Dalla Provincia parere favorevole alle fusioni Busca-Valmala e Saluzzo-Castellar
Continua la procedura per l’incorporazione di due Comuni piccoli con altrettanti più grandi. E’ la prima volta in provincia di CuneoPer la prima volta il numero dei Comuni della Granda potrebbe scendere da 250 a 248. Prosegue, infatti, l’iter burocratico sulla proposta di legge regionale di fusione per incorporazione del Comune di Valmala nel Comune di Busca e del Comune di Castellar nel Comune di Saluzzo. Anche la Provincia di Cuneo, durante il Consiglio provinciale di lunedì 8 ottobre presieduto da Federico Borgna, ha dato parere favorevole unanime ad entrambe le procedure, riconoscendo la volontà dei cittadini e del territorio già espressa con un referendum popolare.
Valmala e Castellar seguono la traccia già segnata da altre decine di Comuni italiani, piccoli o piccolissimi, che in Piemonte ed in altre Regioni si sono fusi, uniti o accorpati per contare di più, ottenere maggiori fondi e ridurre le spese. Si tratta di un’opportunità offerta agli enti locali per continuare a dare servizi di qualità ai cittadini e governare meglio il territorio. La legge prevede che siano fusioni spontanee e si mantengano le identità delle comunità che si uniscono.
A Valmala (50 abitanti) sarà garantita la presenza del municipio, del pro sindaco e di quattro consultori eletti tra i residenti, un’equa distribuzione delle risorse che deriveranno dalla fusione, il mantenimento di alcune peculiarità storiche, come l’uso dei boschi a pascolo e per la raccolta di legna. Anche Castellar in valle Bronda (300 abitanti) resterà “montano” mantenendo vantaggi come l’esenzione Imu per i terreni, agevolazioni fiscali e indennità, oltre a ricevere finanziamenti statali e regionali.
Al dibattito in Consiglio provinciale sono intervenuti anche il vice presidente Flavio Manavella e la consigliera provinciale Milva Rinaudo, entrambi favorevoli all’operazione. Quest’ultima ha ricordato che si è trattato di un “percorso nè semplice, nè scontato che ha visto la partecipazione diretta della popolazione. Una scelta coraggiosa – ha detto Rinaudo – per assicurare i servizi al territorio e mantenere l’autonomia. Unico punto generale di criticità: se le Unioni montane funzionassero bene non si arriverebbe alle fusioni”.
c.s.
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