Dogliani capitale della tv porta sotto i riflettori la cucina piemontese
Il festival è anche l’occasione per far conoscere le tradizioni culinarie del territorio. Plin e bunet conquistano il pubblico: “Ma cosa vuol dire bagne ‘nt l’oli?”Radio Capital fa da sottofondo, insieme a qualche tuono lontano, al Festival della Tv di Dogliani, in programma fino a domenica 4 giugno. E mentre le campane suonano festeggiando due novelli sposi, gli incontri della mattinata iniziano. Al centro sempre i temi dell’informazione, attualità e intrattenimento. Ma l’evento non si limita a dibattiti e dialoghi, racchiude in sé anche molto di più. Si fa scrigno della cultura piemontese, cuneese in particolare.
In piazza Carlo Alberto è possibile pranzare e cenare accostando a uno spuntino veloce prima di assistere a un incontro una gustosa birra Baladin, marchio noto ormai fuori anche dalla provincia di Cuneo, o un buon bicchiere di Barolo o Dogliani. “Ma cosa vuol dire bagne ‘nt l’oli?” chiede un passante. Questi eventi sono un’importante occasione per far conoscere la cultura culinaria cuneese, spesso troppo poco apprezzata da chi non è originario del territorio. E il piccolo borgo di cinquemila anime nel cuore delle Langhe ha colto pienamente il valore di questo aspetto.
Tutti i bar e le osterie di Dogliani propongono battuta, salame, giardiniera, vitello tonnato come antipasti; plin e tajarin con sugo ai funghi porcini come primi. Per non parlare della carne e dei dolci. “Vorrei assaggiare qualcosa di tipico, ma cos’è il bunet?”, chiede un milanese doc. La buona cucina italiana è conosciuta in tutto il mondo, ma non le cucine di tutte le regioni sono note allo stesso modo. I cannoli siciliani non sono conosciuti come i brut e bun, tutti hanno già assaggiato i tortelli emiliani, ma quanti ricordano di aver mangiato i plin?
Tanti spettatori sono doglianesi, ma molti anche i turisti. Qualcuno viene dagli altri paesi del cuneese, altri dal resto d’Italia. La bellezza di poter svolgere festival come questo in piccole città risiede anche nel valore che i borghi sanno aggiungere a contenuti già di per sé di altissimo livello.
A volte occasioni come il Festival della tv hanno dei piacevoli “effetti collaterali” e diventano il pretesto per ricordare che anche la cucina piemontese esiste e vale la pena di essere provata.
Micol Maccario
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