Calcio, la lettera di Boloca a "Cronache di Spogliatoio": "Quel calcetto con Romani mi ha cambiato la vita"
Il centrocampista del Sassuolo racconta di come qualche anno fa è approdato al Fossano, in serie D, trampolino di lancio per arrivare in serie A da protagonista“Fedele al quartiere”. Si intitola così la bellissima lettera scritta per "Cronache di spogliatoio" da Daniel Boloca, lanciato dal Fossano in serie D qualche anno fa e oggi titolare in serie A con la maglia del Sassuolo, con cui recentemente ha anche festeggiato il primo gol nella massima serie, contro il Bologna. “Mi chiamo Daniel Boloca e tre anni fa giocavo in Serie D. Oggi sono in Serie A e ho appena segnato il mio primo gol”: questo l’inizio di un racconto emozionante, con ricordi e aneddoti gustosi, del percorso che ha portato un ragazzo con talento, ma troppo gracile per essere preso in considerazione a certi livelli, a diventare uno dei centrocampista più promettenti del calcio italiano.
Dalla merenda preparata dalla madre del suo amico Federico Gatti (un altro che ha fatto tanta gavetta prima di arrivare) alle tante porte in faccia prese, passando per quel “follow” su Instagram di Alvaro Morata che lo ha fatto invidiare da tutti i suoi amici, fino alla partita di calcetto con Riccardo Romani che, forse, gli ha cambiato la vita. Sì, perché Daniel, quando parla dell’esperienza a Fossano, la definisce “la svolta della mia cariera”. Arrivata quasi per caso: “Nel 2019 mi avevano chiamato per una partitella ed era presente anche Riccardo Romani, capitano del Fossano. Appena mi vide, chiamò il suo allenatore Fabrizio Viassi: ‘Mister, c’è uno che devi assolutamente vedere. Dobbiamo prenderlo’”. Di quell’anno in Granda per lui importantissimo Boloca ricorda anche una partita speciale, contro il Verbania del suo amico Federico Gatti, oggi difensore della Juventus, match in cui andò anche in gol. Dopo quella grande stagione, ecco la chiamata dalla serie B dello Spezia, quindi arriverà il Frosinone, una promozione in serie A da protagonista e l’approdo al Sassuolo, dove oggi è un punto fermo.
Nella lettera Boloca torna anche sugli anni nel settore giovanile della Juventus e di quella volta in cui ricevette i complimenti, e l’attenzione social, di Alvaro Morata: “Quel giorno c’erano diversi infortunati in Prima Squadra e chiamarono alcuni ragazzi degli Allievi per fare delle partitine 3 vs 3. Ero contro Morata e Barzagli. A un certo punto mi inventai un gol nella porticina con un colpo suola-tacco clamoroso. Álvaro rimase impressionato, mi prese da parte e iniziò a riempirmi di domande, mi chiese quanti anni avessi perché neanche lui credeva che fossi così grande! Mentre tornavo a casa, mi accorsi che aveva iniziato a seguirmi su Instagram. I miei compagni mi scrivevano: ‘Hai visto? Pazzesco! Morata ha iniziato a seguirti! Ma cosa è successo?!’”.
Nella storia raccontata da Daniel ci sono anche le tante difficoltà prima di emergere nel grande calcio, e la tentazione, ad un certo punto, di mollare tutto: “Non ero pronto per fare il calciatore. Nelle giovanili della Juventus, quelli della Primavera scherzavano: ‘Tu non sei del 1998, sei del 2006!’”. Poi l’avventura in cerca di fortuna in Repubblica Ceca e in Slovacchia, il ritorno in Italia e le “porte in faccia” prima di trovare la sua strada. Boloca, nato in Italia da genitori rumeni, parla anche della convocazione con la Nazionale della Romania, per la felicità di mamma e papà (“era un’occasione unica e loro erano troppo contenti, così ho accettato”). Meno della sua, che si è reso subito conto dell’errore (“non capivo niente, io sorridevo e annuivo come uno stupido”) e un mese dopo, quando è arrivata la chiamata della Nazionale italiana di Mancini per uno stage, non ha avuto dubbi: “Ero al settimo cielo, accettai e capii quale sarebbe stato il mio destino”.
La lettera di Boloca si chiude con il presente, che significa Sassuolo, con cui ha realizzato il sogno di giocare a San Siro contro l’Inter: “Dopo la partita, mister Dionisi mi ha battuto il cinque: ‘Noi veniamo dal basso e non possiamo mollare mai. Dobbiamo confermarci, perché è un attimo fare l’ascensore. Per l’atteggiamento che hai, non ho timori’. Per questo, appena ho segnato il mio primo gol in Serie A, sono corso ad abbracciarlo”.
Qui la lettera di Boloca su "Cronache di spogliatoio".
Redazione
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