Calcio, è tempo di preparazione: a lezione dal prof Lucas Biasotti
Il giovane italo-argentino segue la parte atletica del Cuneo: "Gli allenamenti fisici sono cambiati molto negli anni. La comunicazione con allenatore e staff è fondamentale"La bilancia del primo giorno di preparazione è da sempre uno dei momenti più temuti da ogni calciatore, in particolare da quelli dilettantistici. Le ripetute, le salite e i test fisici arrivano subito dopo in quei durissimi primi allenamenti della stagione, impietosi per chi durante la pausa estiva si è lasciato andare. Agosto è il mese in cui puntualmente tutto questo accade, ogni anno. Le squadre riprendono a sudare in vista della nuova stagione. Qualcuno prima (vedi Cuneo e Fossano, che hanno iniziato già il 31 luglio), altri con più calma, ma in generale nel giro di pochi giorni tutte le squadre di Eccellenza torneranno a lavorare, ed anche quelle di Promozione stanno per ritrovarsi (qualcuno lo ha già fatto). Poi toccherà alla Prima Categoria (salvo qualche eccezione, la ripresa avverrà dopo Ferragosto), quindi alla Seconda e alla Terza.
Ma cosa c’è dietro alle corse e alle esercitazioni che il “prof” propina ai ragazzi durante la preparazione? Quali sono i metodi da seguire e come si gestiscono i carichi di lavoro per permettere alla squadra di arrivare pronta per l’inizio della stagione? Curiosità che abbiamo chiesto a Lucas Biasotti, preparatore atletico del Cuneo. Per la verità, fino alla scorsa stagione il quasi 27enne italo-argentino faceva anche il giocatore: prima Olmo, in Eccellenza, poi San Sebastiano e Boves, in Prima Categoria. Da quest’anno ha deciso di dedicarsi completamente all’attività di preparatore, seguendo i giocatori biancorossi costantemente. Di fare, cioè, quello per cui ha studiato a Buenos Aires, la sua città natale, dove si è laureato come professore di educazione fisica specializzandosi poi nella preparazione atletica nel calcio, prima di arrivare nel 2019 in Italia, dove vivevano i suoi nonni (“Per me era un sogno poter conoscere la loro terra, vivere e lavorare qui”).
Lucas, iniziamo questa “lezione” dall’importanza che ha la preparazione fisica nel calcio, anche a livelli dilettantistici.
“Ha una grandissima importanza. Ce l’ha sempre, durante tutta la stagione, però ovviamente durante i periodi dell’anno in cui non si gioca, quindi in particolare in estate e nella pausa invernale, si possono aumentare i carichi. Quanto e in che modo lavorare, dipende da tanti fattori. Principalmente, conta quali sono gli obiettivi della società. Per esempio, se una squadra ci tiene particolarmente alla Coppa Italia avrà bisogno di programmare i carichi in modo da essere già pronta per arrivare in ottime condizioni alla prima partita ufficiale. Al contrario, le formazioni a cui importa meno questa competizione e vogliono focalizzarsi sull’inizio del campionato, potranno fare un’altra programmazione e arrivare anche un po’ affaticati e non al meglio per l’appuntamento con la Coppa”.
È cambiata molto negli anni la preparazione atletica nel calcio?
“Sì, negli ultimi anni i metodi di preparazione atletica si sono aggiornati parecchio, portando a miglioramenti importanti. Per esempio, si è andati oltre l’idea dei vecchi lavori sulle distanze, di forza pura per poi passare subito al gioco. Oggi ci sono tante altre componenti che vengono prese in considerazione, come quelle coordinative e cognitive, che si devono allenare per far sì che l’atleta sia intelligente e ricettivo, e non solo una macchina che esegue. A me piace molto lavorare con una metodologia definita integrale, in cui cioè forza e resistenza vengono messe insieme ad altre capacità fondamentali per lo sport, come appunto quelle cognitive. Apprezzo molto la neuroscienza, anche se purtroppo ai nostri livelli non sempre ci sono le attrezzature adeguate per poter fare determinate cose. Ma con le possibilità che ci sono, cerco di concentrami anche su questi aspetti, che reputo fondamentali”.
Quanto è importante che ci sia sinergia e collaborazione con l’allenatore?
“Penso che la comunicazione con l’allenatore sia la cosa più importante in assoluto. Perché qualsiasi lavoro proposto dal preparatore deve essere fatto in funzione della partita della domenica. Ma in generale, è importante che ci sia la giusta comunicazione tra tutto lo staff: dentro ci sono l’allenatore, il vice, il preparatore dei portieri, il preparatore atletico, il fisioterapista. Siamo anche noi una squadra, che deve dare ai giocatori il maggior aiuto possibile per poter rendere al meglio”.
A livello dilettantistico, capita di trovare giocatori che si presentano alla preparazione in condizioni non ottimali e che quindi rendono più complicato il tuo lavoro?
“Per quanto riguarda la mia esperienza al Cuneo, siamo dilettanti ma abbiamo giocatori che hanno la testa da professionisti, fortunatamente. Fanno una vita sana, si prendono cura del loro corpo, perché sanno che è importante. Il ruolo del preparatore è educare l’atleta in questo senso, facendogli capire che arrivare a una preparazione estiva impreparato porta problemi. Per questo utilizziamo anche una pre-preparazione per lavorare su alcuni aspetti preventivi. Posso comunque dire che la stragrande maggioranza arriva già con un’ottima base all'inizio degli allenamenti, così da permettere di partire presto con lavori ad alta intensità”.
Come ti trovi con mister Magliano?
“Molto molto bene. È lui che qualche anno fa, quando ero suo giocatore e c’era il lockdown, mi ha chiesto di provare a fare degli allenamenti a distanza e poi mi ha proposto di collaborare per fare il preparatore. Lo devo ringraziare, è stato fondamentale per aiutarmi a iniziare il mio percorso a questi livelli e farmi arrivare in una piazza importante come il Cuneo. Da parte sua e di tutto il suo staff viene sempre messo in chiaro che il lavoro è fondamentale e questa è una cosa che mi piace tantissimo. Da lui ho imparato, sto imparando e imparerò tantissimo. Sai chi mi ricorda per mentalità e dedizione al lavoro? Il Cholo Simeone. Seguo gli allenamenti dell’Atletico Madrid perché c’è un preparatore che per me è un modello, 'El Profe' Oscar Ortega. E vedo la stessa intensità, la stessa passione, quel fuoco dentro che mi piace tanto”.
Ortega è il preparatore a cui guardi con maggiore interesse e a cui ti ispiri?
“Sì, lui mi piace tantissimo. Seguo molto anche Lorenzo Bonaventura, preparatore del Manchester City che da tempo è con Guardiola. Ma ce ne sono tanti altri da cui imparare tanto, anche se sono consapevole che ai nostri livelli non è ovviamente possibile lavorare al loro stesso modo, per diversi motivi. Però sono fonte di grande ispirazione per me, che sogno di arrivare un giorno a quei livelli. Come è fonte di ispirazione la frase pronunciata da un grande ex giocatore di basket, ovviamente argentino, Luis Scola, che una volta ha detto che il successo si trova svuotandoti, dando il massimo ogni giorno. Nel momento in cui dici ‘non ne ho più’, lì hai trovato il successo. Il risultato è una conseguenza, arriverà se tu hai raggiunto il successo”.
Gabriele Destefanis
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