'Di questi tempi la 'vocazione' provoca un certo effetto, ma la mia esperienza è molto comune'
L'intervista a Don Dario Ruà, nuovo sacerdote buschese che svolge servizio come vice-parroco a Bagnolo
A 25 anni Dario Ruà, originario di San Chiaffredo è “don Dario”: Monsignor Bodo lo ha ordinato sacerdote lo scorso 25 novembre nella Cattedrale di Saluzzo. Cerchiamo di conoscerlo meglio ponendogli qualche domanda.
Buongiorno Dario, raccontaci qualcosa di te prima dell’ingresso in seminario.
Sono cresciuto a San Chiaffredo, anche se le radici della mia famiglia sono in alta Val Varaita, qui ho frequentato le scuole elementari e tutto il percorso dell’iniziazione cristiana. Dopo le medie musicali a Busca, dove ho iniziato a suonare il violino, ho frequentato il liceo scientifico Peano di Cuneo. Di certo prima dell’inizio del Seminario due mie grandi passioni sono state la musica e lo sci.
In un periodo in cui le vocazioni sembrano venir meno fa sicuramente “effetto” la vocazione di un ragazzo giovane come te, raccontaci la tua esperienza.
E’ vero, di questi tempi, la “vocazione” provoca un certo effetto nelle persone. La mia esperienza è molto comune e credo di poter dire che nasce nella mia parrocchia di San Chiaffredo. Dopo la cresima come molti, ahimè, mi sono via via allontanato da quelle che erano le varie attività della Parrocchia. Pur continuando ha frequentare la Messa della domenica, ciò che avveniva lì non mi interessava più di tanto, percepivo che la mia vita “girava” in altri contesti. Ma ad un certo punto, sollecitato anche dal mio parroco, mi sono chiesto cosa volesse dire per me essere cristiano. Mentre mi ponevo questa domanda, per la prima volta, ho colto la fede non come una delle tante cose datemi dai genitori ma come una mia possibile scelta. Mentre la fede diventava sempre più una scelta per me mi sono via via reso conto che volevo dedicare sempre più tempo a tutto ciò, e da questo germoglio è nata la mia vocazione.
Come ha reagito la tua famiglia quando hai espresso la volontà di entrare in seminario?
Inizialmente con un po’ di freddezza, ma sempre lasciandomi la libertà di agire come credevo meglio. Con il tempo vedendomi sereno, hanno radicalmente cambiato il loro giudizio sul mio cammino, appoggiandomi e sostenendomi. Penso che la loro iniziale diffidenza fosse dovuta alla più che comprensibile paura per il mio futuro, ma ora posso dire che anche loro hanno camminato con me.
Cosa puoi dirci della tua esperienza in seminario e delle parrocchie in cui hai prestato e presti servizio?
I sei anni di Seminario sono stati una bellissima esperienza, in cui ho potuto mettermi in discussione e crescere. Lo studio della teologia, la preghiera, l’impegno in parrocchia e il crescere con dei fratelli come persona mi ha aiutato a prendere una decisione consapevole per la mia vita. Lo svolgere servizio in alcune parrocchie nel fine settimana, Costigliole e Venasca, mi ha aiutato a capire quale è la vita concreta del prete in parrocchia e aiutato da parroci davvero delicati nei miei confronti ho potuto imparare molto. Ora svolgo servizio come vice-parroco a Bagnolo, un’unità pastorale non piccola e dove c’è molto da fare.
Come hai vissuto l’ordinazione a diacono?
L’ordinazione diaconale è stata un momento molto intenso per due motivi, perché l’ho vissuta nella mia parrocchia di San Chiaffredo e perché ho saputo solo un mese prima che sarei stato ordinato. Molto intenso ma molto gioioso come momento.
L’ultimo “step” è stata l’ordinazione sacerdotale dello scorso 25 novembre. Come l’hai vissuta?E’ stato anche un momento di festa?
L’ho percepito come il coronamento del cammino vissuto, quindi ero davvero pieno di gioia. L’agitazione che sentivo dentro di me ha lasciato spazio alla profondità di quegli istanti. E’ stato davvero un momento in cui ho sentito il Signore vicino, e il suo fidarsi di me. Non posso negare poi che sia stato un momento anche di festa, la presenza della mia famiglia al gran completo, dei preti della diocesi di Saluzzo e di tanti arrivati anche da altre diocesi, degli amici ha reso questo passaggio della mia vita una festa. Mi hanno letteralmente abbracciato con tutto il loro affetto, e questo mi aiuta a intraprendere il cammino che si apre davanti a me. Perché se l’ordinazione è il coronamento del cammino vissuto è ancor più l’apertura sulla vita che mi sta davanti.
Buongiorno Dario, raccontaci qualcosa di te prima dell’ingresso in seminario.
Sono cresciuto a San Chiaffredo, anche se le radici della mia famiglia sono in alta Val Varaita, qui ho frequentato le scuole elementari e tutto il percorso dell’iniziazione cristiana. Dopo le medie musicali a Busca, dove ho iniziato a suonare il violino, ho frequentato il liceo scientifico Peano di Cuneo. Di certo prima dell’inizio del Seminario due mie grandi passioni sono state la musica e lo sci.
In un periodo in cui le vocazioni sembrano venir meno fa sicuramente “effetto” la vocazione di un ragazzo giovane come te, raccontaci la tua esperienza.
E’ vero, di questi tempi, la “vocazione” provoca un certo effetto nelle persone. La mia esperienza è molto comune e credo di poter dire che nasce nella mia parrocchia di San Chiaffredo. Dopo la cresima come molti, ahimè, mi sono via via allontanato da quelle che erano le varie attività della Parrocchia. Pur continuando ha frequentare la Messa della domenica, ciò che avveniva lì non mi interessava più di tanto, percepivo che la mia vita “girava” in altri contesti. Ma ad un certo punto, sollecitato anche dal mio parroco, mi sono chiesto cosa volesse dire per me essere cristiano. Mentre mi ponevo questa domanda, per la prima volta, ho colto la fede non come una delle tante cose datemi dai genitori ma come una mia possibile scelta. Mentre la fede diventava sempre più una scelta per me mi sono via via reso conto che volevo dedicare sempre più tempo a tutto ciò, e da questo germoglio è nata la mia vocazione.
Come ha reagito la tua famiglia quando hai espresso la volontà di entrare in seminario?
Inizialmente con un po’ di freddezza, ma sempre lasciandomi la libertà di agire come credevo meglio. Con il tempo vedendomi sereno, hanno radicalmente cambiato il loro giudizio sul mio cammino, appoggiandomi e sostenendomi. Penso che la loro iniziale diffidenza fosse dovuta alla più che comprensibile paura per il mio futuro, ma ora posso dire che anche loro hanno camminato con me.
Cosa puoi dirci della tua esperienza in seminario e delle parrocchie in cui hai prestato e presti servizio?
I sei anni di Seminario sono stati una bellissima esperienza, in cui ho potuto mettermi in discussione e crescere. Lo studio della teologia, la preghiera, l’impegno in parrocchia e il crescere con dei fratelli come persona mi ha aiutato a prendere una decisione consapevole per la mia vita. Lo svolgere servizio in alcune parrocchie nel fine settimana, Costigliole e Venasca, mi ha aiutato a capire quale è la vita concreta del prete in parrocchia e aiutato da parroci davvero delicati nei miei confronti ho potuto imparare molto. Ora svolgo servizio come vice-parroco a Bagnolo, un’unità pastorale non piccola e dove c’è molto da fare.
Come hai vissuto l’ordinazione a diacono?
L’ordinazione diaconale è stata un momento molto intenso per due motivi, perché l’ho vissuta nella mia parrocchia di San Chiaffredo e perché ho saputo solo un mese prima che sarei stato ordinato. Molto intenso ma molto gioioso come momento.
L’ultimo “step” è stata l’ordinazione sacerdotale dello scorso 25 novembre. Come l’hai vissuta?E’ stato anche un momento di festa?
L’ho percepito come il coronamento del cammino vissuto, quindi ero davvero pieno di gioia. L’agitazione che sentivo dentro di me ha lasciato spazio alla profondità di quegli istanti. E’ stato davvero un momento in cui ho sentito il Signore vicino, e il suo fidarsi di me. Non posso negare poi che sia stato un momento anche di festa, la presenza della mia famiglia al gran completo, dei preti della diocesi di Saluzzo e di tanti arrivati anche da altre diocesi, degli amici ha reso questo passaggio della mia vita una festa. Mi hanno letteralmente abbracciato con tutto il loro affetto, e questo mi aiuta a intraprendere il cammino che si apre davanti a me. Perché se l’ordinazione è il coronamento del cammino vissuto è ancor più l’apertura sulla vita che mi sta davanti.
c.s.
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