Al "Bonelli" di Cuneo una conferenza sulla situazione in Iran
Hanno preso parte all'incontro la dottoressa Erica Mattio, archeologa, antropologa e giornalista, e Afshim Allivand, giovane scappato dall’IranLunedì 30 gennaio al Bonelli di Cuneo i ragazzi dell’istituto e, in particolare, quelli delle classi 5°, hanno assistito a un incontro con la dott.ssa Erica Mattio, archeologa, antropologa, giornalista, viaggiatrice e sportiva piaschese di origine che lavora a Venezia, e Afshim Allivand, giovane scappato dall’Iran per non sottostare al regime e oggi felice di essere cuneese.
Ha introdotto la conferenza la prof.ssa Elena Giuliano, referente dell’iniziativa; ha iniziato la conferenza la dottoressa Erika Mattio (che si è collegata online) che ha passato più di un anno in Iran in qualità di studiosa di antropologia e di geo-politica e che su queste tematiche ha pubblicato i seguenti libri, “Pecore e Zafferano, memorie di viaggio in Iran”, “Le ultime carovane del sale, in viaggio fra cantieri, guerriglieri e litanie", nonchè molti articoli sull’argomento (“L’Iran e il velo: la voglia di democrazia passa dalle donne”). Al Bonelli, presente e disponibile a portare la sua testimonianza, c’era Afshim Allivand, il ragazzo iraniano fuggito nel 2016 dal regime teocratico e residente a Cuneo da alcuni anni.
Ma vediamo cosa ha raccontato la dottoressa Mattio ai giovani del Bonelli: "Ho trascorso molto tempo in Iran assaporando ogni suo contrasto, sentendomi a volte persiana, a volte turista, ma sempre accolta dal calore dei suoi abitanti. Dal 2017 ho viaggiato in tutto il Paese, per fare documentazione e ricerca: dalle montagne degli Assassini, alle acque del mar Caspio, dalle tradizioni bandarì del sud, ai bazar del confine armeno. Ho studiato l’Iran, la guerra civile in Etiopia e la presenza cinese nel corno d’Africa. Dopo la cacciata dello Scià, l’Iran è sotto embargo, per cui è isolato a livello internazionale. Questo ha agevolato il regime teocratico, che è riuscito a sottomettere tutta la popolazione, ridurre la libertà dei cittadini, impedire la comunicazione con il resto del mondo, applicare la censura su ogni forma di libertà espressiva. In Iran il ruolo fondamentale è quello del leader spirituale, una persona anziana che si fa vedere poco e di cui si sa qualcosa di più solo ultimamente in seguito alle manifestazioni giovanili popolari".
La dottoressa Mattio ha definito ciò che sta succedendo una proto-rivoluzione: secondo lei le attuali tensioni di piazza non porteranno subito alla democrazia perché la strada è ancora lunga e ci sono tanti altri interessi economico-politici da tenere in considerazione. Le manifestazioni giovanili potrebbero portare a un "sistema di scambi", nel senso che si potrebbe ipotizzare che il governo iraniano possa rivedere le proprie posizioni più intransigenti in cambio di una maggiore tranquillità da parte del popolo (che attualmente sta organizzando numerosi scioperi) e si potrebbe persino pensare a un suo futuro rientro nella NATO, dalla quale è uscito nel 2018. Certo, attualmente i ragazzi che vengono prelevati dalla polizia morale vengono picchiati, umiliati, spaventati, ma rispetto alle rivoluzioni giovanili del passato, questa è la rivoluzione della cultura contro l’ignoranza e contro l’oscurantismo culturale, pertanto col tempo è destinata a vincere, purtroppo i martiri saranno ancora molti.
Ecco perché è importante il ruolo dei media, perché solo mantenendo alta la soglia di attenzione su quello che sta accadendo, si potrà ottenere un risultato oggettivo, un piccolo passo verso la democrazia. Le persone in Iran sono sempre più attente a scambiare le informazioni, solo che avendo la censura non possono comunicare, se non con i social collegati con una vpn. Il Paese sta cercando la libertà con l’aiuto degli altri Paesi.
A questo punto il testimone è passato a Afshim Allivand, che è fuggito nel 2016 in modo illegale rischiando la propria vita per amore della libertà. Ecco il suo toccante racconto: "A 11 anni, a scuola, per un vestito ho preso uno schiaffo, avevo una maglia con scritto US army, espressione che era stata considerata irrispettosa. I giovani di adesso soffrono per colpa dei genitori, che non erano informati della democrazia e che nel 1979 avevano manifestato per portare il regime che oggi li opprime. Per questo studiare serve, perché solo la cultura può sconfiggere l’ignoranza. I giovani oggi muoiono perché non vogliono più essere messi a tacere: lo studio li ha resi cittadini consapevoli che il futuro è nelle loro mani e che solo con la libertà di espressione si può creare una democrazia attiva".
Afshin ha rischiato la vita cantando in Iran, ha cercato di combattere perché vedeva che le cose non erano al loro posto, andando avanti ha capito di essere un pericolo per la sua famiglia e per chi gli era intorno e ha preferito andarsene via. È venuto in Italia in modo illegale, pagando una cifra molto alta per un viaggio in cui ha rischiato la vita insieme ad altri 58 migranti, ha viaggiato in una barca per sette giorni in balia di scafisti crudeli e violenti che non hanno dato loro quasi nulla da mangiare e da bere. Una volta arrivato in Italia, solo lui e pochi altri hanno scelto di fermarsi, tutti gli altri sono andati negli altri stati europei. Dopo 18 mesi, finalmente, ha ottenuto il riconoscimento del diritto di asilo e oggi è ben inserimento nella realtà cuneese. I giovani in Iran stanno combattendo anche per i Paesi democratici perché la libertà di espressione è un diritto di tutti, non limitata a uno stato; la rivoluzione dei giovani iraniani è iniziata con il velo per le donne, ma si è estesa a tutta una generazione che non accetta più la violazione dei diritti umani, che è pronta a morire per la propria libertà. La Repubblica si basava su principi religiosi molto chiusi e ha usato un regime didattoriale per la loro propaganda. Ora è giunto il momento di voltare pagina.
Secondo Afshin il regime cadrà, perché non ha una base e i giovani non accettano la teocrazia dittatoriale del regime. Cosa possiamo fare in Italia come docenti e studenti per aiutare i giovani iraniani nella loro corsa verso la libertà? Bisogna parlare di ciò che sta succedendo, usare i social per dimostrare la propria solidarietà nei confronti dei giovani iraniani, perché l’opinione pubblica è un’onda che può distruggere l’omertà e il silenzio sotto cui per troppo tempo sono state fatte passare tante violenze. Erika Mattio ha scritto e pubblicato libri e articoli importanti sulla proto-rivoluzione in Iran, i ragazzi nel loro piccolo possono farlo condividendo semplici ma importanti hastag, come #womanfreedom #airiran #donnalibertà, oggi già molto diffusi. I social sono importanti per far sapere che ci siamo, con un click si sostiene tanto e il Bonelli, in questo, non si tira indietro!
c.s.
CUNEO Bonelli