"La montagna reale è quella vissuta sul territorio": a Dronero un successo il convegno in Afp
La giornata di studi per riflettere sul presente e sul futuro delle terre alte ha visto un'ampia partecipazione, con la presenza di relatori di assoluto valoreLa montagna che dobbiamo volere? Quella vissuta sul territorio dalle persone e non idealizzata. Lo spazio di vita fatto di servizi e opportunità, non il paesaggio incontaminato ma irreale, da cartolina. In due parole: la montagna reale, che è anche il titolo, azzeccatissimo, del convegno che si è svolto oggi, sabato 12 ottobre, nella sede amministrativa dell’Afp, a Dronero. Una giornata di studi promossa dalla stessa Agenzia di Sviluppo Locale in collaborazione con il Centro Studi Cultura e Territorio, in cui si è riflettuto sul presente e sul futuro della montagna.
Ad aprire i lavori l’introduzione della padrona di casa, la direttrice di Afp Ingrid Brizio, che con un certo orgoglio ha parlato di “giorno speciale” per l’Istituto, nato nel 1928 e cresciuto tanto nel tempo: “Siamo una squadra bella e giovane, con 60 dipendenti e 120 consulenti - ha detto, ricordando come è nata l’Agenzia di Sviluppo Locale -: nel periodo del Covid abbiamo iniziato a pensare che serviva fare qualcosa di più a servizio del territorio oltre alla formazione. È stata una scommessa audace, in cui in tanti hanno creduto”. Dalla collaborazione tra l’Agenzia di Sviluppo e il Centro Studi Cultura e Territorio è partito il progetto Alpivive, che ha portato alla pubblicazione del volume di 112 pagine de “I Quaderni di Alpivive”. Il numero zero è stato presentato proprio nel corso dell’evento: “Per noi è come un compleanno - ha aggiunto Brizio -, questo progetto lancia un paradigma diverso, di riflessione e di studio del territorio che deve puntare sull’inclusione, sull’insediamento e soprattutto sui giovani”.
Dopo i saluti del presidente del Centro Studi Cultura e Territorio Matteo Tolosano (“sono onorato di poter ricoprire questo ruolo, da questa giornata nasceranno tanti spunti su cui poi lavorare per un futuro positivo”) e delle cariche istituzionali presenti (il sindaco di Dronero Mauro Astesano, il consigliere provinciale Silvano Dovetta, l’assessore del Comune di Cuneo Sara Tomatis), il direttore scientifico e moderatore del convegno Gabriele Orlandi ha spiegato brevemente il senso dei Quaderni, che “nascono dalla nuova prospettiva che vede la centralità della montagna” e che “avranno pubblicazione annuale, con l’obiettivo di intercettare le buone pratiche”.
Poi il via al convegno, con il primo intervento, apprezzatissimo, dell’antropologo, docente, giornalista e scrittore Annibale Salsa (che ha curato la direzione scientifica dell’evento insieme a Gabriele Orlandi): “Mi rendo conto che ormai c’è una narrazione delle terre alte in cui io non mi vedo, sono fuori dal coro - ha esordito Salsa -: chi parla di montagna di solito non vive la montagna, è questo il problema. Bisogna invece parlare della montagna reale, cambiando paradigma. Io sono per una montagna presidiata, non selvaggia”. Insomma, non quella da cartolina: “C’è in atto uno scontro tra due contrapposizioni opposte: quelli che vorrebbero una terra incontaminata e gli ambientalisti estremisti, che vorrebbero una montagna irreale. Ma sono rappresentazioni disarticolate dalla realtà, bisogna piuttosto parlare di montagna reale, vissuta sul territorio. La montagna deve tornare ad essere lo spazio di vita per gli uomini che la abitano, e deve autogovernarsi. Come? Con il mantenimento dei servizi essenziali, l’alleggerimento burocratico e fiscale, la gestione autonoma delle risorse idriche e forestali, la sovranità energetica e tanto altro”.
Saverio Favre, docente e scrittore della Valle d’Aosta, si è invece concentrato, nel proprio intervento, sulla montagna di ieri e di oggi, riavvolgendo il nastro e sottolineando i grandi cambiamenti che hanno investito le terre di montagna negli anni: “Una volta c’era una visione completamente diversa della montagna, la parola ‘montagna’ significava alpeggio. Poi nel secondo dopoguerra c’è stata una svolta epocale, una trasformazione vertiginosa che ha cambiato volto alle terre alte e al loro tessuto sociale: i montanari sono passati da una vita di stenti a un relativo benessere, vivendo anche un disorientamento. Si sono persi tanti valori che hanno caratterizzato la montagna per secoli: la comunità ha accettato questi nuovi modelli”. Il risultato? “Si dice che sia meglio il benessere odierno piuttosto della povertà di un tempo, anche se ha un prezzo non pagabile solo con il denaro”.
Interessante e particolare l’intervento di Michele Freppaz, scrittore e docente dell’Università di Torino, che ha parlato di suolo. “Il suolo mi emoziona, perché la variabilità dei suoli è straordinaria e si traduce in capacità diverse” ha detto spiegando, a proposito dei suoli di montagna, che “sono luoghi speciali, da cui nasce cibo di qualità”. E spesso coperti di neve: “Attenzione, perché la carenza di neve non porta problemi solo per le stazioni sciistiche, ma anche perché è un fattore dell’ecosistema, e se viene meno significa che vengono meno anche altre funzioni dell’ecosistema” ha aggiunto Freppaz. Poi si è concentrato sui cambiamenti climatici: “Hanno ovviamente ripercussioni sui suoli, che stanno mutando completamente. Per accorgersene basta confrontare foto di periodi diversi. I paesaggi sono cambiati radicalmente, per gestirli ci vuole conoscenza ed un buon capitale umano”.
Con l’assessore e giornalista Carlo Giordano ci si è addentrati maggiormente nel caso specifico della valle Maira: “Dal 2001 al 2024 c’è stato un calo di 274 unità, è come una candela che continua a spegnersi. Lo spopolamento ha disgregato le comunità, con reazioni a catena come le chiusure dei negozi e dei ritrovi, la mancanza di servizi medici e di altro genere”. La soluzione? “Serve mettere mano al portafoglio, con un intervento diretto dello Stato, lasciando da parte la filosofia. E serve anche dare una rappresentatività alle terre alte, con riferimenti diretti alla Camera e al Senato”.
Dal titolo “Saperi nuovi per territori vecchi. Ricerche e azioni dal Molise al Mondo” l’intervento, in collegamento, del Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno, che ha chiuso la mattinata di lavori. Il convegno è proseguito nel pomeriggio, dopo i saluti dell’assessore regionale Marco Gallo, che ha ribadito la vicinanza della Regione al mondo della montagna: “Tocchiamo con mano questi problemi ogni giorno, vogliamo che la montagna non sia un parco giochi ma qualcosa di più, dove si possa vivere, lavorare e fare impresa. Da parte della Regione c’è il massimo impegno per i temi che riguardano le terre alte”.
Vanni Treu, docente e progettista, ha raccontato l’interessante “esperimento” realizzato in Friuli per tentare di ripopolare le terre alte, con l’organizzazione di soggiorni di prova: “Abbiamo detto alla gente: ‘Venite a provare e poi diteci se volere restare’. Abbiamo fatto un po’ di marketing, attirando 300 nuclei familiari. Di questi, 10 hanno deciso di trasferirsi prima di 12 mesi. E sapete qual è stata la principale sorpresa che hanno trovato? L’accoglienza, la disponibilità. Insomma, la relazione umana, cioè la chiave di volta”.
C’è ancora stato spazio per alcuni casi specifici analizzati dai relatori. Quello particolare e “fortunato” del Trentino Alto Adige è stato spiegato dal giornalista e scrittore Marco Zulberti: “Perché la nostra regione è gestita bene? Perché c’è un modello di governance di tipo tedesco che funziona. Il modello italiano è centralista, quello tedesco tende all’autonomia dei territori. Le soluzioni si trovano su un piano legislativo che funziona, nella chiarezza”. L’antropologa e scrittrice Asja Gollo ha invece parlato dello spopolamento che si è verificato in valle Tanaro: “Un fenomeno causato dalla deindustrializzazione. Si osserva bene nei numeri, che dicono che dal 1861 al 2020 il processo di spopolamento è stato pressoché inarrestabile: non si è mai fermato, e sta continuando”. Particolare la situazione della frazione Valdinferno, di Garessio, “oggi del tutto spopolata, ma con i vecchi residenti che non l’hanno mai abbandonata e che ci tornano continuando ad avere un legame”.
Infine, l’esempio di Santa Maria Maggiore, Comune di quasi 1300 abitanti del Verbanio Cusio Ossola, raccontato dal sindaco Claudio Cottini, che ne ha sottolineato la particolarità, essendo confinante con la Svizzera (“tanti abitanti passano la frontiera per lavorare, con stipendi molto importanti”) e la capacità di puntare su un’offerta rispettosa delle radici storiche. A partire dal raduno internazionale dello spazzacamino, che attira persone da tutto il mondo, dal museo del profumo e dall’accademia delle Belle Arti. Il convegno si è concluso con un tono internazionale, grazie all’intervento di Nicolas Maurel della Provence Alpes Agglomération.
Nel video l'ampio servizio con le interviste ai protagonisti.
Gabriele Destefanis
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