Cia Cuneo: Luca Marenco è il nuovo presidente dei giovani imprenditori dell’organizzazione agricola
È titolare di un’azienda vitivinicola a Barolo, che produce 30 mila bottiglie all’anno di rossi pregiati della Langa e la chicca del bianco Nas-cëtta del Comune di NovelloArrivando da Narzole, poco prima di Vergne, nel Comune di Barolo, svoltando a destra si sale verso località Bergera. Lungo il ripido percorso lo sguardo cade sul maestoso paesaggio dei vigneti che, seppure ancora in “letargo”, regalano uno spettacolo emozionante. Ulteriormente impreziosito dalla luminosa giornata di sole. Quasi al termine della strada c’è l’azienda vitivinicola di Luca Marenco, 31 anni, diploma di agro-tecnico. La gestisce dal 2016. Lo aiutano, come coadiuvanti, papà Giancarlo e mamma Emma, poi alcune persone di una cooperativa con contratto stagionale a seconda delle necessità lavorative. La moglie, Francesca, ha un’altra occupazione. L’attività ha radici lontane: nata con i bisnonni di Luca, Francesco e Carolina, è proseguita con i nonni, Attilio e Antonina, e dopo attraverso i genitori. Ma l’azienda, fino al suo ingresso, ha sempre coltivato solo i vigneti, vendendo direttamente l’uva. Lui ha dato la svolta, iniziando in modo graduale la trasformazione dei preziosi grappoli in vino. Prima nella cantina affittata da un collega, dopo in quella di proprietà costruita accanto all’abitazione. Adesso la struttura conta 10 ettari di vigne distribuite per la maggior parte nei Comuni di Barolo e Novello, con alcuni appezzamenti a Farigliano, Narzole e Castiglione Tinella. E produce 30 mila bottiglie l’anno tra Barolo, Nebbiolo Langhe, Barbera e Dolcetto di Alba, ai quali si aggiunge la chicca del Nas-cëtta: vino bianco che nasce dall’omonimo e particolare vitigno coltivato quasi unicamente nel Comune di Novello. Smercia il 70% del vino in Europa, Stati Uniti e Canada, il resto nel punto vendita dell’azienda e ai ristoranti della zona.
Come si ottiene la qualità? Luca: “Il 95% del vino lo si fa in vigna, attraverso l’uva sana ottenuta nel rispetto della vite, del terreno in cui cresce e dell’ambiente che sta attorno. Se non si cerca la qualità in vigna, non si può avere la qualità del vino. È tutto un susseguirsi di anelli intrecciati in una grande catena, di cui fa parte anche il lavoro in cantina, che dà vita a quel prodotto nel bicchiere. Dietro ogni bicchiere di vino c’è una storia da raccontare e da ascoltare. Però, soprattutto chi fa il nostro lavoro deve essere consapevole, attraverso scelte sostenibili nei confronti della natura, di costruire sul proprio terreno il bene o il male di quanto ci circonda”.
La scelta di Luca
Dice: “Già solo coltivare l’uva - che ho visto praticare dai miei nonni e genitori - mi ha sempre appassionato. Con il momento unico e magico della vendemmia che la sera, dopo la raccolta dei grappoli, si trasformava in una grande festa di famiglia. Mi ritengo fortunato ad aver vissuto quel periodo. Ora non esiste più. Però, anche grazie a quel ricordo, ho avuto lo stimolo di mettermi in gioco e di continuare l’attività. Innovandola e adeguandola ai tempi, ma restando con i piedi per terra e legato agli insegnamenti e alle tradizioni di chi mi ha preceduto nel lavoro. Inoltre amo profondamente questo territorio, nel quale sono nato. A distanza di sei anni dall’apertura dell’azienda, pur, come tutti, con l’arrivo del Covid, che ha condizionato l’attività, giorno dopo giorno, passo dopo passo, mi ritengo molto soddisfatto della scelta fatta e non tornerei più indietro”.
Presidente dei giovani imprenditori Cia Cuneo
Luca Marenco è stato eletto alla guida dei giovani imprenditori Agia della Cia di Cuneo nell’assemblea del 15 gennaio 2022, quando sono stati rinnovati i vertici provinciali dell’associazione agricola. Aveva già ricoperto il ruolo di vicepresidente nei quattro anni precedenti, quando a guidare l’organismo c’era Marco Bozzolo.
Sottolinea Luca: “Si tratta di una bella soddisfazione. Mi auguro, con l’aiuto di tutti, di svolgere al meglio il compito. Anche perché la Cia è una grande famiglia nella quale ogni problema si discute e poi, insieme, si trova la quadra per risolverlo. Da quando faccio parte dell’organizzazione, nel 2016, è sempre andata così. Non si è mai mosso il singolo imprenditore da solo, ma un movimento di persone associate che ha ottenuto molti risultati concreti utili all’intera comunità agricola della provincia. Insieme si può costruire tanto”.
L’obiettivo principale del suo mandato? “Cercare la strada per ridurre la burocrazia, diventata asfissiante e macchinosa soprattutto per i piccoli imprenditori che non possono tenere sotto controllo ogni cosa oppure permettersi dei dipendenti impegnati a seguire le pratiche. Oggi servono troppe autorizzazioni, spesso simili, da troppi Enti diversi. E a volte, dovendo aspettare dei tempi lunghi per ottenerle, perdi il treno e l’opportunità di investire”. Ma non solo? “Mettere la mia esperienza al servizio di altri giovani che intendano aprire un’azienda agricola e provare a trasmettere loro la passione e il credere in questo mestiere. Raccontando sempre ai consumatori-clienti la storia del prodotto in vendita, perché solo così si riesce a renderli partecipi dell’impegno, della passione, del rispetto verso la terra e l’ambiente che c’è dietro al nostro lavoro”. Cosa significa essere giovani imprenditori? “Credere in quello che ci hanno insegnato i nonni e i genitori e in ciò che si fa giorno dopo giorno. Anche se ci sono molte difficoltà da affrontare. Come i cambiamenti climatici. Dobbiamo sempre reinventarci, in quanto ogni annata è diversa dalla precedente. Ma la gestione di un’azienda va fatta attraverso il confronto continuo con gli altri colleghi. Il confronto è fondamentale, perché se viaggi da solo non combini nulla”.
Cosa serve a un giovane per avviare un’attività agricola? “L’appoggio economico è importante. Però, è soprattutto necessario quello morale da parte di chi ha sempre lavorato la terra. Obiettivo? Imparare ciò che di buono le generazioni prima delle nostre hanno da insegnarci, cercando, allo stesso tempo, di capire come migliorare il proprio percorso. Perché non c’è niente di più sbagliato nel dire “abbiamo sempre fatto così”. Se rimani inchiodato alle tue idee non serve a nulla. E bisogna tenersi informati. Ogni giorno, infatti, ci sono pratiche agricole nuove e macchinari più moderni che producono un minor impatto ambientale. Quindi, mai smettere di essere curiosi, sperimentare e, ancora, confrontarsi. Riassunto in un concetto: “Piedi saldi per terra e testa che guarda avanti e, qualche volta, sogna”. Cosa devono fare le istituzioni? “Il radicale snellimento della burocrazia. E mettere in campo finanziamenti per promuovere la sicurezza sul lavoro”.
c.s.
BAROLO Cia