Giovani, lavoro e futuro al centro dell’incontro con Marco Bentivogli
Il segretario generale della Fim Cisl ha aperto l’incontro 'ItaliaEuropa, per i giovani ed il lavoro' organizzato lunedì 17 dicembre da Monviso in Movimento“Una volta la politica guardava al futuro, adesso al quotidiano. È ovvio che ci siano delle emergenze da risolvere nell’immediato, ma è fondamentale riuscire a spostare l’attenzione più avanti e costruire delle politiche proiettate verso il futuro”. Così Marco Bentivogli, Segretario Generale della Fim Cisl, ha aperto l’incontro “ItaliaEuropa, per i giovani ed il lavoro” organizzato lunedì 17 dicembre da Monviso in Movimento.
Ad interrogarlo Franco Chittolina, presidente di Apice (Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa) e Domitilla Arusa, rappresentante del gruppo Monviso Giovani. Tra il pubblico lavoratori, pensionati, sindacalisti e tanti giovani. Stimolato dalle domande dei relatori, Bentivogli ha raccontato la storia del sindacato, ma anche toccato argomenti di grande attualità, dal mondo del lavoro alla politica, dalla digitalizzazione alle reti civiche.
“In questi anni abbiamo portato le persone a fare dei lavori che sarebbe stato più giusto affidare alle macchine - ha spiegato -. In questo modo abbiamo compresso la parte su cui l’umanità è imbattibile, come la creatività, la capacità strategica e progettuale. Più saremo in grado in futuro di adottare algoritmi evoluti in grado di eliminare le parti ripetitive e automatiche, più gli esseri umani potranno concentrarsi sulle loro potenzialità. Dobbiamo lottare per un lavoro degno, dignitoso, dove le capacità cognitive umane siano esaltate e la grande trasformazione digitale in corso ci dà questa possibilità”.
Sul tavolo anche i problemi delle nuove generazioni. “Siamo un paese nostalgico di un passato che non conosciamo o non ci ricordiamo - ha detto -. Oggi rischiamo di proiettare un futuro iperprotettivo in una realtà che invece va puntata sulla conquista, la cosa peggiore che possiamo fare per le nuove generazioni è infatti essere iper-apprensivi. Siamo uno dei paesi al mondo in cui i ragazzi lasciano più tardi la casa famigliare, dobbiamo insegnargli ad essere autonomi, aiutarli a crearsi un futuro”.
Non è mancato un accenno al difficile momento storico. “Oggi viviamo in un paese in cui i legami umani e sociali si stanno frantumando e non parlo del rapporto con gli stranieri, ma di quello tra italiani. La paura ci rende tutti più insicuri, c’è un sentimento di respingimento e di odio, anche tra vicini di casa. Siamo tutti con il fucile puntato e se poi, in un momento in cui si parla tanto di legittima difesa, ci fermiamo a leggere le recenti statistiche che ci dicono che in Italia il 62% delle armi legalmente detenute in casa vengono utilizzate contro i propri famigliari, sicuramente non c’è da stare tranquilli. Si può decidere di andare dietro alla scia di rabbia che trova nemici dappertutto oppure fermarsi e ricostruire i legami tra gli esseri umani”.
In chiusura di serata è arrivata una visione ottimistica del futuro e un “appello” al civismo. “Abbiamo un’Italia che fa cose memorabili, solo che è fuori dai riflettori - ha concluso -. È necessario ricostruire una nuova dimensione di cittadinanza, meno di piagnisteo ma più attiva e consapevole. Quando le cose vanno male il populismo e il sovranismo indicano un nemico, sempre lontano, noi dobbiamo invece cercare di ripartire dalla responsabilità personale: Tu cosa fai per il tuo paese? Cosa fai per la tua comunità? La politica, locale e nazionale, deve essere questo, un faro di impegno che stimoli le persone a farsi avanti e mettere insieme tutte le energie positive. Non dobbiamo continuare a lamentarci, sentirci indignati e non muovere un dito, dobbiamo invece riattivare la partecipazione delle persone e costruire dei progetti in cui ognuno possa sentirsi utile”.
c.s.
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