Dagli allenamenti con Totti e De Rossi alle sedute alle 6 del mattino a Cipro: l'intervista a Mattia Cinquini
Il calciatore cuneese racconta la sua carriera, tra la Svizzera, Malta e Cipro. Nella prossima stagione sarà all'Ayia Napa: "Felice del mio percorso, giocare all'estero ti arricchisce"Ai tempi della Roma, quando da giocatore della Primavera era aggregato alla Prima Squadra, Totti e De Rossi erano suoi compagni di squadra e Spalletti era l’allenatore. “Tutti umilissimi. E Pizarro stravedeva per me”, racconta Mattia Cinquini, cuneese di 33 anni con una storia particolare, differente da quella di tanti altri ragazzi italiani con il sogno di sfondare nel mondo del calcio. Svizzera, Malta, Cipro: qui Mattia, di ruolo difensore centrale, ha costruito la sua carriera da giramondo del pallone, che lo ha portato a collezionare circa 350 partite da professionista, realizzando 15 reti e incrociando nel suo viaggio giocatori del calibro di Senad Lulic, Diego Leon, Fernando Cavenaghi, Djibril Cissé, o allenatori come Vladimir Petkovic, Alberto Cavasin e Manuele Blasi.
Giovanili della Juventus, poi a 16 anni la prima esperienza all’estero: Bellinzona, serie B svizzera. Allenatore: Vladimir Petkovic, che qualche anno dopo avrebbe fatto parlare di sé alla Lazio e poi con la Nazionale svizzera. Quindi la chiamata della Roma, in una Primavera con Bertolacci e Florenzi, la Prima Squadra con tanti campioni e un brutto infortunio al ginocchio prima del possibile esordio. Ancora la Svizzera, tra A e B, la scoperta di Cipro (“Il posto più bello dove sono stato, con una qualità della vita altissima”) e la parentesi a Malta. La scorsa stagione è stato al Rapperswil Jona, nella serie C svizzera. La prossima sarà di nuovo a Cipro: tornerà all’Ayia Napa, dove è già stato, per provare l’assalto alla promozione nella massima serie.
Mattia, partiamo dalla scelta di tornare all’Ayia Napa.
“Sono molto contento. Quando mi hanno chiamato, ho colto subito al volo l’opportunità di tornare. L’Ayia Napa gioca in serie B, ma è una società ambiziosa che l’anno prossimo ha l’obiettivo di provare a salire nella massima serie. E poi a Cipro si sta benissimo”.
In effetti non sembra male come posto per giocare a calcio…
“È il posto più bello dove sono stato. La qualità della vita è altissima, c’è un mare bellissimo e c’è sempre il sole. La gente è accogliente e disponibile: mi sono innamorato di questa isola. Anche se...”.
Anche se?
“Fa davvero caldissimo, e soprattutto in estate è molto difficile allenarsi e giocare. Pensa che tra qualche giorno, quando inizierò la preparazione, l'allenamento del matino sarà alle 6,15. Dopo fa troppo caldo".
Come vivono il calcio i ciprioti?
“Sono malati di calcio. Non c’è bar o ristorante che non abbia un maxi schermo per vedere le partite. Una volta ho fatto gol in un derby, la sera sono andato al ristorante e quando sono andato a pagare ho scoperto che lo avevano già fatto i tifosi. Poi però un’altra volta, quando il derby lo abbiamo perso, gli stessi tifosi hanno dato fuoco ad alcune macchine. Diciamo che sono molto caldi e vivono il calcio in maniera davvero intensa”.
Parlando invece della scorsa stagione al Rapperswil Jona, in Svizzera, come la giudichi?
“È stata un’ottima stagione. Con me giocava anche l’ex Inter, Palermo e Novara Bolzoni. Siamo arrivati fino allo spareggio per raggiungere la serie B, ma purtroppo lo abbiamo perso”.
Cosa ti ha portato a cercare fortuna e poi proseguire la tua carriera all'estero?
“Alla Roma, dopo un brutto infortunio al ginocchio, ho capito che avrebbero puntato su altri e ho deciso di tornare in Svizzera. È cominciato tutto così. Poi mi hanno chiamato a Cipro a 24 anni e ho scoperto un posto bellissimo per giocare a calcio. Diciamo che all’estero avevo opportunità di giocare a determinati livelli, magari provando anche a raggiungere la qualificazione alle coppe europee, anche se non ce l’ho mai fatta. Non nascondo che anche economicamente ne valeva la pena, oltre all’arricchimento a livello personale e culturale. È bello scoprire posti e culture differenti e imparare lingue nuove, anche se ammetto che il greco non riesco a parlarlo, è troppo difficile (ride, ndr). Nelle squadre si parla soprattutto l’inglese”.
Mai avuto offerte dall’Italia? Magari dal Cuneo?
“Delle offerte sono arrivate negli anni. Qualcosina dalla B, molto dalla C. Ma come ho detto, avevo stimoli che in Italia non avrei avuto e ho deciso di stare all’estero. Dal Cuneo non è mai arrivata nessuna chiamata. Altrimenti, negli anni della C, sinceramente ci avrei pensato molto seriamente. Però c'è anche stata una parentesi di qualche mese all'Olmo, in Eccellenza, quando ero fermo da un po' e dovevo attendere la fine della stagione”.
Hai qualche rimpianto o sei felice della carriera che hai fatto?
“Di rimpianti non ne ho, sono molto felice di quello che ho fatto. Certo, il pensiero di come avrebbe potuto essere la mia carriera se non avessi avuto quell’infortunio al ginocchio quando ero alla Roma e avrei potuto esordire, qualche volta l’ho fatto”.
Com’era allenarsi e avere a che fare tutti i giorni con quei campioni?
“Erano incredibili. Quella Roma era davvero forte: c’erano Totti, De Rossi, Pizarro, il brasiliano Mancini, Taddei. In allenamento facevano cose pazzesche. Totti magari non lo vedevi per tutto l’allenamento, poi ti faceva un colpo che ti lasciava a bocca aperta. De Rossi si allenava sempre a mille, era un esempio per tutti, mentre Spalletti è esattamente come lo vedete in tv, con un gran rapporto con i giocatori. Poi c’era Pizarro che stravedeva per me. Erano grandi giocatori, ma anche persone davvero alla mano e molto umili. Nella mia carriera ho capito che più sali di livello, e più i giocatori sono umili. Spesso i più presuntuosi li trovi nelle categorie minori”.
Quali sono i giocatori più forti con o contro i quali hai giocato?
“Escludiamo le giovanili e la Roma, direi (ride, ndr), perché in quella Roma Primavera c’erano Florenzi, che pensa, giocava pochissimo, e Bertolacci. E nella Juventus ero insieme a Immobile. In Svizzera ho giocato con l'ex capitano della Lazio Lulic e con Aimo Diana, a Cipro ho avuto come compagno Diego Leon, numero 10 spagnolo ex Real Madrid e Las Palmas. Mentre come avversari i più forti attaccanti che ho affrontato sono l'ex Nazionale argentino Fernando Cavenaghi, a Cipro, e l'ex Lazio Djibril Cissé, in Svizzera”.
Calcisticamente, che differenze hai trovato all’estero rispetto all’Italia?
“Secondo me all’estero c’è più meritocrazia. In Italia, più che altrove, a volte la meritocrazia manca e ci sono altri interessi che prevalgono: promesse di procuratori o dirigenti poi non mantenute e cose simili. Situazioni non belle che ho visto verificarsi anche nelle giovanili e che mi pare che all'estero accadano meno”.
In conclusione, cosa c’è nel tuo futuro?
“Con l’Ayia Napa ho due anni di contratto, poi valuterò. Sicuramente, mi piacerebbe fare ancora una stagione nella serie A cipriota e chiudere la mia carriera in Italia, magari vicino a casa. Poi credo che rimarrò nel mondo del calcio, dove sono da quando ho 6 anni. Mi viene difficile vedermi in un altro contesto. In che ruolo, devo ancora capirlo, ma al momento credo più da direttore sportivo che da allenatore”.
Gabriele Destefanis
CUNEO calcio - mattia - cinquini