'La vittoria nei Mondiali del 2006 un disastro per il pallone italiano'
Al Festival della Tv e dei Nuovi Media di Dogliani si è parlato di 'Rinascimento del calcio italiano' con Evelina Christillin, Crosetti, Uva e CostacurtaDalla mancata qualificazione ai Mondiali al discusso “Var”, dai provvedimenti per “ricostruire” il calcio italiano al ruolo che questo sport riveste nella società italiano. Di questo e di tanto altro si è parlato oggi, venerdì 4 maggio, in uno degli incontri della seconda giornata del Festival della Tv e dei Nuovi Media a Dogliani. Ospiti d'eccezione Michele Uva (vicepresidente Uefa), Alessandro Costacurta (storico difensore del Milan e della nazionale azzurra, oggi sub commissario straordinario Figc) ed Evelina Christillin (rappresentante femminile Uefa nel consiglio Fifa): a moderare l'incontro – dal titolo “Il Rinascimento del calcio italiano” - il giornalista de “La Repubblica” Maurizio Crosetti.
Ha aperto il dibattito Evelina Christillin: “La mancata qualificazione al Mondiale deve essere un punto di ripartenza per il nostro movimento. Quando a dicembre ero presente ai sorteggi per i Mondiali in Russia, tutti i delegati delle altre nazioni venivano a dirmi quanto dispiacesse loro disputare un campionato del mondo senza l'Italia. Siamo un paese che rappresenta l'11% del fatturato della Fifa: con tutto il rispetto per gli altri paesi, siamo una realtà molto importante nel pianeta calcio e dobbiamo “riprenderci” il nostro ruolo”. E non si parla solo di risultati: il calcio è inclusione sociale, è fondamentale per la formazione dei giovani, è innegabilmente una parte importante della nostra società”.
Michele Uva, nella doppia veste di direttore generale Figc e vicepresidente Uefa, si è invece soffermato sulle “ricette” per far “rinascere” il pallone italiano: “Il ciclo dello sport è un ciclo a medio-lungo termine: ciò che seminiamo oggi darà frutti tra 7-8 anni, non dobbiamo pensare di risolvere tutto in pochi mesi. Per l'Italia la vittoria del Mondiale del 2006 dal punto di vista di impatto programmatico è stata un disastro. Il Coni ha dato 50 milioni di euro in più l'anno al movimento calcio, gli sponsor abbondavano, ma l'Italia non ha investito e si è “specchiata”. Insomma, una volta vinto il Mondiale ci siamo adagiati e non abbiamo seminato. Dobbiamo ripartire dalla responsabilità sociale che il calcio ha nel nostro paese, dagli investimenti sui giovani e dalle infrastrutture. C'è del buono in ciò che stiamo seminando oggi, non dimentichiamo che abbiamo cinque nazionali giovanili qualificate per finali europee”.
Immancabile, per “Billy” Costacurta, la domanda sul prossimo Ct della nazionale, che andrà a prendere il posto di Giampiero Ventura: “E' importante partire dalle basi, ma anche i vertici non sono da meno: anche l'allenatore della nazionale è una parte importante della rinascita, ma io non credo sia un problema. Abbiamo la fortuna di averne almeno 4-5 di altissimo livello, riconosciuti in tutta Europa, che ci hanno dato la disponibilità, tra una settimana lo annunceremo. Roberto Mancini è tra questi, ma per il momento non possiamo avvicinarci a tecnici sotto contratto. Dopo il 2006 le nostre concorrenti sono cresciute, noi no: dobbiamo imparare dai nostri errori. Il problema è che nel calcio tutti vogliono risultati immediati. Noi nel 2020 ospiteremo inoltre 4 gare dell'Europeo “itinerante”. L'anno prossimo poi ospiteremo l'Europeo Under 21: è un'altra occasione per ripartire. Una parte importante nel rilancio del calcio italiano l'avrà il calcio femminile: 23 mila iscritte sono ancora poche, dobbiamo crescere. I maschi sotto i 18 anni tesserati sono più di 800 mila”.
Il dibattito ha poi toccato i temi dei Centri Federali Territoriali, dai quali si intende ripartire per la formazione dei giovani, del “Var”, con l'apertura di Uva all'inserimento anche nelle Coppe Europee, del ruolo educativo e di responsabilità sociale che il calcio riveste in Italia. Tanta carne al fuoco, insomma, per gli appassionati di calcio presenti a Dogliani.
a.d.
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