La macchina fotografica con cui don Giuseppe Bruno testimoniò la Resistenza donata al Museo di Chiusa Pesio
La consegna sabato 9 novembre da parte di Rudi Garelli, nipote del sacerdote che dopo l'8 settembre 1943 fondò il gruppo partigiano 'Azione e ordine'È stato un importante pomeriggio quello di sabato 9 novembre al Museo della Resistenza “I sentieri della memoria” di Chiusa di Pesio. In occasione della convocazione del comitato direttivo dell’associazione “Resistenza sempre nel Rinnovamento”, presieduta da Maria Luisa De Caroli, è stato consegnato il premio Antonino Pecollo 2019 a Yuri Ellena, alunno dell’Istituto Comprensivo Tommaso Vallauri di Chiusa di Pesio, per essersi distinto positivamente nel corso dell’intero triennio. Un riconoscimento pubblico “per l’impegno costante, la partecipazione assidua e una particolare attenzione verso i compagni in difficoltà”. Alla cerimonia, oltre ai membri del direttivo e alla famiglia Ellena, erano presenti la professoressa Silvia Grande, il sindaco Claudio Baudino e l’assessore alla cultura e alla comunicazione Daniela Giordanengo.
Successivamente Rudi Garelli, nipote di Don Giuseppe Bruno, ha consegnato al Museo la macchina fotografica appartenuta allo zio e a cui dobbiamo un importante testimonianza fotografica della Resistenza. Gran parte del repertorio fotografico custodito all’interno del Museo, inaugurato nel marzo 2003 e ospitato all’interno dell’antico palazzo comunale di impianto quattrocentesco, infatti fu opera dell’allora giovane cappellano Don Bruno. Una serie di preziosissimi scatti che documentano momenti di vita partigiana, dagli spostamenti sulla neve alla celebrazione di riti e messe, dal recupero di paracaduti e materiali aviolanciati dagli Alleati alle ore di riposo tra un’azione e l’altra nelle valli Pesio, Ellero, Maudagna, Corsaglia e Josina.
Don Giuseppe Bruno, che si guadagnò l’appellativo di “prete dei ribelli”, nacque nel 1911 alla cascina Biè, nei pressi di Frabosa Sottana. Dopo l’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca fondò il gruppo “Azione e ordine” in cui si formarono molti partigiani di ispirazione cristiana. Appassionato di fotografia e cinema, si procurò una vecchia macchina tipografica a mano e incominciò a stampare, inizialmente al Borgato e poi al santuario di Santa Lucia di Villanova Mondovì, due importanti testate clandestine: “La squilla” e “Rinascita d’Italia”. Per questo fu arrestato e incarcerato alle “Nuove” di Torino, dove scampò alla condanna a morte per l’intervento del vescovo della diocesi di Mondovì e dell’arcivescovo di Torino. Protagonista della storia della guerra di liberazione dal nazifascismo, attraverso i suoi scatti ci aiuta a ricordare e tramandare il sacrificio di chi ha contribuito a perseverare la nostra liberà. L’amministrazione comunale e il direttivo del Museo della Resistenza ringraziano sentitamente i familiari di Don Bruno per aver generosamente donato la sua macchina fotografica, divenuta un simbolo della lotta partigiana.
c.s.
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