Mentre il Cuneo riaccende i motori la cricca di “Re Mida” Lamanna ne fa fuori altre due
Il procuratore genovese e i suoi amici non hanno perso il tocco. In questa stagione si sono mossi tra Livorno e Carpi: ecco com’è andataÈ oramai passato qualche mese dall’ultima volta in cui abbiamo dato notizia delle avventure dell’ex proprietario del Cuneo Roberto Lamanna, tornato in pista a inizio stagione come ‘consulente calcistico’ per una banca veronese. Ricordando ciò che avvenne dalle nostre parti qualche estate fa, quando il procuratore genovese si presentò in rappresentanza di una presunta cordata di imprenditori indiani, divenne l’azionista di maggioranza dei biancorossi e fallì con oltre 2 milioni di debiti, in quel di settembre buttammo un occhio su ciò che accadeva dalle parti di Livorno e Carpi, in particolare nelle sedi delle loro società di calcio, dove il Nostro era stato avvistato a più riprese. Unendo i puntini e indagando sui protagonisti delle vicende societarie tra l’Emilia e la Toscana, avevamo disegnato uno scenario piuttosto cupo per il futuro delle due compagini di Serie C, arrivando a chiederci “A Carpi e Livorno verrà proiettato il film già visto a Cuneo?”. Ci abbiamo preso.
Il presidente di Banca Cerea Mastena, che tanto si era speso per ‘riabilitare’ la figura del procuratore genovese e che si era impegnato per finanziare l’acquisizione delle due società da parte di due ‘cordate’ di imprenditori, è stato silurato senza troppi complimenti dal gruppo Iccrea Banca insieme al suo vice e al Consiglio di amministrazione. Finanziare acquisti società di calcio (una toscana e l’altra emiliana) non rientra nella tipica ‘mission’ di una banca locale veronese, ma se vogliamo questa è stata una vicenda quasi normale rispetto all’ottovolante su cui sono saliti i tifosi del club, in particolare quelli amaranto. Non ripercorriamo tutte le vicende che hanno accompagnato la travagliata stagione labronica, né faremo riferimenti a ciò che è accaduto in quel di Carpi, ma per chiudere il cerchio e farla breve registriamo che ieri l’altro, giovedì 15 luglio, il Consiglio Federale che si è riunito a mezzogiorno ha dato ragione a quanto aveva già deliberato la Covisoc: Il Carpi - in buona compagnia con Chievo Verona, Novara, Casertana, Paganese e Sambenedettese - non ha i requisiti per prendere parte alla prossima stagione e quindi saluta il professionismo. A Livorno invece mancano cinque giorni alla data in cui verranno sepolti 106 anni di storia. La società, in liquidazione, è farcita di debiti (pare il passivo arrivi a 4 milioni) e in giro non sembrano esserci romantici benefattori che vogliano trainare la barca fuori dal vortice.
“Un indizio è un indizio, due sono una coincidenza, tre diventano una prova” sosteneva la maestra del giallo Agatha Christie. Qui siamo decisamente oltre: ci troviamo di fronte a un Re Mida che fa fallire tutto quel che tocca. Non siamo così ingenui da pensare che tutto ruoti intorno al solo Bobo Lamanna: i protagonisti di queste vicende sono tanti e nel calcio non ci sono vergini. Tanti sì, ma sempre gli stessi (rimandiamo ancora una volta all’articolo succitato per eventuali approfondimenti). È mai possibile che né la giustizia ordinaria né quella sportiva riescano a intervenire nei confronti di quello che oramai è un vero e proprio protocollo per far fallire le società? Chi ha interesse affinché tutto questo continui, con gravi perdite non solo sportive, ma anche e soprattuto patrimoniali?
Oggi il Cuneo, archiviate le due stagioni a cavallo tra Terza e Seconda Categoria, è ripartito dall’Eccellenza con un nuovo nome “Cuneo Olmo 1905” e una nuova società, ma gli strascichi del passaggio della banda Lamanna in città restano. II conto resta da pagare.
Samuele Mattio
CUNEO Cuneo Calcio - fallimento - roberto lamanna