Calcio, gli otto scesi in campo ieri nel 20 a 0 non avevano mai giocato con la Pro: la dignità in cambio di una presenza in C
Finiamola con la retorica della maglia, la indossavano per la prima volta. Si tratta solo di ragazzini in cerca di un contratto. Per non parlare del 39enne che...Nel pomeriggio di ieri, allo stadio Fratelli Paschiero, è andato un scena uno spettacolo triste. Tutti i media nazionali hanno dato notizia dell'eclatante risultato della partita tra Cuneo e Pro Piacenza, terminata sul 20 a 0 perché gli avversari erano sette ragazzini (e un adulto classe '80) mandati allo sbaraglio dal presidente rossonero Maurizio Pannella e dal nuovo dg Carmine Palumbo, timonieri di una zattera alla deriva. Quello su cui è necessario fare chiarezza è il motivo per cui hanno giocato.
Come di consueto accade nel nostro paese in molti si sono affrettati ad esprimere la propria opinione sull'argomento, senza però conoscere la genesi dei fatti. I giocatori della Pro Piacenza non sono stati umiliati loro malgrado, ma hanno scelto autonomamente il loro destino. I giovanotti che si sono presentati al Paschiero, non sono eroi da applaudire perché hanno deciso di scendere in campo per difendere la maglia, ma null'altro che degli adolescenti in cerca di una carriera nel mondo del calcio, i quali hanno visto in questa partita l'opportunità di fare una presenza tra i professionisti e chissà, di strappare un contratto per la prossima stagione. Nessuno di loro era tesserato con i rossoneri o proveniva dal settore giovanile, si tratta di ragazzotti provenienti dal Lazio e dalla Campania che nessuno aveva mai visto a Piacenza, tesserati ad hoc per la partita con l'Alessandria (poi bloccata dalla Federazione) nel mese di gennaio.
Finiamola con la retorica della difesa della maglia, qui si tratta del più classico dei 'quarto d'ora di celebrità' di Warhol moltiplicato per sei. Otto personaggi in cerca d'autore (o di contratto) che vanno forse perdonati per la loro giovane età, anche se non così bassa da non capire cosa stesse accadendo. Di certo non è scusabile il signore che ha giocato come difensore centrale senza mai vederla. Stiamo parlando di tale Alessio Picciarelli, prima inserito in distinta come massaggiatore e poi aggiunto a penna tra i giocatori con il numero 10.
Il soggetto in questione, che su Facebook si presenta come 'mental coach', figura che chi scrive non sentiva nominare dai tempi del Cervia, ha 39 anni. Un'età in cui i denti del giudizio dovrebbero essere stati estirpati da un po' e che dovrebbe consentire di comprendere che con il suo comportamento il signore ha danneggiato i ragazzini tesserati con il settore giovanile del Pro Piacenza, costretti a rimanere vincolati con una società allo sbando, senza dirigenti e calciatori e con centinaia di migliaia di euro di debiti (ricorda qualcosa?). Nella giornata di ieri, domenica 17 febbraio, il nostro, non molto popolare, ma di contro molto attivo sui social, ha postato una serie di fotografie che lo ritraevano all'ombra della Bisalta con occhiali da sole e divisa d'ordinanza, compiacendosi per scendere in campo con dei professionisti, o presunti tali. Una carriera che, non solo a causa dell'età del Picciarelli, ma anche delle scarse qualità tecniche messe in mostra, sembra destinata ad essere iniziata e finita ieri. Per lui un'occasione persa: la visibilità, se c'è stata, è destinata a passare (specie quando mancano i presupposti), mentre la dignità sarebbe rimasta, anche nell'anonimato. Sic transit gloria mundi.
Qui un nuovo capitolo della triste telenovela:
Quattro su otto di coloro che sono scesi in campo con la maglia della Pro Piacenza non erano regolarmente tesserati: emiliani fuori dal campionato, il Cuneo perde altri tre punti
Finiamola con la retorica della difesa della maglia, qui si tratta del più classico dei 'quarto d'ora di celebrità' di Warhol moltiplicato per sei. Otto personaggi in cerca d'autore (o di contratto) che vanno forse perdonati per la loro giovane età, anche se non così bassa da non capire cosa stesse accadendo. Di certo non è scusabile il signore che ha giocato come difensore centrale senza mai vederla. Stiamo parlando di tale Alessio Picciarelli, prima inserito in distinta come massaggiatore e poi aggiunto a penna tra i giocatori con il numero 10.
Il soggetto in questione, che su Facebook si presenta come 'mental coach', figura che chi scrive non sentiva nominare dai tempi del Cervia, ha 39 anni. Un'età in cui i denti del giudizio dovrebbero essere stati estirpati da un po' e che dovrebbe consentire di comprendere che con il suo comportamento il signore ha danneggiato i ragazzini tesserati con il settore giovanile del Pro Piacenza, costretti a rimanere vincolati con una società allo sbando, senza dirigenti e calciatori e con centinaia di migliaia di euro di debiti (ricorda qualcosa?). Nella giornata di ieri, domenica 17 febbraio, il nostro, non molto popolare, ma di contro molto attivo sui social, ha postato una serie di fotografie che lo ritraevano all'ombra della Bisalta con occhiali da sole e divisa d'ordinanza, compiacendosi per scendere in campo con dei professionisti, o presunti tali. Una carriera che, non solo a causa dell'età del Picciarelli, ma anche delle scarse qualità tecniche messe in mostra, sembra destinata ad essere iniziata e finita ieri. Per lui un'occasione persa: la visibilità, se c'è stata, è destinata a passare (specie quando mancano i presupposti), mentre la dignità sarebbe rimasta, anche nell'anonimato. Sic transit gloria mundi.
Qui un nuovo capitolo della triste telenovela:
Quattro su otto di coloro che sono scesi in campo con la maglia della Pro Piacenza non erano regolarmente tesserati: emiliani fuori dal campionato, il Cuneo perde altri tre punti
Samuele Mattio
CUNEO cuneo - calcio - serie C - Giovani - Paschiero - Pro Piacenza - Dignità - Ragazzini - Tesserati - Presenza - Venti a zero