, rischia di minare la competitività tra le società del territorio: essendo noto già in estate quali squadre parteciperanno ai regionali e quali invece dovranno accontentarsi dei provinciali, si andrà ad alimentare ancor di più lo spietato “calciomercato” dei settori giovanili tanto deprecato negli ultimi anni, con la forbice tra squadre “da regionali” e squadre “da provinciali” che andrà inevitabilmente ad allargarsi.
Sono tante, insomma, le cose che non tornano, tanti gli aspetti di questa formula che appaiono in forte contrasto con i princìpi che dovrebbero guidare un settore giovanile. Tra critiche e richieste di revisione arrivate da più fronti, però, il Comitato Piemonte Valle d'Aosta della Lega Nazionale Dilettanti non sembra intenzionato a ritornare sui propri passi: si prosegue sulla (discutibile e discussa) strada intrapresa nell'ultima estate.
r.c.
CUNEO calcio