Borgo San Dalmazzo, ecco i vincitori del premio "Gianfranco Bianco - Giornalista Junior"
Stasera in biblioteca le premiazioni del concorso dedicato alle scuole medie borgarine in memoria del compianto giornalistaSi sono svolte stasera, venerdì 31 maggio, presso la biblioteca “Anna Frank” di Borgo San Dalmazzo, le premiazioni del concorso “Giornalista Junior” dedicato alla memoria di Gianfranco Bianco. Con questa iniziativa ogni anno l’amministrazione comunale vuole ricordare il compianto giornalista Rai, nativo proprio di Borgo, scomparso nel 2016. Volto noto della Rai piemontese (ma non solo), Bianco era molto legato alla sua infanzia borgarina: a Borgo aveva anche dedicato il libro “Ai Tre Galli e dintorni”.
Il concorso era rivolto alle classi seconde dell’Istituto Comprensivo “Sebastiano Grandis”. Studenti e studentesse si sono cimentati, da soli o in gruppi, nella stesura di un testo partendo dalla seguente traccia: “‘In piedi quando entra il professore o il preside, per i saluti. Incarichi a turno per pulire la lavagna. Mai prendere la parola senza essere autorizzati, bensì alzare la mano ed aspettare l’assenso del professore’: questi sono alcuni ricordi di Gianfranco Bianco (dal libro ‘Un cronista sopra le nuvole’) della scuola ai suoi tempi. Attraverso il ricordo di quel mondo appartenuto anche ai tuoi nonni, recupera i loro ricordi, pensieri, racconti relativi alla scuola, alle regole e soffermati su questo particolare tesoro custodito nella loro memoria e poi immagina tu di vivere per un giorno in quella realtà, così lontana dal tuo mondo e racconta”.
La giuria tecnica era composta dai giornalisti Andrea Dalmasso (Cuneodice), Micol Maccario (Cuneodice e Domani), Cristina Mazzariello (TargatoCN), Teresita Soracco (La Bisalta) e Piergiorgio Berrone (La Guida). Alla cerimonia di premiazione erano presenti la sindaca di Borgo San Dalmazzo Roberta Robbione, l’assessora Michela Galvagno e la nipote di Gianfranco Bianco Ivana Lovera. C’erano inoltre Michele Ruggiero, ex giornalista Rai e collega di Bianco per molti anni, e Carlo Morra, amico d’infanzia che ha curato il libro “Un cronista sopra le nuvole” sulla vita del giornalista, edito da TEC (per la casa editrice era presente il titolare Marco Bertolino, che ha omaggiato una copia del volume a tutti i premiati)
Il primo premio è andato al lavoro realizzato da Alberto Caula, Emilie Revello e Nicoletta Rozio, della classe D. Sul secondo gradino del podio Arianna Renaudo e Denise Eassa Garnero, della sezione A. Terza Giulia Carletto della F. Menzioni speciali per i lavori di Nicola Piccolo e Pietro Caula (classe B), Alessandro Noè, Gabriele Garnero e Giorgio Messa (C) e Alessia D’Amico, Rania Goubial e Carlotta Serale (E).
Di seguito pubblichiamo integralmente il testo vincitore.
Giovedì 1° ottobre 1970
Caro diario,
siccome questa è la prima pagina che scrivo, ti parlerò un po’ di me: mi chiamo Amalia Mariotta, sono nata il 19 marzo 1959, ho undici anni e vivo nella campagna di Borgo San Dalmazzo con i miei nonni, i miei genitori, mio fratello e mia sorella.
Oggi dovrei essere a scuola come mio fratello soltanto che, dopo aver sostenuto l’esame di quinta elementare, i miei genitori mi hanno comunicato che avevano bisogno di me nei campi e che non avrei potuto proseguire gli studi. Quel giorno mi sono messa a piangere perché io avrei voluto continuare e andare alle medie. Purtroppo non ho potuto oppormi alle scelte fatte per me da altri e le decisioni degli adulti non si discutono.
La scuola mi piaceva tanto ed ero anche discretamente brava. Alle elementari ho cambiato maestra ogni anno, ma la mia preferita è stata la maestra Viola. Mi ricordo che lei ci aveva fatto fare una gita in orario extrascolastico: una domenica eravamo andati a Torino e mi ero divertita molto.
Le maestre delle elementari erano brave, ma anche parecchio severe con noi alunni e io avevo paura di loro, soprattutto quando si arrabbiavano. Una volta un mio compagno aveva risposto male e l’insegnante gli aveva lanciato il quaderno fuori dalla finestra e poi lo aveva anche castigato. Alle maestre noi dovevamo sempre dare del “lei”.
Siccome nella mia classe ero la più grande ed ero anche molto responsabile, la maestra mi affidava l’incarico di leggere la storia di Biancaneve ai miei compagni più piccoli: infatti la nostra classe era mista, c'erano alunni di età diversa, dalla prima alla quinta elementare. Mi è anche capitato di andare a scuola insieme a mia sorella! Le insegnanti ci davano anche un po’ di compiti da svolgere a casa, specialmente poesie da imparare a memoria. Tutti i giorni, tranne il giovedì, avevo lezione anche al pomeriggio e perciò, soprattutto d’inverno, mi portavo dei panini che mangiavo a scuola per non dover camminare al freddo e nella neve fino a casa. Anche perché le strade, da casa mia fino alla scuola, non sono asfaltate, attraversano la campagna e con il brutto tempo diventano fango puro! La mia scuola elementare era quella di Tetto Gallotto e si trova sullo stradone per Cuneo, a circa un chilometro da casa mia. L’anno scorso ho fatto l'esame di quinta: ero terrorizzata! Mi preoccupava sia la prova in sé, sia il fatto di dover andare in città, in centro Borgo, dove c’era molta più gente e io non mi sarei trovata per niente a mio agio, perché ero abituata ad andare alla scuola in campagna, dove eravamo in pochi. Durante l’esame ho dovuto affrontare diverse prove: il tema d’italiano, matematica, geografia, storia e scienze. Nonostante la paura me la sono cavata abbastanza bene e sono anche riuscita a prendere un ottimo voto.
Questi, però, ormai sono soltanto ricordi che confido alle tue pagine di carta, mio caro diario…
Oggi, purtroppo, mi è toccato svolgere alcune faccende domestiche, badare agli animali (mucche e galline) e andare a lavorare nei campi insieme ai miei genitori. Dopo mi hanno mandata a prendere l’acqua al pozzo che è in comune con tutto l’isolato: che fatica! Adesso mi sento davvero stanca. Del resto, a casa nostra funziona così: o obbedisci alle regole, o obbedisci alle regole, non c'è nessuna altra scelta. Se non obbedisci, gli adulti ti mollano due schiaffi e stai sicuro che non lo farai più una seconda volta! Io, però, cerco di comportarmi sempre bene, anche perché, se disobbedisco, poi mi sento tremendamente in colpa. L’unica regola che proprio non sopporto è quella di dover mangiare tutto ciò che si ha nel piatto. Bisogna mangiare quello che c’è in tavola, anche se spesso non mi piace. O si mangia quello, o niente altro! Ora, caro diario, ti saluto perché devo andare ad apparecchiare la tavola per la cena.
A domani,
Amalia
Redazione
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