La bioingegneria entra nella riabilitazione dell’Asl Cn1
Si chiama ExoBand ed è l’esoscheletro indossabile più leggero al mondo: decine di pazienti con problemi di deambulazione lo stanno utilizzando per il recupero motorioL’ingegneria biomedica entra nella struttura complessa di Medicina Fisica e Riabilitazione ASL CN1 con sei esoscheletri, una tecnologia innovativa, con l’obiettivo di potenziare l’attività riabilitativa del reparto e offrire maggiori possibilità di recupero a pazienti con rallentamenti motori per aiutarli a camminare in modo più funzionale e per maggiori distanze. Il dispositivo si chiama ExoBand, si indossa facilmente ed è leggerissimo. Ogni anno la struttura di riabilitazione visita circa 10 mila pazienti con disabilità motoria sia di “provenienza” neurologica che ortopedica.
“Cerchiamo sempre di migliorare e affinare l’offerta” terapeutica per dare maggiori chance ai nostri pazienti - spiega Marco Quercio, direttore struttura complessa di Medicina Fisica e Riabilitazione ASL CN1 -. Abbiamo acquistato due Kit Exoband con diverse taglie da utilizzare per pazienti che afferiscono alle nostre due degenze riabilitative nelle sedi di Fossano e di Ceva con disabilità motorie, con patologie che ne hanno determinato una compromissione parziale della deambulazione. Sono dispositivi con un impatto “facile” ma molto efficaci nel risultato: sono privi di apparecchiature elettroniche, hanno un costo contenuto e un uso estremamente semplice per l’operatore che lo deve utilizzare con il paziente. Una scelta condivisa con fisioterapisti e fisiatri. Abbiamo fatto un percorso di informazione e formazione a tutti i 120 terapisti dell’Asl. Per ora abbiamo trattato pazienti con esiti di trauma cranico, di ictus, tetraplegici, affetti da sclerosi multipla. Complessivamente una ventina di persone con risultati molto incoraggianti. Il nostro obiettivo è dare il massimo nel la nostra attività riabilitativa”.
Le caratteristiche del dispositivo
ExoBand è un tutore per il cammino. Ad oggi è l’esoscheletro indossabile più leggero al mondo: pesa all’incirca mezzo chilo ed entra in uno zainetto. Di ogni paziente vengono prese le misure, questo è uno dei vantaggi che ha permesso di contenere i costi di molto. Il dispositivo nasce da oltre 10 anni di ricerca e sviluppo nel campo della biomeccanica e robotica portati avanti dal prof. Fausto Panizzolo, ingegnere biomedico. Studi partiti all’Università di Harvard, dopo anni di sperimentazione e le pubblicazioni scientifiche il dispositivo è entrato sul mercato italiano nel 2021.
Il dispositivo è costituito da una cintura e due cosciali. Questi tre elementi indipendenti sono collegati tra loro da un meccanismo che immagazzina l’energia generata dalla persona mentre cammina e gliela restituisce al momento di sollevare la gamba, senza supporto di alcun motore solo grazie ad un ritorno elastico. In questo modo il soggetto beneficia di una spinta che ne migliora la camminata, la postura e l’autonomia.
“Il tutore nasce per aiutare ad alleggerire il carico - spiega Fausto Panizzolo -. Il sistema funziona per il miglioramento del gesto sportivo o per la riabilitazione, in particolare tra i pazienti che si stanno riprendendo da un ictus e che faticano ad appoggiare bene tutto il piede nella camminata. Abbiamo fatto la sperimentazione testando centinaia di pazienti con situazioni diverse: malati di Parkinson, Sclerosi multipla o che hanno avuto un ictus. E i risultati sono stati ottimi. Dopo un mese e mezzo di esercizi i pazienti riuscivano ad aumentare la distanza percorsa del 20%”.
L’utilizzo dell’esoscheletro può essere temporaneo o permanente. “Lo abbiano usato nella riabilitazione di pazienti con problemi neurologici - prosegue il dott. Quercio - ma soprattutto in situazioni miste che hanno portato ad una perdita della deambulazione e con difficoltà di recupero. Nella nostra struttura lo utilizziamo sia in fase riabilitativa in reparto per un periodo compreso tra i 15 e i 30 giorni che si conclude con un buon recupero della performance motoria e si arriva ad “abbandonare” il dispositivo. Ma si presentano casi in cui ExoBand contribuisce al recupero massimo, non esaurisce la sua funzione ma può diventare un ausilio costante, in grado di migliorare la qualità di vita. Da qui la prescrizione per un uso permanente”.
c.s.
CUNEO sanità - Asl - Riabilitazione - tecnologia - bioingegneria