La presbifagia: anziani e deglutizione
A tu per tu con la logopedista
Come in molti Paesi occidentali, anche in Italia la popolazione anziana è in netto aumento: gli ultrasessantacinquenni sono ormai quasi il 20% della popolazione totale.
Una corretta alimentazione influisce positivamente sullo stato di salute e sulla qualità della vita: ciò vale anche per gli anziani che, in ragione delle trasformazioni a cui l’organismo inevitabilmente viene sottoposto con l’avanzare dell’età, hanno particolari esigenze alimentari.
È fondamentale quando si parla di anziani e nutrizione fare riferimento alla presbifagia: la deglutizione nella persona anziana sana va incontro ad una naturale involuzione che può essere definita presbifagia primaria mentre con il termine di presbifagia secondaria o disfagia, vengono indicate le alterazioni della deglutizione che rendono difficoltoso o impossibile il transito dei liquidi o del cibo dalla bocca all’esofago che si verificano nell’anziano in seguito ad eventi patologici più frequenti in tali epoche di vita (es. ictus, morbo di Parkinson, demenza,ecc.) oppure come effetto collaterale di alcuni farmaci.
Il 45% degli anziani, in particolare tra il 40% e il 60% degli anziani residenti in case di cura o strutture assistite, riscontra una certa difficoltà nella deglutizione dovuta ad un indebolimento dei muscoli preposti alla masticazione e alla deglutizione, alla perdita di denti, alla ridotta produzione di saliva.
Quali sono i campanelli d’allarme di una possibile presbifagia?
Se si osservano:
- fuoriuscita di cibo dalle labbra;
- tosse dopo l’assunzione del cibo;
- voce rauca o velata o gorgogliante dopo la deglutizione;
- tendenza a tenere cibo o liquido in bocca per troppo tempo;
- modesto rialzo febbrile nelle ore successive al pasto.
Se l’anziano adotta le seguenti strategie:
- preferisce cibi che non richiedono una masticazione prolungata;
- necessita di tempi lunghi per alimentarsi;
- necessita di schiarirsi continuamente la voce.
Le conseguenze della disfagia nell’anziano sono molteplici: polmonite ab ingestiis, infiammazioni polmonari, malnutrizione, disidratazione che vanno a sommarsi ad uno stato di salute già fragile e precario. Ogni anno circa 10000 anziani muoiono per soffocamento da cibo e complicanze respiratorie.
Resta poi da considerare il fatto che per molte persone anziane il momento del pasto è un momento centrale nelle attività sociali e relazionali e che quindi i disturbi della deglutizione possono avere effetti negativi sulla qualità della vita e non solo sullo stato di salute e quello nutrizionale. È infatti sempre più chiara la relazione tra disfagia e riduzione di attività psicologiche e sociali e il conseguente peggioramento della qualità della vita come espressione di riduzione di autostima e sicurezza.
Qualora vengano osservati campanelli d’allarme è fondamentale segnarli al medico o allo specialista competente. CUNEO
Una corretta alimentazione influisce positivamente sullo stato di salute e sulla qualità della vita: ciò vale anche per gli anziani che, in ragione delle trasformazioni a cui l’organismo inevitabilmente viene sottoposto con l’avanzare dell’età, hanno particolari esigenze alimentari.
È fondamentale quando si parla di anziani e nutrizione fare riferimento alla presbifagia: la deglutizione nella persona anziana sana va incontro ad una naturale involuzione che può essere definita presbifagia primaria mentre con il termine di presbifagia secondaria o disfagia, vengono indicate le alterazioni della deglutizione che rendono difficoltoso o impossibile il transito dei liquidi o del cibo dalla bocca all’esofago che si verificano nell’anziano in seguito ad eventi patologici più frequenti in tali epoche di vita (es. ictus, morbo di Parkinson, demenza,ecc.) oppure come effetto collaterale di alcuni farmaci.
Il 45% degli anziani, in particolare tra il 40% e il 60% degli anziani residenti in case di cura o strutture assistite, riscontra una certa difficoltà nella deglutizione dovuta ad un indebolimento dei muscoli preposti alla masticazione e alla deglutizione, alla perdita di denti, alla ridotta produzione di saliva.
Quali sono i campanelli d’allarme di una possibile presbifagia?
Se si osservano:
- fuoriuscita di cibo dalle labbra;
- tosse dopo l’assunzione del cibo;
- voce rauca o velata o gorgogliante dopo la deglutizione;
- tendenza a tenere cibo o liquido in bocca per troppo tempo;
- modesto rialzo febbrile nelle ore successive al pasto.
Se l’anziano adotta le seguenti strategie:
- preferisce cibi che non richiedono una masticazione prolungata;
- necessita di tempi lunghi per alimentarsi;
- necessita di schiarirsi continuamente la voce.
Le conseguenze della disfagia nell’anziano sono molteplici: polmonite ab ingestiis, infiammazioni polmonari, malnutrizione, disidratazione che vanno a sommarsi ad uno stato di salute già fragile e precario. Ogni anno circa 10000 anziani muoiono per soffocamento da cibo e complicanze respiratorie.
Resta poi da considerare il fatto che per molte persone anziane il momento del pasto è un momento centrale nelle attività sociali e relazionali e che quindi i disturbi della deglutizione possono avere effetti negativi sulla qualità della vita e non solo sullo stato di salute e quello nutrizionale. È infatti sempre più chiara la relazione tra disfagia e riduzione di attività psicologiche e sociali e il conseguente peggioramento della qualità della vita come espressione di riduzione di autostima e sicurezza.
Qualora vengano osservati campanelli d’allarme è fondamentale segnarli al medico o allo specialista competente. CUNEO
La presbifagia: anziani e deglutizione