Tennis, quell'estate del 2018 in cui Sinner giocò a Cuneo: "Umile ed educato, ma in campo una macchina"
Il campione dell'Australian Open partecipò al torneo ITF, battendo il cuneese Gola al primo turno. I ricordi di chi ebbe modo di conoscerlo: "Aveva già una testa differente"Umile, educatissimo, simpatico e sul campo una macchina. Così viene descritto Jannik Sinner da chi ha avuto modo di conoscerlo qualche anno fa a Cuneo. Sì, perché forse in molti non lo sanno, ma il fresco vincitore dell’Australian Open, il primo tennista italiano ad esserci riuscito, partecipò nell’estate del 2018 al torneo da 15.000 dollari ITF al Country Club di Cuneo. Aveva 17 anni e già qualche occhio addosso, anche se in pochi si sarebbero aspettati di trovarlo così in alto poco più di cinque anni dopo. Il giovanissimo Jannik affrontò nel primo turno il cuneese Andrea Gola (con cui peraltro tuttora c’è un rapporto di amicizia), suo coetaneo. Entrambi classe 2001, diedero vita ad una partita entusiasmante che l’altoatesino, dopo aver perso il primo, vinse solo al terzo set al termine di oltre 2 ore e mezza di battaglia. 4-6 6-4 6-4 il punteggio in favore di Sinner, che però non riuscì ad arrivare fino in fondo in quel torneo, vinto da un altro giocatore che adesso è “arrivato”, l’argentino Tomas Martin Etchverry, attualmente numero 28 del mondo.
Ma tornando a Sinner e a quell’estate del 2018, al Country Club in tanti lo ricordano. E tutti, da allora, fanno un tifo ancora più speciale per lui: “Prima di quell’ITF, era venuto a giocare un altro torneo Open natalizio che avevamo organizzato qui nel nostro circolo, che vinse - racconta Alberto Maniscalco, segretario del Country Club e direttore di quelle competizioni -. Da quel momento, Cuneo lo ha un po’ adottato. Qui si ferma tutto quando gioca lui, alcuni soci continuano a seguirlo con una passione particolare dopo averlo visto da vicino. Domenica per seguire la sua partita abbiamo fatto di tutto: c’era un torneo, ma cercavamo di spostare le partite per poter continuare a vedere il suo match. Che ricordi ho di lui? Di un ragazzo solare e anche simpatico, che fuori dal campo rideva e scherzava. Il rapporto di amicizia che aveva con Gola ci aiutò ad entrare maggiormente in confidenza con lui, che qui a Cuneo si è sempre sentito a suo agio”. In campo, invece, si trasformava: “Era una macchina. Non tanto e non solo per quello che faceva vedere, ma per quanto stava sul campo e per come lavorava. Che della sua generazione fosse il più bravo in Italia, lo pensavamo tutti, ma che potesse diventare così forte arrivando a vincere uno Slam, sinceramente no”.
Un concetto confermato da Davide Bima, conosciuto nel mondo della pallavolo come direttore generale di Cuneo Volley, ma anche attivo nell’ambito tennistico per essere manager di alcuni giocatori, tra cui lo stesso Andrea Gola e Massimo Giunta: “Si parlava del fatto che potesse arrivare ad alti livelli, anche perché ci stava investendo uno come Riccardo Piatti, e qualcosa significa. Ma che potesse raggiungere così in fretta questi livelli, non so in quanti potessero prevederlo”. Anche Bima era presente a quel torneo del 2018 in cui Sinner affrontò Gola: “Bravissimo ragazzo, molto umile ed educatissimo. E soprattutto già concentratissimo sui suoi obiettivi e con una testa differente. Ricordo che una sera eravamo a cena sulla terrazza del Country. C’era anche Piatti, lui alle 21 arrivò e gli disse: ‘Devo andare, domani ho un altro match, devo prepararmi’ . Questa cosa mi impressionò, più ancora degli aspetti tecnici. Ha una cultura del lavoro e una volontà di migliorarsi sempre che altri non hanno e che gli hanno consentito di arrivare dov'è adesso”. Tra i segreti c’è anche una squadra che lavora con lui di assoluto livello. A partire dal coach Simone Vagnozzi, che Bima conosce bene: “Anche lui persona eccezionale. Credo che attualmente, per la capacità di instaurare un certo tipo di rapporto umano con il giocatore, sia il numero uno al mondo. E anche tecnicamente è tra i top. Con Sinner ha fatto un lavoro incredibile, riuscendo a trovare un feeling pazzesco, anche grazie all’aiuto di un guru del tennis come Cahill”.
Gabriele Destefanis
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